Specchi incantati - volume A

Primo Levi SPECCHI di CARTA Dimentichiamoci dei valori del mondo libero e civile. Dimentichiamoci dell antidoto al razzismo rappresentato dall articolo 3 della Costituzione che recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali . Dimentichiamoci infine quello che, con le tradizioni e con le leggi, ci hanno insegnato nelle nostre case e nelle nostre scuole: nel lager, ciò che è giusto, ciò che è buono, ciò che è umano, è tutto oggetto di una sistematica negazione. I deportati, giorno dopo giorno, sono assoggettati a un assurdo che non ha mai fine: un assurdo logico, perché i minuziosi precetti che normano la loro quotidianità sono folli e le proibizioni e i divieti si accumulano, privi di senso. un assurdo morale, perché la fatica e le privazioni dell estenuante giornata di lavoro distruggono lo spirito e il cuore degli schiavi del campo, eccitando egoismi e delazioni tra i compagni di sventura. Auschwitz, pertanto, è il mondo alla rovescia, e solo un attonito orrore può sorgere in risposta alla domanda: perché? Una montagna di scarpe appartenute ai prigionieri dei campi nazisti. GUIDA ALLA LETTURA La società del lager Il passo illustra la composizione sociale del campo e i suoi effetti sui detenuti: dietro l apparente uguaglianza, simboleggiata dalla collettiva denominazione di H ftlinge e dalla divisa a righe, gli ospiti di Auschwitz appartengono in realtà a categorie ben distinte. Accanto alla maggioranza di ebrei, infatti, le SS concentrano nel campo anche criminali comuni e avversari politici del regime: i primi ricoprono, per disposizione delle SS, posizioni di comando nella gerarchia della comunità del campo. Come constata la voce narrante, sono dunque i prigionieri stessi a fungere da aguzzini verso i loro compagni. In tal modo Levi documenta gli effetti morali della perversa organizzazione nazista, che privilegia il crimine e premia l arbitrio (i criteri che lo regolano sono sconosciuti, spesso palesemente in base a protezioni e corruzioni, rr. 86-87). Tramite questo sistema, infatti, tra i perseguitati che condividono la medesima sventura non possono sorgere sentimenti di solidarietà o fratellanza, perché un parossistico calcolo del proprio utile (siamo già in grado di calcolare [...] quale sia il posto più conveniente a cui aspirare quando ci si mette in coda, rr. 15-17), anche a discapito del prossimo (tutto può venire rubato, anzi, viene automaticamente rubato non appena l attenzione si rilassa, rr. 20-21), appare l unico modo per sopravvivere e resistere all annientamento, in un mondo dove l umanità della persona non ha più nessuna importanza. Un regolamento grottesco e crudele Innumerevoli sono le proibizioni (r. 25), Infiniti e insensati sono i riti da compiersi (r. 37-38): il narratore illustra il minuzioso e inestricabile guazzabuglio di norme rivolto a fiaccare i deportati nel corpo e a umiliarli nell intelligenza e nel morale. Ai prigionieri si richiedono ordine, pulizia e disciplina ma le condizioni di privazione materiale cui sono sottoposti rendono impossibile l adempimento del regolamento, favolosamente complicato (rr. 24-25). In tale assurda situazione, allora, ci sono innumerevoli circostanze, normalmente irrilevanti, che qui diventano problemi (rr. 46-47): compiti altrimenti semplici, come la manutenzione della divisa, la cura della persona, la pulizia delle scarpe, diventano ad Auschwitz un arduo assillo quotidiano. Ne è un esempio la grottesca cerimonia del cambio delle scarpe (rr. 53-54) 581

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Narrativa