3. UNO STILE INCONFONDIBILE

Gli autori UNIT 2 3. UNO STILE INCONFONDIBILE Giocoliere fra lingue e dialetti Il gusto per gli incontri e scontri fra le lingue è una costante nella narrativa di Camilleri. Nei romanzi storici si diverte a giocare con vari dialetti, come il genovese nella Mossa del cavallo, il romanesco nel Birraio di Preston, o lo spagnolo nel Re di Girgenti. Ma certamente la parte del leone è affidata al natìo siciliano, che dilaga con prepotenza, per scelta deliberata. Tanto nei gialli quanto nelle storie ambientate nel passato vicino o remoto (come Piace il vino a San Calò T3, p. 616) il siciliano è chiamato a connotare non solo la lingua dei personaggi, ma anche quella del narratore. Accadeva già in tanti capolavori del neorealismo, comparsi nella stagione in cui si formò Camilleri. Da Pavese a Pasolini furono in molti, a metà Novecento, a lavorare sul confine fra italiano e dialetto, tentando di restituire la freschezza delle parlate popolari. ciò che ha fatto anche lo scrittore agrigentino, aiutato dallo straordinario orecchio, affinato in tanti anni di lavoro nello spettacolo. Il vigatese è appunto un ibrido, un idioma meticcio, una variegata mescolanza: non si può dire in effetti che Camilleri scriva in siciliano. Il dialetto stretto è riservato ad alcuni personaggi, ma si insinua un po dappertutto: anche nella voce di Montalbano, che fatica a esprimersi in italiano corretto, specie quando è sopraffatto dalle emozioni. Un accorta strategia Camilleri ha conosciuto un successo impressionante proponendo una ricetta stilistica originale e piuttosto spaesante. Ciò è stato possibile anche grazie a una serie di utili accorgimenti. In particolare va sottolineata la rinuncia al vocalismo tipico della Sicilia, fondato sulle i e sulle u. Non bini facisti, ma bene facesti, dunque, per dire «hai fatto bene . L esempio mostra come resistano invece altre caratteristiche tipiche del dialetto, ovvero l uso sistematico del passato remoto e lo spostamento a destra del verbo, reso popolare dal modo in cui il commissario è solito presentarsi: «Montalbano sono! . La tintura sicula è poi rafforzata dall uso di un centinaio di termini ricorrenti, che pian piano il lettore impara a riconoscere, come taliàta (sguardo), camurrìa (fastidio), gana (voglia), macari (anche), trasire (entrare). A questi si aggiungono riferimenti al vissuto quotidiano, e in particolare alla gastronomia: pasta ncasciata, caponatina, macco, panelle, cubàita... Suoni, profumi e odori della Sicilia impregnano ogni pagina di Camilleri. Superato l ostacolo della lingua, il lettore può così inoltrarsi in un mondo misterioso e suggestivo, godendo l impressione di muoversi da esperto là dove nulla è come sembra. VERIFICA DELLE CONOSCENZE 1. Camilleri ha lavorato per una vita come a fumettista. c regista. a sardo. c spagnolo. b pittore. d musicista. b ligure. d siciliano. 2. Quali sono i due generi fondamentali nell opera narrativa di Camilleri? 3. Quale ruolo Camilleri conferisce alla mafia nei suoi romanzi? 600 4. Il commissario Montalbano è 5. Dove si trova Vigàta? 6. corretto sostenere che Camilleri scriva in siciliano?

Specchi incantati - volume A
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Narrativa