5 - Il patrimonio della classicità

| 5 | IL PATRIMONIO DELLA CLASSICIT La riscoperta dei testi antichi Gli umanisti sono mossi dalla passione della ricerca e della scoperta, e setacciano con irrefrenabile entusiasmo le biblioteche dei monasteri di tutta Europa, che conservano preziosi manoscritti dei testi classici, dimenticati da secoli. Petrarca era stato il pioniere di questa impresa, che ora diviene collettiva. Gli intellettuali della generazione umanista si propongono, in effetti, un compito epocale: «disseppellire i padri , cioè gli autori antichi, riportandone alla luce i testi originali, smarriti, lacunosamente tramandati o trascritti con approssimazione dai copisti medievali. Dall immenso patrimonio di opere classiche recuperato scaturisce un affascinante modello di cultura e di vita, di valori morali ed estetici, fondamentali per cogliere l essenza della natura umana. Ma di quell universo gli umanisti sentono la distanza: una frattura con l antichità era stata determinata, a loro giudizio, dai lunghi secoli oscuri della decadenza medievale. Il termine spregiativo di Medioevo nasce proprio dallo schema di una prima periodizzazione storica: l epoca antica rinasce ora, di nuovo luminosa dopo un intervallo di buio. Imitare significa creare Gli studi più recenti hanno contestato questa rappresentazione, evidenziandone le forzature e la schematica semplificazione. Come abbiamo visto, il Medioevo non fu affatto un epoca di ignoranza e barbarie. Tuttavia, non c è dubbio che per la prima volta il mondo classico venga indagato senza le sovrastrutture e le strumentalizzazioni medievali e, soprattutto, senza i suoi schemi religiosi precostituiti. L imitazione dell antichità (aemulatio) deve risolversi non nell acritica e meccanica riproduzione di un modello, ma nel recupero moderno del suo spirito originario. Dalla letteratura alla filosofia, dall architettura alle arti figurative: la scoperta del passato incide sullo spirito del presente, determinando un nuovo culto della forma, della bellezza, dell armonia, dell umana creatività. La scienza umanistica per eccellenza: la filologia Per questo ritorno alla civiltà classica, fondamentale importanza ha la nascita di una nuova disciplina, la filologia. Il filologo (in greco, amante della parola ) studia il manoscritto, ricostruisce il testo, lo indaga con minuziose integrazioni, emendandolo dagli errori, dalle censure e dalle manipolazioni. Come un esplorato- 30 / UMANESIMO E RINASCIMENTO re, si addentra nella selva dei dubbi grammaticali, nei riferimenti storici o mitologici o geografici, accogliendo un appassionata sfida che ha come obiettivo finale l esegesi (cioè l interpretazione) di ogni passo controverso e il ripristino del testo nella sua forma originaria, la più vicina possibile a quella stabilita dall autore. Il lavoro del filologo non si riduce però solo a un esercizio tecnico. Oltre a liberare il testo classico dalle alterazioni degli amanuensi, la filologia esprime, grazie al procedimento razionale dello studioso, un atteggiamento che potremmo definire scientifico: quello stesso atteggiamento che troviamo anche negli altri campi delle attività umanistiche. Essa abitua gli intellettuali a sottoporre a verifica continua le eredità del passato, ad analizzare ogni elemento della realtà con spirito antidogmatico basato, cioè, sull esame diretto , a formulare ipotesi e a risolvere i problemi del tempo presente con criteri laici e senza preconcetti. Non è un caso che i letterati più significativi della civiltà umanistico-rinascimentale siano lettori e non di rado esegeti degli autori antichi, ma al contempo uomini impegnati in prima persona nella vita pubblica, come, per citare un esempio, Niccolò Machiavelli. La falsa Donazione di Costantino La filologia dunque non si limita a restituire nella forma corretta le parole dei poeti antichi, ma aiuta spesso a correggere prospettive distorte e a sovvertire radicati luoghi comuni. il caso dell esperienza del già citato filologo umanista Lorenzo Valla, il quale applica questo metodo di studio perfino alle Sacre Scritture. Egli inoltre dimostra, con una confutazione condotta grazie a un impeccabile analisi storico-filologica, la falsità della Donazione di Costantino: così si chiamava il documento con il quale l imperatore romano avrebbe attribuito al papa una serie di concessioni, prima fra tutte la giurisdizione civile sulla città di Roma, sull Italia e sull intero Impero romano d Occidente. Evidenziando nel trattato in latino Sulla Donazione di Costantino contraffatta e falsamente ritenuta vera (1440) le incongruenze testuali e gli errori storici del falso decreto, Valla demolisce le basi sulle quali si fondava la legittimità del potere temporale ecclesiastico. Il metodo filologico mostra così tutte le proprie potenzialità: arma per sconfiggere l errore e la mistificazione, esso prefigura, con la sua autonomia da ogni principio di autorità, la scientificità propria dell indagine moderna, quale si affermerà nel Settecento illuministico.

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento