Specchi incantati - volume A

I generi UNIT 9 La narrativa sportiva 95 rr. 99-104 Il rapporto 100 di odio-amore con il tennis è lo specchio attraverso il quale si de nisce la sionomia caratteriale del protagonista. es. 6 105 il migliore, non si ferma mai, è quello che più assomiglia al drago ma io non voglio essere Borg. Ammiro il suo talento, la sua energia, il suo stile, la sua capacità di mettere tutto se stesso nel gioco, ma se mai dovessi sviluppare quelle qualità le dedicherei a qualcosa di diverso da Wimbledon. Qualcosa che io stesso ho scelto. Colpisci più forte, urla mio padre. Colpisci più forte. Ora un rovescio. Rovescio! Penso che mi si staccherà il braccio. Vorrei chiedere: Quanto deve durare ancora, pa ? Ma non lo chiedo. Faccio come mi dice. Colpisco più forte che posso, e poi ancora un po di più. A un certo punto mi sorprendo di quanto tiro forte, e preciso. Sebbene odi il tennis, mi piace la sensazione che dà una palla colpita alla perfezione. l unico attimo di pace. Quando faccio qualcosa alla perfezione godo per un istante di un senso di equilibrio mentale e di calma. Il drago, però, risponde alla mia perfezione sparando ancora più forte la palla successiva. Andre Agassi, Open. La mia storia, trad. di G. Lupi, Einaudi, Torino 2011 COME CONTINUA Andre rievoca i dif cili anni vissuti sotto la stretta supervisione del padre, pronto a tutto pur di trasformarlo in un campione. A questo scopo lo fa entrare in una durissima accademia di tennis, in Florida, che ha formato numerosi giocatori giunti ai vertici delle classi che mondiali. Il ragazzo però non riesce ad ambientarsi e reagisce alla rigida disciplina che gli viene imposta assumendo atteggiamenti provocatori. Vorrebbe abbandonare la racchetta, ma ogni volta che ci prova qualcosa più forte di lui lo riporta in campo. SPECCHI di CARTA Come nasce un campione? Nel tennis come negli altri sport il talento serve a poco, senza l applicazione e lo spirito di sacrificio. Ma queste sono doti che un bambino di sette anni non può avere. A quell età sono i genitori a decidere per lui, come fa il padre di Agassi, che cerca in tutti i modi di plasmarlo perché realizzi gli obiettivi che ha stabilito. A differenza dei fratelli, Andre ci riesce: ma non riavrà mai indietro la sua infanzia, divorata dal drago con cui passava le giornate, invece di giocare. Perché il tennis, praticato così, non è un gioco ma un lavoro forzato. Viene da chiedersi fino a che punto sia giusto adeguarsi ai sogni di un altro, se questi investono la nostra vita, cambiandola radicalmente. Il prezzo del successo può essere molto alto. Troppo alto, a volte. 554 Bj rn Borg e Andre Agassi nel 1978.

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Narrativa