Specchi incantati - volume A

I generi UNIT 9 La narrativa sportiva 15 20 25 30 35 rr. 35-39 Già delineato nelle righe precedenti, si definisce qui ulteriormente il rapporto tra padre e figlio. es. 5 40 45 r. 50 Per la terza volta consecutiva il capoverso inizia allo stesso modo. L anafora Mio padre sottolinea ossessivamente la presenza del genitore e l importanza del suo ruolo all interno del racconto. es. 5 50 sto conflitto tra ciò che voglio e ciò PAROLA DI Troneggia Incute più che effettivamente faccio mi apparispetto un sovrano in piedi o seduto? Fermo re l essenza della mia vita. restando che la considerazione e la stima di Al momento il mio odio per il qualcuno non dipendono da fattori legati alla posizione del corpo, è certo che un re assiso tennis si concentra sul drago, una su un trono darà di sé un immagine più macchina lanciapalle modificata autorevole. Prova ne sia il verbo troneggiare, che deriva da trono e significa dominare un dal mio vulcanico papà. Nero come gruppo di persone per statura, cultura, ruolo, la pece, montato su grosse ruote di importanza, eleganza e via discorrendo, collocandosi a un livello superiore . gomma e con la parola PRINCE dipinta in bianche lettere maiuscole lungo la base, il drago assomiglia a una qualunque macchina lanciapalle di un qualsivoglia circolo sportivo americano. In realtà, però, è una creatura vivente uscita da uno dei miei fumetti.3 Il drago respira, ha un cervello, una volontà, un cuore nero e una voce terrificante. Risucchiando un altra palla nel proprio ventre, il drago emette una serie di rumori disgustosi. Mano a mano che la pressione aumenta nella sua gola inizia a mugolare e quando la palla gli sale lentamente alla bocca urla. Per un attimo mi sembra quasi ridicolo, come la macchina delle praline che ingoia Augustus Gloop in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.4 Ma quando il drago punta dritto su di me e spara una palla a 180 chilometri all ora, emette un ruggito da belva assetata di sangue che mi fa sobbalzare ogni volta. Mio padre lo ha reso spaventoso di proposito. Lo ha dotato di un collo extralungo, formato da un tubo di alluminio con una piccola testa anch essa di alluminio, che arretra come una frusta ogni volta che il drago spara. Lo ha anche collocato su una base alta più di un metro, proprio a livello della rete, cosicché il drago troneggia sopra di me. A sette anni sono piccolo per la mia età. (E sembro ancora più piccolo per il mio broncio costante e per via del taglio di capelli con la scodella a cui papà mi sottopone due volte al mese.) Ma in piedi davanti al drago appaio davvero minuscolo. Mi sento minuscolo. Impotente. Mio padre vuole che il drago troneggi su di me non soltanto per incutermi rispetto e ottenere la mia attenzione; vuole che le palle che escono dalla sua bocca atterrino ai miei piedi come se fossero sganciate da un aereo. La traiettoria rende pressoché impossibile rispondere in maniera convenzionale: devo colpire ogni palla d anticipo, altrimenti mi rimbalzerebbe oltre la testa. Ma nemmeno così sono abbastanza veloce per mio padre. Colpisci prima, grida. Colpisci prima. Mio padre urla sempre ogni frase due, talvolta tre, talvolta dieci volte. Più forte, dice, più forte. Ma a che serve? Per quanto forte la colpisca, per quanto presto, la palla torna indietro. Ogni palla che mando al di là della rete va ad 3. una creatura vivente uscita da uno dei miei fumetti: così Andre si figura la macchina lanciapalle nell immaginazione. 552 4. Augustus Gloop in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato: riferimento al romanzo del 1964 di Roald Dahl La fabbrica di ciocco- lato, più volte trasposto al cinema. Nella storia Augustus Gloop è un bambino sovrappeso, molto goloso.

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Narrativa