Il magnifico viaggio - volume 1

La rappresentazione dei comportamenti umani Tuttavia questo studio della natura umana non avviene mai con l occhio e l atteggiamento del censore, anzi. Nell opera di Chiara troviamo spesso una singolare mescolanza di comico e serio: persino eventi tragici (per esempio, quelli della Seconda guerra mondiale) diventano oggetto di una rilettura leggera, addirittura derisoria. Basso e alto vengono accostati senza ritegno e reticenze proprio per creare il corto circuito inatteso, il riso che affiora dalle contraddizioni delle vita, spesso tra le pieghe dell eros o addirittura del blasfemo. Anche su questo versante il Decameron rappresenta un riferimento essenziale come una insostituibile, «perenne lezione sull uomo : nelle novelle di Boccaccio dunque «la storia di quel che capita stando al mondo, viaggiando o 5 10 15 Profughi italiani diretti verso il confine svizzero, nel settembre del 1943. rimanendo nella propria casa, è tratteggiata in cento casi, dentro i quali si esaminano i vari caratteri degli uomini, la loro fondamentale insipienza e l incomprensibile gioco del destino, o di Dio, che dei viventi fa strazio e ludibrio, con una sola salvezza possibile: quella, per le vittime, di vedersi allo specchio e di ridere di se stesse e della loro sorte . proprio quello che accade al narratore del racconto che qui riproduciamo, La valigia del barone Viterbo , edito per la prima volta sul Corriere della Sera nel 1973 e poi nella raccolta Ora ti conto un fatto, pubblicata nel 1980. Chi scrive non viene gabbato da frate Cipolla, ma da un anziano e distinto professore universitario di ascendenze ebraiche, il barone Anania Viterbo, conosciuto nei drammatici mesi della guerra. Se fosse ancora vivo il barone Anania Viterbo, e posto che il protagonista di questa storia si chiamasse davvero con tal nome e non con altro che è debito tacere, riconoscendosi nei fatti che sto per riferire potrebbe solo sorridere benevolmente, come soleva anche davanti alle traversie dell esilio, da lui sopportate in parte con me, in Svizzera, tra il 1943 e il 1945. Sorrise infatti il Viterbo sotto gli occhiali d oro, quando un sergente ci annunciò, nel campo di raccolta per internati di Bellinzona,1 che dovevamo sottoporci tutti allo spidocchiamento . Precauzione igienica prescritta per i militari e anche per i profughi politici e razziali che provenivano dall Italia in guerra, mescolati a disertori, prigionieri, carcerati evasi e ad ogni altra sorte di uomini. Lo spidocchiamento consisteva in una doccia calda disinfestante, in fondo piacevole, alla quale ci sottoponemmo a gruppi, giovani e vecchi, dentro un macello pubblico. Purtroppo la disinfestazione si estese anche agli oggetti personali e ai bagagli, che vennero passati a un getto bollente di formalina2 vaporizzata. Chi, come me, era giunto in salvo coi soli abiti che indossava, ebbe a lamentare soltanto il restringimento del marocchino3 interno del cappello, l accorciamento della cintura dei pantaloni e una minima riduzione delle scarpe, in quanto sul cuoio e sui pellami la formalina aveva un effetto riduttivo. Ma quelli che avevano bagaglio, come il barone Viterbo, dovettero subire oltre ai co- 692 / IL TRECENTO 1 Bellinzona: comune svizze- ro del Canton Ticino. 2 formalina: soluzione acquosa usata come disinfettante. 3 marocchino: striscia di pelle con cui si fodera l orlo interno dei cappelli.

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento