Il magnifico viaggio - volume 2

65 70 75 80 85 e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro.73 E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo havere inteso74 io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale,75 e composto uno opuscolo De principatibus;76 dove io mi profondo quanto io posso nelle cogitazioni di questo subietto,77 disputando che cosa è principato, di quale spezie sono, come e si acquistono, come e si mantengono, perché e si perdono. E se vi piacque mai alcuno mio ghiribizzo,78 questo non vi doverrebbe dispiacere; e a un principe, e massime79 a un principe nuovo, doverrebbe essere accetto: però80 io lo indirizzo alla Magnificentia di Giuliano.81 Filippo Casavecchia l ha visto; vi potrà ragguagliare in parte e della cosa in sé e de ragionamenti ho hauto seco, ancora che tutta volta io l ingrasso e ripulisco.82 Voi vorresti, magnifico ambasciatore, che io lasciassi questa vita, e venissi a godere con voi la vostra. Io lo farò in ogni modo; ma quello che mi tenta83 hora è certe mie faccende, che fra sei settimane l harò fatte. Quello che mi fa star dubbio è, che sono costì quelli Soderini, e quali sarei forzato, venendo costì, visitarli e parlar loro.84 Dubiterei che alla tornata mia io non credessi scavalcare a casa, e scavalcassi nel Bargiello; perché, ancora che questo stato habbia grandissimi fondamenti e gran securità, tamen egli è nuovo, e per questo sospettoso; né manca di saccenti, che per parere, come Pagolo Bertini, metterebbono altri a scotto, e lascierebbono el pensiero a me.85 Pregovi mi solviate86 questa paura, e poi verrò in fra el tempo detto a trovarvi a ogni modo. Io ho ragionato con Filippo di questo mio opuscolo, se gli era ben darlo o non lo dare;87 e, sendo ben darlo, se gli era bene che io lo portassi, o che io ve lo mandassi. El non lo dare mi faceva dubitare che da Giuliano e non fussi, non che altro, letto; e che questo Ardinghelli si facessi onore di questa ultima mia fatica.88 El darlo mi faceva89 la necessità che mi caccia,90 perché io mi logoro, e lungo tem- 73 tutto loro: è l espressione chiave di tutta la lettera. Dimenticate le umiliazioni quotidiane, Niccolò si immerge nel dialogo con i classici. 74 Dante inteso: citando i vv. 41-42 del canto V del Paradiso, Machiavelli intende sottolineare che per sapere qualcosa non è sufficiente averla capita, ma è necessario anche fissarla nella mente (lo ritenere). 75 ho notato capitale: ho annotato ciò che ho imparato (ho fatto capitale) dalla loro frequentazione. 76 De principatibus: Sui principati . il titolo latino del Principe. 77 mi profondo subietto: approfondisco quanto mi è possibile le riflessioni (cogitazioni, latinismo) su questo argomento. 78 ghiribizzo: opera di poco conto. La falsa modestia è un topos letterario. L autore, in realtà, sa bene che la propria opera non è un capriccio estemporaneo, ma una meditata e rivoluzionaria analisi della politica. 79 massime: soprattutto (latinismo). 80 però: perciò. 81 Giuliano: figlio di Lorenzo il Magnifico, Giuliano de Medici può essere considerato da Machiavelli un principe nuovo, in quanto da poco tornato a Firenze dopo la caduta della repubblica (1512). Morto Giuliano (1516), Il Principe avrà un altro destinatario: come vedremo, si tratterà di Lorenzo di Piero de Medici, duca di Urbino e nipote di Giuliano. 82 ancora che ripulisco: sebbene io continui (tutta volta) ad arricchirlo e a correggerlo. 83 mi tenta: mi trattiene. 84 Quello loro: ciò che mi rende dubbioso è che a Roma (costì) ci sono i Soderini, ai quali, venendo lì, mi sentirei in obbligo di rendere visita e rivolgere la parola. Come abbiamo visto nella biografia, i rapporti tra Machiavelli e l ex gonfaloniere della Repubblica fiorentina Pier Soderini erano stati strettissimi: frequentarlo a Roma (dove Soderini era in esilio) comportava il rischio di perdere per sempre la fiducia dei Medici, che lo scrittore stava faticosamente cercando di recuperare. 85 Dubiterei a me: (se venissi a Roma) temerei che al mio ritorno (a Firenze) io creda di smontare da cavallo (scavalcare) a casa mia, ma smonti invece nel Bargel- lo (cioè, la sede delle carceri fiorentine); perché, sebbene questo Stato (cioè il regime dei Medici) abbia basi solidissime e sia in condizioni di assoluta sicurezza, tuttavia (tamen, latino) è uno Stato nuovo e perciò è sul chi va là (sospettoso); né vi mancano degli intriganti (saccenti) che, per fare bella mostra di sé come Paolo Bertini (personaggio a noi ignoto), inviterebbero altri all osteria e lascerebbero poi da pagare a me (lo scotto è il prezzo del vitto e dell alloggio, ma il passo, nella sua parte conclusiva, è di incerta interpretazione). 86 mi solviate: mi liberiate da. 87 se gli era dare: se era bene o no darlo (l opuscolo, cioè Il Principe); s intende a Giuliano de Medici. 88 El non fatica: a non darlo mi spingeva il dubbio che da Giuliano non fosse nemmeno letto; e che questo Ardinghelli se lo attribuisse come un opera sua. Pietro Ardinghelli (1470-1526), segretario personale di papa Leone X e uomo di fiducia dei Medici, era nemico di Machiavelli. 89 El faceva: a darlo mi spingeva. 90 mi caccia: mi stimola. L AUTORE / NICCOL MACHIAVELLI / 343

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento