Il magnifico viaggio - volume 2

60 dello stato che gli difenda;48 e nelle azioni di tutti li uomini, e massime de principi, dove non è iudizio a chi reclamare, si guarda al fine.49 Facci50 dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi sempre fieno iudicati onorevoli e da ciascuno saranno laudati; perché el vulgo ne va preso51 con quello che pare e con lo evento della cosa:52 e nel mondo non è se non vulgo, e pochi53 non ci hanno luogo54 quando gli assai55 hanno dove appoggiarsi. Alcuno principe de presenti tempi,56 il quale non è bene nominare, non predica mai altro che pace e fede, e dell una e dell altra è inimicissimo: e l una e l altra, quando e l avessi osservata, gli arebbe più volte tolto o la reputazione o lo stato. 48 quelli pochi gli difenda: quei pochi (che non sono ingannati) non hanno il coraggio di opporsi all opinione dei molti (ingannati), i quali hanno dalla loro la potenza dello Stato. 49 dove non è fine: dove non c è tribunale (cioè una giustizia) superiore a cui appellarsi, si guarda solo al risultato conseguito. 50 Facci: agisca in modo. 51 ne va preso: si conquista. 52 con quello della cosa: con le appa- renze esteriori (quello che pare) e con il risultato concreto, cioè il successo (evento) dell azione intrapresa (della cosa). 53 e pochi: sono i pochi che capiscono, a cui sopra l autore ha fatto cenno. 54 non ci hanno luogo: non sono in grado di fare nulla. DENTRO IL TESTO Sembrare ed essere 55 gli assai: la maggioranza che vede e non capisce. 56 Alcuno tempi: si tratta del re di Spagna, Ferdinando II d Aragona, detto il Cattolico (1452-1516), ancora vivo al tempo della composizione dell opera e perciò prudentemente non nominato. Video LEZIONE con Giuseppe Iannaccone I contenuti tematici Secondo Machiavelli, l etica deve essere subordinata alle leggi della politica. Per mantenere saldo il potere, il principe non deve ricorrere a qualità morali: importante è dare l impressione di averle, sempre che tale simulazione sia utile alla sua causa. Il modello ideale, prefigurato dalla trattatistica medievale e umanistica, è superato: i sentimenti, i valori nobili, la bontà e la lealtà possono rappresentare perfino degli ostacoli per conservare lo Stato. Il politicocentauro Sono le circostanze a consigliare la condotta giusta. Il discrimine non è costituito dal bene né dal male, ma dall utile e dal dannoso ai fini del successo, cioè il mantenimento del potere. Il realismo impone a Machiavelli di evitare le ambiguità e di affermare la necessità anche di strumenti non buoni , ma indispensabili per reggere lo Stato. Il principe pronto a combattere dispone di due armi, le leggi e la forza (rr. 7-8): le prime adatte all uomo, le seconde alle bestie. Per questo, egli deve sapere bene usare la bestia e lo uomo (r. 10). L esempio di Chirone, centauro metà uomo e metà cavallo, educatore di principi ed eroi come Achille, mostra come queste due nature possano e anzi debbano coesistere. Come sempre, Machiavelli ragiona seguendo il suo schema dilemmatico , qui proposto nella rappresentazione del lione, vale a dire della forza, e della golpe, cioè dell astuzia (rr. 16-20). Infine, l esempio concreto attinto dalla Storia, anche quella più recente (la vicenda di Alessandro VI), accredita il postulato teorico. Un precetto che nasce dall esperienza: si deve essere sleali Ma quale immagine deve dare di sé all esterno il principe? Come può ottenere e conservare il consenso dei suoi sudditi? Per rispondere a tali domande, Machiavelli riafferma il contrasto tra realtà e apparenza: quest ultima conta, almeno in politica, più della prima. Ciò non significa che egli esalti la finzione, la slealtà o il doppiogiochismo. Ma, per chi vuole guardare all effettiva realtà dei fatti, tali condotte si rivelano talvolta dolorosamente inevitabili. Machiavelli immagina in anticipo i rilievi e le critiche che i difensori dell etica pubblica potranno riservare a un indirizzo politico così disincantato e apparentemente cinico. Infatti usa una congiunzione tipica del suo argomentare, fatto di tesi e antitesi: nondimanco (r. 3). L autore riconosce che sarebbe auspicabile che il principe si attenesse alla parola data e si comportasse lealmente con i sudditi: ciò sarebbe giustificabile se li uomini fussino tutti buoni (r. 22), un ipotesi che il pessimismo machiavelliano esclude. Tuttavia (ecco il significato di quel nondimanco) l esperienzia (r. 3) dice il contrario: nella lotta politica, a prevalere è sempre chi è capace di essere falso, doppio e ingannatore. 384 / UMANESIMO E RINASCIMENTO

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Il Quattrocento e il Cinquecento