Il titolo: da Comedìa a «poema sacro»

come se Dante si fosse reso conto che un opera quale la Vita nuova, improntata ai canoni dello Stilnovo, non era in grado di collocare né la figura di Beatrice né tantomeno la concezione dell amore all interno di un adeguato contesto di riferimento. Egli immaginava tale nuovo contesto come ben più ampio di quello municipale in cui si poneva la Vita nuova. Di qui la volontà e il progetto di cantare la lode di Beatrice in un universo senza confini, quello dei tre regni oltremondani. Secondo questa interpretazione, ormai ampiamente condivisa, l Inferno e quasi tutto il Purgatorio sono una lunga pausa densa di attesa, che tende verso la visione, nel Paradiso, di una Beatrice ormai beata e assunta nella «candida rosa , la sede eterna di tutti i santi. Genesi e composizione Dante comincia la composizione dell opera nei primi anni dell esilio (forse a partire dal 1306-1307) e vi lavora per tutto il resto della vita. Avrà il tempo di portare a termine e divulgare l Inferno (probabilmente intorno al 1312), il Purgatorio (circa nel 1318), ma non il Paradiso, che però al momento della sua morte (1321) risulterà comunque completo. Purtroppo oggi non possediamo autografi danteschi (della Commedia come delle altre sue opere), ma soltanto manoscritti realizzati successivamente da altri: di fatto non è sopravvissuto alcun documento vergato dalla mano del poeta. IL TITOLO: DA COMED A A «POEMA SACRO Quanto al titolo, è da osservare che nel Medioevo si era persa la nozione di tragedia e commedia come rappresentazioni sceniche; questi termini, quindi, indicavano semplicemente componimenti narrativi, che si distinguevano tra loro per diversità di contenuto (tragedia: finale doloroso, personaggi socialmente e culturalmente elevati; commedia: finale lieto, personaggi borghesi o popolari) e per la lingua e lo stile (alti nella tragedia, bassi nella commedia). La varietà degli argomenti e dei toni La presenza nella Divina Commedia di toni e argomenti quotidiani, anche se accostati ad altri elevati ed elevatissimi, porta Dante a scegliere di intitolare Comedìa (dal latino comoedia) il suo poema, in opposizione alla tragedìa di Virgilio: «e per le note / di questa comedìa, lettor, ti giuro (Inferno, XVI, 127-128); «e così l canta / l alta mia tragedìa in alcun loco (Inferno, XX, 112-113); «Così di ponte in ponte, altro parlando / che la mia comedìa cantar non cura (Inferno, XXI, 1-2). L aggettivo divina, usato per primo da Giovanni Boccaccio, diventerà parte integrante del titolo dopo la sua apparizione sul frontespizio dell edizione veneziana del 1555 curata da Lodovico Dolce. Dal male al bene La scelta del titolo Commedia sembra però alludere anche al suo contenuto: nel suo inizio, l Inferno, orribile e disgustoso, e nella sua conclusione il Paradiso, piacevole e pacificato. Scrive Dante, nell epistola a Cangrande della Scala, a proposito del genere classico (greco e latino) della commedia (in contrapposizione a quello della tragedia): «La commedia inizia dalla narrazione di situazioni difficili, ma la sua materia finisce bene . Infatti prosegue l autore a proposito del suo poema «se guardiamo alla materia, all inizio essa è paurosa e fetida perché tratta dell Inferno, ma ha una fine buona, desiderabile e gradita, perché tratta del Paradiso . La scelta del volgare Probabilmente nel titolo Commedia è presente però anche un riferimento alla scelta del volgare, e cioè di una lingua familiare (a differenza del latino), in grado perciò di essere compresa anche da coloro che non hanno alle spalle studi approfonditi: «Per quanto riguarda il linguaggio, questo è dimesso e umile, perché si tratta della parlata volgare che usano anche le donnette (dall epistola a Cangrande della Scala). L AUTORE / DANTE ALIGHIERI / 323

Il magnifico viaggio - volume 1
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Dalle origini al Trecento