Il magnifico viaggio - volume 1

70 75 80 S io avessi le belle trecce prese, che fatte son per me scudiscio e ferza, pigliandole anzi terza, con esse passerei vespero e squille: e non sarei pietoso né cortese, anzi farei com orso quando scherza; e se Amor me ne sferza, io mi vendicherei di più di mille. Ancor ne li occhi, ond escon le faville che m infiammano il cor, ch io porto anciso, guarderei presso e fiso, per vendicar lo fuggir che mi face; e poi le renderei con amor pace. 66-78 Se io avessi preso le belle trecce che per me son diventate (fatte) una frusta (scudiscio) e una sferza, afferrandole tra le mani (pigliandole) prima dell ora terza (anzi terza), con esse trascorrerei il pomeriggio (vespero) e la sera (squille): e non sarei pietoso, né cortese, anzi farei come l orso quando gioca; e se Amore mi sferza con quelle trecce (ne), io mi vendicherei mille volte tanto (di più di mille). In più (Ancor) guarderei da vicino (presso) e fisso negli occhi da cui (ond ) escono le scintille che mi infiammano il cuore, che ormai è morto (anciso), per vendicarmi del fuggire che fa (face) davanti a me (mi); e poi le offrirei con l amore la pace. Canzon, vattene dritto a quella donna che m ha ferito il core e che m invola quello ond io ho più gola, e dàlle per lo cor d una saetta, ché bell onor s acquista in far vendetta. 79-83 O canzone, va direttamente da (a) quella donna che mi ha ferito il cuore e che mi ruba (m invola) ciò di cui io ho più desiderio (gola), e colpiscila al cuore con una saetta, poiché un bell onore si acquista (s acquista) nel vendicarsi (in far vendetta). 68 anzi terza: prima della terza delle sette ore canoniche, cioè alle nove del mattino. 69 vespero e squille: la penultima e l ultima delle ore canoniche. Con il verso pre- cedente sta dunque a significare in tutto l arco del giorno, dalla mattina alla sera . Le squille sono le campane che segnavano la fine del giorno. 71 farei scherza: anche quando scherza l orso è pericoloso. DENTRO IL TESTO Un amante disperato I contenuti tematici Sin dalla prima strofa, la canzone mette in scena un vero e proprio conflitto: la donna è spietata e insensibile nei confronti dell uomo, incapace di sfuggire alle sue frecce amorose. Mentre lei è invulnerabile perché protetta da uno scudo durissimo, lui è privo di difese, soggetto a una forza devastante che gli rode e consuma l anima. Anche il rapporto con Amore, sviluppato nella terza e quarta strofa, è segnato dalla sofferenza: la divinità si accanisce sull io lirico inerme, lo tiene a terra, lo ferisce a morte, colpendolo con la stessa spada con la quale si uccise Didone, la regina cartaginese sedotta e abbandonata da Enea (v. 36). Il sogno di vendetta Nelle ultime due strofe, il poeta trova la forza di ribellarsi e immagina di ripagare la donna con la stessa moneta. Desidera cioè rovesciare le parti anche a costo di mettere in atto comportamenti contrari all etica cavalleresca (e non sarei pietoso né cortese, v. 70): la sete di vendetta lo porta a sognare la donna ferita dai colpi d amore, trafitta nel cuore, ridotta a urlare bestialmente per la passione non ricambiata. Sarà egli stesso a infliggerle il colpo di grazia, afferrandole i capelli e possedendola brutalmente: potrà così celebrare il suo trionfo fissandola con ira negli occhi. Il congedo può in tal modo sancire il ribaltamento della situazione iniziale: rivolgendosi esplicitamente alla canzone, il poeta la incarica di recarsi dalla donna e colpirla direttamente al cuore con una saetta. La vendetta non a caso, la parola conclusiva del componimento è fatta. L identità di Pietra Ma chi è davvero questa donna carnefice che diventa vittima? Sull identità di Pietra si è a lungo discusso: è una figura reale, coperta da un senhal, un nome fittizio, secondo il gusto provenzale? O piuttosto va considerata come un simbolo? In tal caso, gli studiosi ipo- 296 / LE ORIGINI E IL DUECENTO

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento