Il magnifico viaggio - volume 1

DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Un notaio poco raccomandabile Il notaio Ciappelletto, uomo perverso e privo di scrupoli, viene incaricato da un ricco mercante fiorentino di recarsi in Borgogna a riscuotere, per suo conto, alcuni crediti. Egli accetta l incarico, ma un giorno si ammala. ospitato da due usurai fiorentini, i quali si trovano in imbarazzo circa la soluzione da adottare: se lo manderanno via, potranno essere tacciati di crudeltà per avere cacciato un uomo in fin di vita; se morirà in casa loro, senza essersi confessato o, essendosi confessato, senza aver ricevuto l assoluzione (tanti e tali sono i peccati di Ciappelletto che nessun sacerdote vorrà credere al suo pentimento), saranno accusati di empietà per avere ospitato un uomo così malvagio. Ciappelletto decide di aiutarli e li invita a chiamare un confessore: ci penserà lui a ingannarlo, facendosi passare per un uomo virtuoso. Così avviene: Ciappelletto, con una falsa confessione, si fa credere addirittura un santo. Hieronymus Bosch, I sette peccati capitali (particolare), 1480 ca. Madrid, Museo del Prado. Solidarietà di classe, gusto della beffa o piacere del male? Perché Ciappelletto è disposto a tanto? Soltanto per aiutare i suoi ospiti? Questa potrebbe essere una prima spiegazione: la solidarietà di classe; sia Ciappelletto, che è notaio, sia i suoi ospiti, di professione usurai, appartengono a quella borghesia degli affari unita al suo interno da una certa complicità. Ma davvero, in virtù di questo senso di appartenenza, si può essere pronti a dannare per l eternità la propria anima? Forse in Ciappelletto prevale altro: il gusto della beffa, una beffa che ha in sé stessa la propria ragion d essere. Del resto il tema della beffa è ricorrente nel Decameron, che dedica a esso due intere giornate, la Settima e l Ottava. Tuttavia ci potrebbe essere anche una terza spiegazione: Ciappelletto decide di ingannare il frate per il piacere che gli deriverà da un ultima azione peccaminosa prima di morire, coerentemente con il modo in cui egli è vissuto durante tutta la sua esistenza. Infatti nel ritratto di Ciappelletto c è una certa insistenza, sul piano lessicale, sui vocaboli che indicano la volontà, anzi proprio la soddisfazione che il personaggio prova nel compiere il male: volentieri (rr. 24, 33, 37, 57), piacere (r. 28), sommo diletto (r. 25), allegrezza (r. 30), volonterosamente (rr. 31-32). Si tratta evidentemente di una sorta di rovesciamento del motivo francescano della perfetta letizia che deriva dal compiere il bene. Qui, invece, tutta la gioia sta nel fare il male. In vita come in punto di morte. La conclusione del narratore Il narratore della novella, Panfilo, la conclude con una riflessione sulle ragioni del successo di san Ciappelletto. Il morto è ritenuto ormai da tutti un santo, tanto che viene sepolto con grandi onori nella chiesa del convento dei frati; anzi, pare addirittura che molti fedeli ottengano da lui le grazie desiderate. un epilogo paradossale, a proposito del quale Panfilo formula due ipotesi: o Ciappelletto alla fine si è veramente pentito, ed è stato quindi accolto da Dio in Paradiso, oppure e Panfilo sembra propendere per questa idea è finito all Inferno. In quest ultimo caso il fatto che vengano esaudite le preghiere di chi si rivolge a Dio per il tramite di un dannato creduto santo starebbe a testimoniare la grandezza di Dio, il quale è più attento alla bontà di cuore di chi lo prega che non all effettiva santità di coloro che il popolo dei fedeli elegge a propri mediatori. Da un punto di vista teologico questo paradosso risul- L AUTORE / GIOVANNI BOCCACCIO / 585

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento