INTRECCI ANTROPOLOGIA - Il Paese di Cuccagna

intre cci ANTROPOLOGIA Il Paese di Cuccagna Quando a sognare è una pancia vuota Uno straordinario mondo alla rovescia Esiste un luogo in cui dimenticare le miserie quotidiane e godere di una vita senza leggi né fatiche? Un immaginario universale ci assicura che questo luogo esiste, anche se non si sa bene dove. Il Paese di Cuccagna contagia soprattutto chi ha poco o nulla, e perciò accarezza il sogno di un mondo generoso e spensierato. Folengo non è certo l unico scrittore a raccontare questo luogo sbalorditivo: specie nel Cinquecento, proliferano i versi che decantano tale Paradiso terrestre, in cui c è una montagna d oro e d argento che quanto più si scava tanto più cresce, i monti sono fatti di formaggio, ci sono laghi di latte e miele, gli alberi danno salsicce o gioielli e piovono confetti e canditi. Un Eden per i poveri Già nell antichità, il commediografo greco Ferecrate (V secolo a.C.) aveva inventato nella commedia I minatori una località meravigliosa dove scorrevano «fiumi di polenta e di brodo nero , ma la sua sede non si trovava sulla Terra, bensì negli Inferi. Era invece a disposizione dei vivi il Paese di Bengodi descritto da Giovanni Boccaccio nella terza novella dell Ottava giornata del Decameron, Calandrino e l elitropia: in questa immaginaria contrada «si legano le vigne con le salsicce e avevavisi un oca a denaio e un papero giunta [per un denaro vi si poteva avere un oca e per di più un papero]; e eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi [di qui] giù, e chi più ne 190 / UMANESIMO E RINASCIMENTO S Pieter Bruegel il Vecchio, Il paese della cuccagna (particolare), 1567. Monaco di Baviera, Alte Pinakothek. pigliava più se n aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia [vino bianco], della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d acqua . Lo storico e antropologo Piero Camporesi (19261997), parlando del mito del Paese di Cuccagna, l ha de nito «una versione plebea dell aristocratica età dell oro . In effetti, ad alimentare questa suggestione sono uomini umili, che spogliano il mito di ogni riferimento elevato, rendendolo adatto alle loro reali esigenze: mentre l età dell oro vede il trionfo di una natura lussureggiante, che offre i propri doni (frutta e verdura), il Paese di Cuccagna regala pane, pasta, prosciutto e arrosto, ovvero i cibi assenti sulla mensa dei poveri. Un utopia per la povera gente, un miraggio per chi se la passa male. Non a caso, cita il Paese di Cuccagna anche Alessandro Manzoni, che nei Promessi sposi (capitolo 11) fa balenare all affamato Renzo in fuga a Milano il pensiero di trovarsi nel «paese di cuccagna per il semplice fatto di aver trovato per terra un bel pane tondo e soffice. Un utopia inoffensiva Non si pensi, però, che il mito del Paese di Cuccagna contenga i germi di una pericolosa sovversione. Coltivato nella fantasia popolare, non è altro che un racconto d evasione, un illusione, capace di distrarre dalla magra realtà di tutti i giorni. Eppure, nel solo immaginare un universo dominato dall oziosità e dalla legge del ventre, il Paese di Cuccagna destò sospetti da parte della Chiesa: invece che in cielo, il Paradiso poteva anche se per pochi giorni o solo in sogno essere sulla Terra.

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento