T19 - L’incontro con Casella

T19

L’incontro con Casella

Purgatorio, II, 76-90; 106-117

Il brano presenta l’incontro tra Dante e un amico di gioventù, il musico Casella, sulla spiaggia dell’Antipurgatorio. Il poeta vi è arrivato da poco insieme a Virgilio; davanti a loro si distende l’immenso mare, è il primo mattino e l’azzurro del cielo cede a poco a poco al sole che sorge. Ecco giungere, dall’orizzonte, una piccola imbarcazione, sospinta dalle ali di un angelo. Ne discende una folla di anime di penitenti destinate al Purgatorio, che appaiono inesperte dei luoghi, timide, smarrite.

Dante e Virgilio si avvicinano al gruppo di anime, dal quale se ne stacca una per accorrere verso il poeta e abbracciarlo. È l’anima di Casella, legato a Dante da affettuosa amicizia. Il poeta ricorda come egli fosse capace, con le sue melodie, di placare il suo animo quando era in preda a una passione o a un turbamento.

Il dolce mattino di primavera, la serenità del cielo, la placida distesa del mare, la mitezza dell’aria: tutto invita alla tenerezza e alla nostalgia. Dante prega così l’amico di intonare un canto, come tante volte aveva fatto da vivo. E Casella lo accontenta. Dopo la bestialità che caratterizza i comportamenti infernali (dei diavoli e dei dannati) assistiamo qui a un recupero dell’umanità e della dignità che le è propria.

Il tono del brano contribuisce a restituire il senso di una situazione di calma e di pacatezza; e le scelte stilistiche (sia lessicali sia sintattiche) vanno tutte nella direzione di una composta dolcezza.

Io vidi una di lor trarresi avante

per abbracciarmi, con sì grande affetto,

78    che mosse me a far lo somigliante.

Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!

tre volte dietro a lei le mani avvinsi,

81    e tante mi tornai con esse al petto.

Di maraviglia, credo, mi dipinsi;

per che l’ombra sorrise e si ritrasse,

84    e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.

Soavemente disse ch’io posasse;

allor conobbi chi era, e pregai

87    che, per parlarmi, un poco s’arrestasse.

Rispuosemi: «Così com’ io t’amai

nel mortal corpo, così t’amo sciolta:

90    però m’arresto». […]

E io: «Se nuova legge non ti toglie

memoria o uso a l’amoroso canto

108 che mi solea quetar tutte mie doglie,


di ciò ti piaccia consolare alquanto

l’anima mia, che, con la sua persona

111 venendo qui, è affannata tanto!».

«Amor che ne la mente mi ragiona»

cominciò elli allor sì dolcemente,

114 che la dolcezza ancor dentro mi suona.

Lo mio maestro e io e quella gente

ch’eran con lui parevan sì contenti,

117 come a nessun toccasse altro la mente.

L’angelo nocchiero

L’artista francese Gustave Doré realizzò a partire dal 1855 una serie di incisioni destinate a illustrare una lussuosa edizione della Commedia dantesca: tale era la sua fiducia nel progetto che pagò lui stesso la pubblicazione del volume, che, al suo apparire sul mercato nel 1861, ebbe uno straordinario successo. Le incisioni combinano tra loro varie tradizioni artistiche: sono ambientate in paesaggi di impronta nordica dove i personaggi emergono gradualmente dallo sfondo del mondo ultraterreno. In questa scena, con l’incontro tra Dante e le anime del Purgatorio, Dante e Virgilio, in ombra, appena usciti dall’Inferno, incontrano l’angelo nocchiero mentre conduce sulla sua barca una nuova schiera di anime che timidamente appaiono dietro le sue ali spiegate.

Il magnifico viaggio - volume 1
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Dalle origini al Trecento