Il magnifico viaggio - volume 1

Glossario Q Quartina Strofa costituita di 4 versi, di qualsiasi misura. Si usarono q. monorime nella poesia ritmica latino-medievale. Nella poesia italiana la q. si trova per lo più in combinazione con altre strutture strofiche a formare componimenti di diversa natura; per es., le 2 q. del sonetto (seguite da 2 terzine ) o la ripresa della ballata grande. Un componimento di sole q. è detto anche quarta rima. R Registro (di comunicazione, di espressione) Ogni diverso modo di realizzare, nell atto linguistico, le diverse possibilità che offre un sistema linguistico o dialettale, soprattutto in rapporto al ricevente e alle finalità che chi parla o scrive si propone. Rima Identità fonetica nella terminazione di due o più parole, a partire dalla vocale tonica, particolarmente percepibile qualora tali parole si trovino a breve distanza in un testo in prosa o in fine di verso in testi poetici. Fanno r. o sono in r. vocaboli come testo : manifesto (r. piana, perché fra parole piane), virtù : tribù (r. tronca), veicolo : ridicolo (r. sdrucciola), biasimano : spasimano (r. bisdrucciola): queste coppie illustrano la r. perfetta. Quando l identità fonetica dalla tonica in poi non è assoluta, si ha una r. imperfetta, come nel caso dell assonanza o della consonanza . Ripresa In musica e nella poesia destinata originariamente a essere cantata (per es., la ballata , il rispetto ecc.), ripetizione di una parte della composizione. Ritmo Nella metrica, l alternarsi, in un verso, di sillabe toniche e sillabe atone secondo determinate leggi: scandire il r. di un verso, leggerlo in modo da mettere in risalto tale alternanza; riferito alla metrica classica, e in particolare alla lettura moderna (in cui si accentano le arsi, generalmente lunghe, dei metri). In prosa, il succedersi degli accenti di frase, in genere senza leggi fisse (eccetto in qualche caso come nel cursus della prosa d arte medievale), ma secondo il gusto e la sensibilità di chi scrive o parla. Il componimento stesso che è caratterizzato dall opposizione di sillaba tonica a sillaba atona, rispetto al verso classico basato sulla quantità sillabica e vocalica. In particolare, nome di alcuni componimenti poetici medievali in volgare, che somigliano ai ritmi latini soprattutto perché costituiti da più o meno lunghe serie di versi senza schema metrico fisso, distri- buiti in lasse disuguali tra loro, in ciascuna delle quali c è o di gran lunga prevale una sola rima o assonanza : R. cassinese; R. laurenziano. S Sdrucciolo In linguistica, che ha l accento sulla terzultima sillaba (it. esile). Versi s.; endecasillabi , settenari , ottonari s. sono quelli che, terminando con parola s., hanno 12 sillabe invece che 11, 8 invece che 7 e così via; ottave s., composte di versi sdruccioli. Esempi: «Ora cen porta l un de duri margini (Dante, Inferno, XV, 1); «M apparisti così come in un cantico (G. Gozzano, La signorina Felicita ovvero la felicità, VIII, v. 59). Senario Verso composto di 6 sillabe metriche, con accento principale fisso sulla 5ª sillaba; compare per lo più accostato ad altri versi. S. doppio o accoppiato è detto il verso costituito da due emistichi di 6 sillabe metriche ciascuno, separati da una cesura fissa, chiamato anche dodecasillabo. Esempi: «como degio fàre? (Rinaldo d Aquino, Già mai non mi conforto, v. 8); «Taci. Su le s glie / del bosco non do (G. D Annunzio, La pioggia nel pineto, vv. 1-2); «Dagli atri muscosi, // dai fori cadenti (A. Manzoni, Adelchi, atto III). Sestina Forma particolare della canzone , formata nel suo schema tipico da 6 stanze di 6 endecasillabi ciascuna, con un congedo di 3 endecasillabi; ogni stanza si collega alla precedente ripetendo, nel primo verso, la parola-rima con cui quella termina, mentre i versi successivi riprendono anch essi, con ordine variato, le medesime rime della prima stanza, per cui le parole in rima sono in totale soltanto sei; nel congedo è seguito lo stesso criterio, ma con qualche varietà nell alternanza delle parole-rime. Nella poesia italiana la sestina fu dapprima adottata da Dante sul precedente esempio di Arnaut Daniel; è poi presente otto volte nel Canzoniere di Petrarca, e ciò spiega la sua frequenza nei poeti petrarchisti; andata in disuso nel Sei e Settecento, verrà ripresa da poeti moderni, tra i quali Carducci e D Annunzio. Genericamente, strofa di 6 versi, che possono essere tutti uguali (endecasillabi, decasillabi , settenari ), oppure endecasillabi alternati a settenari ecc. In senso stretto, strofa formata di 6 endecasillabi, dei quali i primi 4 a rime alternate e i 2 finali a rima baciata. Settenario Verso composto di 7 sillabe metriche, con accento principale fisso sul- la 6ª e uno o due altri su una delle prime 4 sillabe, da cui una grande varietà di armonia. Prevale il ritmo giambico, con accenti sulla 2ª, 4ª e 6ª sillaba. Esempio: «Rett r del ciélo, io chéggio (F. Petrarca, Canzoniere, 128, 7). il verso più usato dopo l endecasillabo , per lo più congiunto a questo e al quinario in varie forme strofiche. Similitudine Figura retorica che mira a chiarire (logicamente o fantasticamente) un concetto presentandolo in parallelismo e in paragone con un altro, mediante la congiunzione come o i nessi così come , tale quale , come tale ecc.; può avere forma estesa, e in tal caso consta di una prima parte in cui si descrive la cosa presa come confronto, e di una seconda parte in cui si passa all applicazione. Esempio: «Come la luce rapida / piove di cosa in cosa, / e i color vari suscita / dovunque si riposa; / tal risonò moltiplice / la voce dello Spiro (A. Manzoni, Pentecoste, vv. 41-46). Oppure può risolversi tutta nel giro di una frase (per es., fu trattato come un cane ); in forma ancora più concentrata si riduce alla metafora , mentre la soppressione del come o di ogni altro nesso, cioè l identificazione di un termine con l altro, dà luogo all analogia . Esempio: «Quali dal vento le gonfiate vele / caggiono avvolte, poi che l alber fiacca / tal cadde a terra la fiera crudele (Dante, Inferno, VII, 13-15). Sincope In linguistica, caduta di un suono o di un gruppo di suoni all interno di una parola (per es., l ital. verde dal lat. viridis, con sincope della vocale -i- interna; spirto per spirito). Sineddoche Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma dipendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell una a quella dell altra. La relazione tra i due termini coinvolge aspetti quantitativi, cioè i rapporti parte-tutto (una vela per la barca), singolare-plurale (lo straniero per gli stranieri), genere-specie (i mortali per gli uomini), materia prima-oggetto prodotto (un bronzo per una scultura in bronzo). Sirma (o sirima) La seconda parte della strofa nella canzone , collegata con la prima parte, o fronte , da un verso chiamato chiave ; è per lo più divisa in 2 volte , di uguale numero di versi ciascuna. Il termine è stato anche usato per indicare la seconda parte del sonetto (le 2 terzine ), e la volta della ballata . 715

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Dalle origini al Trecento