Il magnifico viaggio - volume 1

70 75 80 85 90 95 E postisi a sedere insieme sopra una cassa che appiè del suo letto era, così gli cominciò a parlare: «Andreuccio, io sono molto certa che tu ti maravigli e delle carezze le quali io ti fo e delle mie lagrime, sì come colui che non mi conosci e per avventura mai ricordar non m udisti.37 Ma tu udirai tosto cosa la quale più ti farà forse maravigliare, sì come è38 che io sia tua sorella; e dicoti che, poi che Idio m ha fatta tanta grazia che io anzi la mia morte39 ho veduto alcuno40 de miei fratelli, come che41 io disideri di vedervi tutti, io non morrò a quella ora che io consolata non muoia. E se tu forse questo mai più non udisti, io tel vo 42 dire. Pietro, mio padre e tuo, come io credo che tu abbi potuto sapere, dimorò lungamente in Palermo, e per la sua bontà e piacevolezza vi fu e è ancora da quegli che il conobbero amato assai. Ma tra gli altri che molto l amarono, mia madre, che gentil43 donna fu e allora era vedova, fu quella che più l amò, tanto che, posta giù44 la paura del padre e de fratelli e il suo onore, in tal guisa con lui si dimesticò,45 che io ne nacqui e sonne46 qual tu mi vedi. Poi, sopravenuta cagione a Pietro di partirsi di Palermo e tornare in Perugia, me con la mia madre piccola fanciulla lasciò, né mai, per quello che io sentissi, più né di me né di lei si ricordò: di che io, se mio padre stato non fosse, forte il riprenderei47 avendo riguardo48 alla ingratitudine di lui verso mia madre mostrata (lasciamo stare allo amore che a me come a sua figliuola non nata d una fante49 né di vil femina50 dovea portare), la quale le sue cose e sé parimente, senza sapere altrimenti chi egli si fosse,51 da fedelissimo amor mossa rimise52 nelle sue mani. Ma che è?53 Le cose mal fatte e di gran tempo passate sono troppo più agevoli a riprendere che a emendare:54 la cosa andò pur55 così. Egli mi lasciò piccola fanciulla in Palermo, dove, cresciuta quasi come io mi sono,56 mia madre, che ricca donna era, mi diede per moglie a uno da Gergenti,57 gentile uomo e da bene,58 il quale per amor di mia madre e di me tornò a stare59 in Palermo; e quivi, come colui che è molto guelfo,60 cominciò a avere alcuno trattato col nostro re Carlo.61 Il quale, sentito dal re Federigo prima che dare gli si potesse effetto, fu cagione di farci fuggire di Cicilia62 quando io aspettava essere la maggior cavalleressa63 che mai in quella isola fosse; donde, prese quelle poche cose che prender potemmo (poche dico per rispetto64 alle molte le quali avava- 37 per avventura non m udisti: forse non mi hai mai sentito nominare. 38 sì come è: cioè. 39 anzi la mia morte: prima di morire. 40 alcuno: uno. 41 come che: benché. 42 tel vo : te lo voglio. 43 gentil: nobile. 44 posta giù: superata. 45 si dimesticò: visse in intimità (pur senza sposarsi). 46 sonne: sono qui. 47 forte il riprenderei: lo criticherei con forza. 48 avendo riguardo: pensando. 49 fante: serva. 50 vil femina: donna di bassa condizione sociale. 51 senza sapere altrimenti chi egli si fosse: senza sapere affatto chi fosse davvero. 52 rimise: aveva affidato. 53 Ma che è?: ma a cosa servono questi discorsi? 592 / IL TRECENTO 54 a riprendere che a emendare: da cri- ticare che da correggere. 55 pur: proprio. 56 quasi come io mi sono: fino a poco tempo fa. 57 Gergenti: Agrigento. 58 da bene: onesto, virtuoso. 59 tornò a stare: venne a vivere. 60 come guelfo: essendo molto impegnato tra i guelfi. 61 avere re Carlo: avviare alcune trattative con il re di Napoli Carlo II d Angiò. Sul trono di Napoli dal 1285 al 1309, era il capo dei guelfi in Italia. Gli Angioini, in seguito alla rivolta dei Vespri siciliani (30 marzo 1282) e alla lunga guerra che ne seguì, avevano perso la Sicilia, che era passata agli Aragonesi, ma a Palermo potevano ancora contare sull appoggio di alcuni guelfi. 62 Il quale di Cicilia: e queste trattative, scoperte dal re Federico II d Aragona (re di Sicilia dal 1296 al 1337) prima che potessero avere effetto, furono il motivo della nostra fuga dalla Sicilia. 63 cavalleressa: dama, moglie di un cavaliere. 64 per rispetto: in relazione. Le parole valgono emendare In latino mendum significa difetto ; il prefisso e- ( fuori da ) conferisce al verbo emendare il significato di toglier via gli errori, ripulendo dalle imperfezioni. Si possono emendare gli uomini, ovvero correggerli in senso morale; i terreni, apportando gli elementi di cui sono privi o troppo poveri; un testo, quando lo si depura dagli errori, specie quelli della trascrizione. Nel linguaggio della politica, il termine emendamento ricorre spesso durante le discussioni parlamentari e indica le modifiche apportate al testo di un disegno di legge. Indica quale tra i seguenti verbi non è coerente con il vocabolo in questione: proporre; votare; discutere; amministrare; approvare; respingere.

Il magnifico viaggio - volume 1
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Dalle origini al Trecento