D3 - Elogio del dialogo (Dialogi ad Petrum Paulum Istrum)

DOCUMENTO 3 Elogio del dialogo Leonardo Bruni, Dialogi ad Petrum Paulum Istrum Tra i massimi umanisti della prima generazione, Leonardo Bruni nasce ad Arezzo nel 1370 e si forma a Firenze, sotto la protezione di Coluccio Salutati. Diventa segretario apostolico a Roma, ruolo rivestito dal 1405 al 1415, anno in cui ritorna a Firenze, dove ricopre fino alla morte (1444) importanti incarichi politici, sia sotto la Repubblica sia dopo la presa del potere da parte di Cosimo de Medici. Bruni cura importanti traduzioni latine di Demostene, Senofonte, Plutarco, Platone, Aristotele, ma non rinuncia a difendere il volgare nell opera Dialogi ad Petrum Paulum Istrum (Dialoghi per Pier Paolo da Capodistria), di cui presentiamo un estratto. autore inoltre di una Vita di Dante e di una Vita di Petrarca, ma soprattutto degli Historiarum florentini populi libri XII (Dodici libri di storie del popolo fiorentino), la prima vera storia di Firenze che si basi su un attento uso delle fonti. L autore Alla verità si arriva solo mediante il confronto, che è anche uno strumento sociale di grande importanza, perché costringe il saggio ad aprirsi ad altre opinioni. A parlare, in un immaginario dialogo con i suoi allievi, è qui Coluccio Salutati, il capostipite dell Umanesimo fiorentino, a cui Leonardo Bruni affida il compito di sintetizzare la concezione aperta che anima la discussione nei cenacoli e nelle accademie umanistiche. L umanista esalta la condivisione e la socializzazione come fonti di piacere. L esercizio del confronto è fondamentale per approfondire e porre a verifica le opinioni. La cultura libresca rischia di essere fine a sé stessa. La ricerca e l apprendimento più efficaci sono possibili attraverso la cooperazione e l incontro. Se non vuole essere arido esercizio, il sapere deve trovare un applicazione pubblica. Non posso dire, miei giovani amici, quanto piacere mi faccia incontrarmi e stare con voi, che per le abitudini, per gli studi comuni, per la vostra devozione per me, prediligo di particolare affetto. In un solo punto, ma importantissimo, io tuttavia meno vi approvo: infatti, mentre in tutte le altre cose che riguardano i vostri studi io noto che voi ponete tutta quella cura e quell attenzione, che si convengono a quanti vogliono esser detti accurati e diligenti, vedo che una cosa invece trascurate senza preoccuparvene abbastanza per il vostro profitto; e questa è l abitudine e la consuetudine della discussione, di cui non so se vi possa esser qualcosa di più proficuo per i vostri studi. Che cosa può esservi infatti, in nome degli dèi immortali, di più giovevole, per afferrare a pieno sottili verità, della discussione, quando sembra che più occhi osservino da ogni parte l argomento posto in mezzo, in modo che nulla ne resti che possa sfuggire, o rimaner nascosto, o ingannare lo sguardo di tutti? Che cosa c è, quando la mente è stanca e abbattuta, e quasi disgustata dalla lunga e assidua occupazione, che meglio la rinfreschi e rinnovi, dei discorsi scambiati in comune, mentre la gloria, se si superano gli altri, o la vergogna, se si è superati, spingono con maggior vigore a studiare e a imparare? Che cosa può esservi di più adatto ad aguzzar l ingegno, a renderlo abile e sottile, della discussione, quando è necessario in un istante applicarsi alla questione, riflettere, esaminare i termini, raccogliere, concludere? Onde facilmente si comprende come lo spirito, eccitato da tale esercizio, sia reso più rapido a discernere ogni altro argomento. E non c è bisogno di dire quanto tutto ciò raffini il nostro dire, e ci renda pronti e padroni del discorso; voi stessi potete vedere come molti che si professano letterati e leggono libri, non avendo praticato tal genere di esercizio, non possono parlare latino che con i loro libri. Perciò io che mi preoccupo del vostro bene, e desidero vedervi profittare al massimo dei vostri studi, non a torto mi sdegno con voi perché trascurate questa consuetudine del discutere, da cui derivano tanti vantaggi. Ed è assurdo parlare con sé stessi e molte questioni esaminare tra quattro pareti e in solitudine, e poi nelle radunanze1 degli uomini tacere come se nulla si sappia; e cercare con gran fatica quel che è di limitata utilità, trascurando poi a cuor leggero cose da cui derivano moltissimi benefici. 1 radunanze: riunioni. L EPOCA E LE IDEE / 27

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento