T22 - Marco Lombardo

/ T22 / / La corruzione generata dalla debolezza dell Impero / Marco Lombardo Purgatorio, XVI, 97-129 Marco Lombardo, un uomo di corte vissuto nella seconda metà del Duecento nell Italia settentrionale, spiegando a Dante come agisca il libero arbitrio (cioè la possibilità che ciascun essere umano possiede di scegliere il bene o il male) individua la responsabilità della corruzione sociale e civile nella debolezza dell Impero. Tuttavia egli attribuisce di fatto la colpa di tale debolezza all autorità papale, che, con ingerenza soffocante, ha spento l autorità imperiale. La causa della corruzione che lacera la società civile è dunque individuata con precisione nella degenerazione del Papato, che, dichiarata ingiustamente e illegittimamente la vacatio imperii (cioè l assenza di un impero legittimo), ha avocato a sé gli uffici propri del potere imperiale. Alla corruzione del presente, Marco Lombardo contrappone il tempo in cui soleva Roma, che l buon mondo feo, / due soli aver, che l una e l altra strada / facean vedere, e del mondo e di Deo (vv. 106-108). Dante supera così la metafora consueta che indicava il Papato con il sole e l Impero con la luna, cioè con un astro minore rispetto al primo. Ora egli approda alla nuova metafora dei due soli, due guide che devono condurre l umanità su due diverse strade: e del mondo e di Deo ( T16, p. 314). 102 per che la gente, che sua guida vede pur a quel ben fedire ond ella è ghiotta, di quel si pasce, e più oltre non chiede. 105 Ben puoi veder che la mala condotta è la cagion che l mondo ha fatto reo, e non natura che n voi sia corrotta. 103-105 Puoi comprendere chiaramente (Ben puoi veder) che la cattiva condotta [del papa] è il motivo (la cagion) che ha corrotto la società (che l mondo ha fatto reo), e non la natura che negli uomini ( n voi) sia stata guastata. 108 Soleva Roma, che l buon mondo feo, due soli aver, che l una e l altra strada facean vedere, e del mondo e di Deo. 106-108 Roma, che creò un mondo ordinato ( l buon mondo feo), era solita avere due astri (due soli), che indicavano entrambe le strade, quella della felicità terrena (del mondo) e quella della beatitudine celeste (di Deo). 98 Nullo: nessuno (latinismo). l pastor: il papa, sommo pastore della Chiesa. 99 rugumar può... fesse: l interpretazione letterale è controversa, anche se il senso generale appare chiaro. «Il poeta potrebbe aver fatto riferimento a quella prescrizione mosaica secondo cui al popolo ebraico era vietato mangiare la carne dei quadrupedi che non ruminano e che non hanno lo zoccolo diviso in due lobi (cfr. Levitico, 11,3-8), o, meglio ancora, alla spiegazione allegorica che di tale divieto avevano dato i commentatori cristiani: il ruminare significherebbe il retto intendimento delle Scritture, mentre alle unghie fesse corrisponderebbe la capacità di discer- 358 / LE ORIGINI E IL DUECENTO 97-102 Le leggi ci sono, ma chi le fa rispettare (pon mano ad esse)? Nessuno, poiché (però che) il pastore che guida (procede) può ruminare (rugumar), ma non ha le unghie divise (fesse); perciò i cristiani (la gente), che vedono la loro guida mirare (fedire) esclusivamente (pur) a quei beni materiali che essi desiderano, si accontentano (si pasce) di tali piaceri mondani e non cercano di conseguire i beni spirituali (più oltre non chiede). nere il bene dal male (Muresu). 100 sua guida: il papa, guida del popolo cristiano. 101 fedire: propriamente ferire , qui significa tendere a un punto preciso . 103 la mala condotta: il malgoverno del pontefice. 104 la cagion fatto reo: «la causa della decadenza della virtù (Merlante-Prandi). 105 natura corrotta: la natura umana che, secondo alcuni, sarebbe influenzata negativamente dagli astri. 106 Soleva Roma: Dante sviluppa qui l accenno al ruolo storico e provvidenziale di Roma presente in Inferno, II, 20-24. Secondo tale concezione, l Impero romano era PARAFRASI 99 «[ ] Le leggi son, ma chi pon mano ad esse? Nullo, però che l pastor che procede, rugumar può, ma non ha l unghie fesse; stato voluto da Dio per accogliere l incarnazione di Cristo, come si legge anche in Convivio, IV, 5, 4: «Ordinato fu per lo divino provedimento quello popolo e quella cittade che ciò doveva compiere, cioè la gloriosa Roma . feo: passato remoto con epitesi in -o, frequente in forme verbali che altrimenti risulterebbero tronche: «combatteo (Inferno, V, 66); «gio (Inferno, XX, 60); «appario (Purgatorio, II, 22). 107 due soli: per indicare la pari dignità tra le due istituzioni, Dante introduce questa immagine in sostituzione di quella tradizionale del sole e della luna (i duo luminaria magna, cioè le due grandi fonti di luce , di Genesi, 1,16).

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento