Il magnifico viaggio - volume 2

90 95 100 po non posso stare così che io non diventi per povertà contennendo,91 appresso al desiderio harei92 che questi signori Medici mi cominciassino adoperare,93 se dovessino cominciare a farmi voltolare un sasso;94 perché, se poi io non me gli guadagnassi,95 io mi dorrei di me; e per questa cosa,96 quando la fussi letta, si vedrebbe che quindici anni, che io sono stato a studio all arte dello stato, non gli ho né dormiti né giuocati;97 e doverrebbe ciascheduno haver caro servirsi di uno che alle spese di altri fussi pieno di esperienza.98 E della fede99 mia non si doverrebbe dubitare, perché, havendo sempre observato la fede, io non debbo imparare hora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni, che io ho, non debbe poter100 mutare natura; e della fede e bontà mia ne è testimonio la povertà mia. Desidererei adunque che voi ancora mi scrivessi quello che sopra questa materia101 vi paia. E a voi mi raccomando. Sis felix.102 Die103 10 Decembris 1513. 91 lungo tempo contennendo: non pos- so vivere più tanto a lungo in tale stato senza diventare oggetto di disprezzo (contennendo, latinismo) a causa della mia povertà. 92 appresso harei: senza considerare il desiderio che avrei. 93 mi adoperare: iniziassero a mettermi al loro servizio. 94 se dovessino sasso: se anche dovessero cominciare con il comandarmi di far rotolare un sasso (cioè di occuparmi di incarichi di poca importanza). 95 non me gli guadagnassi: non ne ottenessi la fiducia. 96 questa cosa: l opuscolo. 97 che giuocati: che i quindici anni impiegati nell attività politica (1498-1512) non sono stati sprecati (né dormiti né giuocati). 98 alle spese esperienza: al servizio di altri (cioè della repubblica) abbia maturato una lunga esperienza. 99 fede: fedeltà. 100 non debbe poter: sicuramente non può. 101 questa materia: la maniera più giusta per consegnare l opuscolo a Giuliano de Medici. 102 Sis felix: sii felice (formula augurale latina). 103 Die: giorno (latino). DENTRO IL TESTO L incipit ironico I contenuti tematici La lettera si apre con i convenevoli di rito. Eppure, già possiamo cogliere una punta di bonaria canzonatura, che anticipa il carattere colloquiale della missiva nel suo complesso. Il destinatario (chiamato ampollosamente Magnifico, come imporrebbe un cerimoniale ufficiale) si è fatto attendere a lungo, visto che ha scritto e inviato una lettera con un certo ritardo. Ma ironizza Machiavelli con una citazione petrarchesca Tarde non furon mai grazie divine (r. 1), come a dire meglio tardi che mai . Quindi il mittente lo esorta, scherzosamente, a essere soddisfatto del suo incarico politico (che ha solo una rilevanza di facciata) e a vivere ordinatamente e quietamente (rr. 8-9), cioè alla giornata, senza avere altre troppe pretese. Un primo sguardo su sé stesso: la condanna della fortuna Dopo l ironia, il tono però cambia e si fa serio. Lo impone l argomento, che tocca personalmente l animo dello scrivente: la fortuna, contro la cui malignità sembrerebbe che non ci siano antidoti. ella si vuole lasciarla fare (rr. 11-12), cioè è necessario lasciare che faccia come vuole. Si tratta di una dichiarazione di impotenza contraddetta nel Principe, dove Machiavelli invece sottolinea la possibilità che la virtù individuale dimezzi almeno il raggio d azione della fortuna. Tuttavia, Machiavelli evita di rimpiangere con nostalgia gli anni operosi in cui esercitava un importante ruolo pubblico. Egli infatti non esclude che la sorte possa girare e riammetterlo nel gioco politico: starà a lui in tal caso farsi trovare pronto a mettersi a disposizione dello Stato, come sottolinea la forza dell espressione conclusiva (eccomi, r. 14). La vita quotidiana al confino Dal secondo capoverso Machiavelli inizia a descrivere la propria vita quotidiana nell esilio forzato di San Casciano: dopo il periodo settembrino dell uccellagione, adesso è solito recarsi al bosco per controllare il lavoro dei tagliatori di legna, e lì c è un primo momento di ritiro intellettuale. Rifugiatosi in un locus amoenus, l autore si riposa vicino a una fonte, in compagnia di testi amorosi di Tibullo e Ovidio (rr. 40-42): una specie di ozio rilassante, una divagazione leggera, presto interrotta da un attività più utile, la conoscenza dell'animo umano. 344 / UMANESIMO E RINASCIMENTO

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento