5. L’ORTOGRAFIA
5 | L’ORTOGRAFIA
Scopri la grammatica!
- Nel brano compaiono molti errori di ortografia. Individuali e correggili. Sai capire il motivo di ciascun errore?
Consonanti semplici / doppie
Attenzione a non scrivere le consonanti doppie come semplici e viceversa. Spesso, la presenza di una o due consonanti genera parole diverse: pala / palla; capello / cappello; pena / penna; caro / carro ecc. Nel dubbio su come si scrive una parola, ricorda di consultare il vocabolario.
Vi sono tuttavia alcune regole che possono aiutarti.
- Si raddoppia sempre la z nei suffissi -ozzo, -uzzo, -izzare, -izzazione, -izzatore, -izzatrice: maritozzo, modernizzare, indicizzazione, organizzatrice.
- Non si raddoppiano mai:
– g e z davanti a -ione: ragione, stagione, stazione, lezione, pozione (fa eccezione loggione, che deriva da loggia);
– z davanti a -ia-, -ie-, -io-: polizia, calvizie, comizio (con l’eccezione di pazzia, razzia e poche altre parole);
– b davanti a -ile: abile, visibile, stabile;
– le consonanti seguite da altre consonanti diverse da l e r; pertanto sono impossibili, in italiano, sequenze come -ccn-, -pps-, -llt- (a differenza di applicare, quattro ecc.).
L’uso di h
La h in italiano non si pronuncia mai come fonema autonomo. La troviamo soltanto:
- nei digrammi ch, gh: chiodo, ghianda;
- in quattro forme del verbo avere: ho, hai, ha, hanno;
- nelle interiezioni; ah, ahi, eh, ehi, ih, uh ecc;
- in alcune parole latine o straniere: habitat, homo, humus, hotel, hostess, handicap ecc.
L’uso di cu / qu / ccu / cqu / qqu
La q in italiano deve essere obbligatoriamente seguita da u più un’altra vocale. I segni cu + vocale e qu + vocale si pronunciano allo stesso modo, così come ccu + vocale, cqu + vocale e qqu + vocale. Come regolarsi, allora? In primo luogo, nel dubbio va consultato il vocabolario. Ma ci sono alcune regole che puoi memorizzare.
Si scrivono con qu:
- parole che erano scritte con qu anche in latino: aquila, quattro, quadro, quotidiano, equo, iniquo;
- gli avverbi di luogo qui e qua, gli aggettivi e pronomi dimostrativi questo e quello, la congiunzione dunque.
Si scrivono con cu:
- parole in cui cu è seguita da consonante: cubo, cugino, incubo ecc.
- parole in cui la vocale successiva non costituisca dittongo con la u, bensì iato: innocuo, arcuato, proficuo, vacuo, evacuare ecc.
- le seguenti parole: cuore, cuoco, scuola, cui, cuoio, circuito, scuotere, percuotere, riscuotere ecc.
L’unica parola italiana con qqu è soqquadro.
Si usa cqu nelle seguenti parole: acqua e i suoi derivati (acqueo, acquolina), acquistare, nei passati remoti come nacque, tacque ecc.
Si usa ccu in taccuino e in tutte le parole in cui ccu è seguito da consonante: accusa, accumulare ecc.
L’uso di ce / cie, ge / gie
Si usano ce e ge nella sillaba finale dei plurali di parole in cui la c e la g sono precedute da una consonante: arance, mance, torce, frange, piogge, spiagge.
Si usano cie e gie nella sillaba finale dei plurali di parole in cui la c e la g sono precedute da una vocale: camicie, ciliegie, valigie. Si usano cie e gie anche:
- nel plurale delle parole in cui la i è tonica (cioè ha l’accento tonico): farmacie, bugie;
- nelle parole che finiscono in -era, -ere: crociera, pasticciere;
- nelle parole cielo (da non confondere con celo, prima persona dell’indicativo presente del verbo celare), cieco (da non confondere con ceco “della Repubblica Ceca”), società;
- in molte parole di origine latina come specie, superficie, sufficiente, effigie.
L’uso di sce / scie
L’uso di ni / gn / gni seguiti da vocale
Si usa ni in alcune parole come genio, niente, colonia. Si usa gn tutti gli altri casi: agnello, bagno, campagna, compagno, ognuno, pigna, stagno.
Si usa gni:
- quando la i è tonica: compagnia.
- nei verbi che terminano in -gnare, alla 1a persona plurale del presente indicativo e nella 1a e 2a plurale del presente congiuntivo, perché la -i- fa parte della desinenza -iamo, -iate: sogniamo, sogniate.
L’uso di li / gli seguiti da vocale
Si usa li:
- all’inizio di parola: liana, lieto, lieve;
- quando la l è doppia: allietare, allievo, palliativo, sollievo;
- se la i è tonica: balìa, regalìe, malìa, Rosalìa;
- in alcune parole come concilio, conciliare, esilio, milione, olio;
- nei nomi propri di persona: Attilio, Duilio, Emilio, Giulia, Ottilia (fanno eccezione Guglielmo e Gigliola);
- in alcuni nomi geografici come Emilia, Italia, Sicilia, Versilia.
Si usa gli:
- nell’articolo e nel pronome: gli uomini, gli parlo, glielo;
- nei nomi geografici di origine straniera: Marsiglia, Siviglia ecc.;
- in tutti gli altri casi in cui non si usa li: aglio, figlio, maglietta, meraviglioso, sbaglio, tagliare ecc.
In un caso è ammessa la doppia grafia: familiare e famigliare sono entrambe forme corrette.
L’uso di mp / mb
L’uso di ls / lz, rs / rz
Elisione e troncamento: l’uso dell’apostrofo
Scopri la grammatica!
- Nel brano compaiono alcuni apostrofi e alcune parole terminano per consonante, anziché per vocale. Sottolinea tutte le forme apostrofate e tutte le parole che terminano per consonante e poi prova a individuare una regola: perché alcune parole prive della parte finale hanno l’apostrofo e altre no?
Che differenza c’è tra le seguenti quattro forme, tutte nella parte conclusiva del brano che hai appena letto?
▶ prender
▶ dall’ansia
▶ commetter
▶ d’italiano
In dall’ e d’ la vocale finale cade davanti alla vocale della parola successiva; quindi se la parola successiva iniziasse per consonante, la caduta non vi sarebbe: dalla tristezza, di spagnolo. Le forme prive della vocale finale (dall’ e d’) non potrebbero essere utilizzate da sole in italiano: possono essere utilizzate solo davanti a parole che iniziano per vocale.
In prender e commetter la vocale finale cade indipendentemente dall’iniziale della parola successiva (che infatti in un caso è una consonante e nell’altro è una vocale: prender da, commetter errori). Inoltre, le due parole prive della parte finale rimangono comunque parole esistenti in italiano.
Il primo fenomeno di caduta di uno o più fonemi e grafemi (dall’, d’) si chiama elisione ed è sempre segnalato dall’apostrofo. Il secondo fenomeno di caduta (prender, commetter) si chiama troncamento o apòcope (dal greco, letteralmente, “taglio”) e non è quasi mai segnalato dall’apostrofo.
L’elisione è la caduta della vocale finale atona di una parola. Può verificarsi soltanto quando la parola successiva comincia per vocale e non è preceduta da una pausa.
Il troncamento o apòcope è la caduta della vocale (apocope vocalica) o della sillaba (apocope sillabica) finale di una parola, indipendentemente da ciò che segue. Può verificarsi soltanto se l’ultima consonante rimasta prima della caduta è l, r, m, n (sol “sole o solo”, amor “amore”, amiam “amiamo”, man “mano”; impossibili casi come cas “casa” o luc “luce”).
L’elisione e il troncamento nella lingua parlata sono molto frequenti (più nell’italiano parlato centrosettentrionale che in quello meridionale), rispetto alla lingua scritta, dal momento che, quando parliamo, tendiamo a legare il più possibile le parole le une alle altre, facendo cadere spesso le vocali finali e iniziali delle parole.
Le regole dell’elisione
L’elisione nella lingua scritta si verifica obbligatoriamente nei casi seguenti.
- Con l’articolo lo e con le preposizioni articolate composte con lo se la parola successiva inizia per vocale: lo spazio, dello spazio, ma obbligatoriamente l’orto, dell’orto.
- Con l’aggettivo dimostrativo maschile quello se la parola successiva inizia per vocale: quell’esperto, quell’amico (ma naturalmente il maschile quel è una forma di troncamento ‒ e non di elisione ‒ ed è obbligatorio al posto di quello tutte le volte che useresti il al posto di lo: quel dispettoso e non quello dispettoso). Nel caso di pronome, l’elisione (e il troncamento) è vietata: Ma tu non eri quello esperto?, Mio figlio è quello dispettoso; a meno che quel non significhi ciò: Prendi quel che vuoi.
- Con l’aggettivo bello se la parola successiva inizia per vocale: bell’argomento (naturalmente, invece, bel è troncamento, come hai già visto, ed è usato soltanto davanti a nomi che iniziano per consonante: bel disastro).
- Con santo e santa se la parola successiva inizia per vocale: sant’Antonio, sant’Anna (naturalmente, invece, san è troncamento, come hai già visto, ed è usato soltanto davanti a nomi che iniziano per consonante: san Francesco).
- Con ci davanti al verbo essere: c’è, c’era ecc.
- In alcune espressioni come anch’io, a quattr’occhi, mezz’ora, nient’altro, sott’occhio, l’altr’anno, senz’altro, tutt’al più, tutt’altro ecc.
- In alcune espressioni con di: d’accordo, d’oro, d’argento, d’epoca ecc.;
- In alcune espressioni con da: d’altra parte, d’altronde, d’ora in poi ecc.
L’elisione è preferibile con l’articolo femminile la e con le preposizioni articolate composte con la: l’innocenza, dell’innocenza.
L’elisione può verificarsi oppure no nei casi seguenti.
- Con questa e quella: quest’informazione, o questa informazione, quell’esperienza o quella esperienza; con questo, invece, sono preferibili le forme senza elisione: questo argomento è meglio di quest’argomento.
- Con le parole di una sola sillaba (a parte i pronomi le e li, che non si elidono mai, e i casi di elisione obbligatoria già visti sopra): t’amo o ti amo, m’ha visto o mi ha visto, se n’è andato o se ne è andato, d’avere o di avere.
Non si deve praticare l’elisione (se non negli usi molto informali) nelle seguenti forme.
- Con ci davanti a parole che iniziano per a, o, u, h: ci abbiamo provato, ci odiano, ci udirono, ci hai (altrimenti c’hai si leggerebbe cai ecc.).
- Con da (tranne che nei casi obbligatori visti sopra: d’altra parte, d’altronde, d’ora in poi): da Ancona, da ascoltare.
- Con i pronomi personali le e li: le avevo dato, li ammiro.
- Con gli articoli plurali gli e le e le preposizioni articolate composte con gli e le: gli abitanti, agli interessati (raramente si pratica l’elisione con gli davanti a parola che inizia per i: gli italiani o gl’italiani).
- Con l’articolo maschile lo (e relative preposizioni articolate) se la parola successiva comincia con i, y o j seguita da un’altra vocale: lo iellato, lo yoga, lo juventino.
Le regole del troncamento
Il troncamento viene segnalato con l’apostrofo, nella lingua scritta, soltanto nei casi seguenti:
- da’ = da(i), imperativo di dare;
- di’ = imperativo di dire;
- fa’ = fa(i), imperativo di fare;
- sta’ = sta(i), imperativo di stare;
- va’ = va(i), imperativo di andare;
- mo’ = mo(do): a mo’ di danza;
- po’ = po(co): un po’ di pazienza;
- nelle interiezioni beh e toh è possibile anche la grafia con l’apostrofo: be’, to’.
In un’unica parola il troncamento è segnalato dall’accento: piè “piede” (a piè di pagina).
In tutte le altre parole, il troncamento non si segna in alcun modo, né con l’apostrofo, né con l’accento (fil di ferro, non far nulla).
Non va l’apostrofo dopo qual: qual è (e non qual’è), poiché si tratta di un troncamento e non di un’elisione (la caduta della vocale può avvenire infatti anche davanti a consonante: Qual buon vento di porta?).
Il troncamento nella lingua scritta comune si verifica oggi raramente (era più frequente nella lingua poetica del passato): forme come amor mio, dar la mano ecc. oggi sono rare (a parte nei testi delle canzoni).
Le seguenti poche forme di troncamento sono oggi obbligatorie.
- Bel, buon e san usati al posto di bello, buono e santo là dove si userebbero il e un (e per
- buon anche l’ maschile) al posto di lo e uno: un bel tipo, buon uomo, buon pastore, buon giorno, san Giorgio. Naturalmente ben e buon sono possibili soltanto se gli aggettivi precedono il nome: bel bambino, buon padre ma bambino bello, padre buono.
- Alcuni nomi comuni geografici (val “valle”, tor “torre” ecc.) che sono diventati nomi propri di luogo: Val d’Arno, Tor di Quinto.
- In alcune espressioni con ben e altre: ben fatto, ben di Dio, or ora, il proverbio A caval donato non si guarda in bocca ecc.
Poche forme di troncamento sono preferibili.
- Nelle parole come signore, dottore, professore, ingegnere, ragioniere, capitano usate prima di un nome proprio (nome, cognome o entrambi) per rivolgersi a un’altra persona o a sé stessi: signor Martini, ingegner Andrea Grandi. A volte si usano anche per parlare di terze persone, ma soltanto se seguite da un nome proprio: il ragionier Fantozzi, il professor Rossi.
- In alcuni aggettivi composti la cui prima parte sia costituita da un aggettivo in -le o -re: nazional-popolare.
Tutte le altre forme di troncamento sono possibili ma comunque poco frequenti: suor Teresa (o suora Teresa), gran disordine (o grande disordine; gran è però l’unica forma possibile in alcune espressioni e modi di dire: a gran voce, di gran lunga, di gran moda, non è un gran che, una gran cosa, gran premio ecc.).
L’uso delle maiuscole
Scopri la grammatica!
- Secondo te, di quale tipo di testo si tratta? Noti qualche errore di ortografia?
L’esempio è tratto da uno scambio di messaggi telefonici. Ti sarà capitato molte volte di scrivere in questo modo, quando comunichi per iscritto con il telefono o via chat.
Come vedi, nel testo mancano le iniziali maiuscole nei nomi propri e dopo i punti.
Naturalmente, quando scrivi un testo più formale devi sempre rispettare le regole ortografiche, che prevedono l’iniziale maiuscola nei casi seguenti.
- All’inizio di un testo, all’inizio di una frase e dopo un punto fermo, interrogativo o esclamativo: Che combini? Niente.
- All’inizio di un discorso diretto: Maria disse: «Vorrei tornare a casa».
- Nei nomi propri (di persona, luogo ecc.): Gianni Rodari, Topolino, Campania, Lecce, il Perù.
- Nei nomi mare, monte ecc., soltanto se fanno parte integrante del nome proprio di quel mare, monte ecc.: Mar Morto, Monte Bianco.
- Nei nomi di feste e ricorrenze: Natale, Pasqua, Ramadan, Hanukkah.
- Nei nomi di periodi o avvenimenti storici, correnti artistiche e simili: il Risorgimento, il Cubismo, la Grande Guerra.
- Nella prima parola del titolo di qualunque opera artistica (libro, canzone, film ecc.): I promessi sposi, Guerre stellari.
- Nelle sigle, in cui puoi scrivere tutte le iniziali maiuscole (USA, ONU), oppure soltanto la prima (Usa, Onu).
- Preferibilmente nei nomi di secoli e millenni: l’Ottocento, il Duemila; nell’indicazione degli anni, vanno bene sia la maiuscola sia la minuscola: gli anni Sessanta, o gli anni sessanta.
- Preferibilmente nei termini che indicano i punti cardinali, soprattutto se sono usati per indicare aree geopolitiche: Nord, Sud, Est, Ovest (e anche il Mezzogiorno “il Sud”).
In altri casi puoi usare sia la maiuscola sia la minuscola, a volte senza alcuna differenza, altre volte con alcune preferenze:
- nei nomi di vie, piazze e simili, il nome via, piazza ecc. può essere con l’inziale sia maiuscola, sia minuscola: via del Corso, o Via del Corso;
- nei nomi terra, sole e luna, l’iniziale è minuscola se sono usati come termini generici (A che ora sorge il sole?), mentre è maiuscola se sono usati come termini astronomici: la circonferenza della Luna;
- i nomi dei popoli sono scritti di solito con l’iniziale minuscola (gli italiani, i francesi); se vuoi, puoi utilizzare la maiuscola per indicare popoli antichi:i Greci e i Romani, oppure i greci e i romani.
La maiuscola cosiddetta di rispetto si può usare:
- in una lettera, per rivolgerti al destinatario: Gentile Signora, vorremmo chiederLe gentilmente di rivolgere la Sua richiesta all’Ufficio oggetti smarriti;
- nei titoli professionali e nei nomi di autorità politiche o religiose: l’Ingegner Neri (o l’ingegner Neri), il Presidente della Repubblica, il Ministro degli Interni; il Papa.
Talvolta può essere utile distinguere parole uguali ma con diverso significato:
▶ un bel paese di montagna / l’economia del Paese
▶ la camera da letto / la Camera dei deputati
▶ una piccola chiesa di campagna / la Chiesa cattolica
Fissa i concetti
In pratica
COME EVITARE GLI ERRORI ORTOGRAFICI PIÙ COMUNI
1 Sottolinea l’alternativa corretta.
1. Vuoi che ti accompagniamo / accompagnamo noi alla festa? 2. A ogni azione / azzione corrisponde una reazione uguale e contraria: è la terza legge della dinamica. 3. L’ostess / hostess è stata davvero gentile, e nonostante la mia paura di volare sono riuscito a calmarmi. 4. La scenografia / scienografia di quest’opera teatrale era davvero curata: comunicava bene le emozioni / emozzioni dei personaggi. 5. Hai preparato le valige / valigie, o ancora devi ultimarle? 6. Il lavoro degli artificeri / artificieri è molto pericoloso. 7. Nell’insalata preferisci l’aceto / acieto o il limone? 8. Hai ragione / raggione, Marco, la Rivoluzione francese è scoppiata nel XVIII secolo, non nel XVII. 9. Non mi piace l’agniello / agnello, preferisco il pescie / pesce. 10. Adele legge davvero molti quotidiani / cuotidiani, che le permettono di essere molto aggiornata / agiornata sui fatti di attualità.
2 Alcune persone hanno commesso due sbagli: il primo è di scrivere sul muro, deturpando la bellezza di una strada; il secondo è… nell’ortografia. Riscrivi nel quaderno le frasi correggendo gli errori.
3 Completa le parole scrivendo le lettere correttamente.
1. Professore, prima di co.............letare l’esercizio dobbiamo seg.............are le parole che non cono.............mo? 2. La pizza è davvero unta: c’è troppo o.............o. 3. Nell’ultima risposta biso.............va mettere fa.............o, non vero. 4. In quel negozio vendono ca.............ature dal tacco da.............ero vertiginoso. 5. Puoi a.............ndere i fornelli e mettere la pentola d’a.............ua sul fuoco? 6. La scuola è il luogo in.............i gli studenti vanno per i.............arare tante cose differenti. 7. La.............evitazione di questo impasto può durare anche venti.............ttro ore. 8. Non voglio disto.............rti dalle tue fa.............nde, perciò torno a casa. 9. Sono .............ettico sul risultato di questo pro.............tto. 10. La mia materia preferita è .............enze, perché mi piace cono.............re la natura e l’uomo.
4 Correggi nel quaderno gli errori ortografici presenti nel testo della canzone. Poi cercala in Internet, ascoltala e verifica le tue correzioni.
Il sorriso regalato a quel passante
Un paragrafo di una paggina qualuncue
La storia è un equilibrio tra le fonti
Il disegnio che compare unendo i punti
Un patto firmato, un bacio non dato
Il futuro che canbia
È una somma di piccole cose
Una somma di passi, che arrivano a ciento
Di scelte sballiate, che ho capito col tempo
Ogni voto buttato
Ogni centimetro in più
Come ogni minuto che habbiamo sprecato
E non ritornerà
Scavalciamo quei cancelli uno ad uno
Nelle cellule di un uomo è il suo destino
Abbiamo due soluzzioni
Un bell’asteroide e si ripparte da zero
O una somma di piccole cose
(Adattato da N. Fabi, Una somma di piccole cose, 2016)
ELISIONE E TRONCAMENTO: L’USO DELL’APOSTROFO
5 Nel seguente elenco di sintagmi nominali, alcuni presentano una elisione obbligatoria, altri una elisione facoltativa, altri una elisione scorretta. Sottolinea i casi in cui l’elisione è obbligatoria.
1. l’orologio
2. filo d’erba
3. d’Udine
4. gl’occhi
5. l’elezioni
6. c’amiamo
7. quell’orecchio
8. l’avevo chiamati
9. sant’Egidio
10. c’erano
11. dell’amicizia
12. gl’iati
13. d’altro canto
14. quest’annuncio
15. vent’anni
16. t’invito
6 Trova nell’esercizio 5 le forme elise errate e ricopiale nel quaderno, aggiungendo, per ciascuna, la forma corretta.
7 Scegli l’alternativa corretta.
1. Il pranzo è servito. Buono / Buon / Buon’ appetito! 2. Per favore, va / và / va’ in macelleria e compra del macinato per il ragù. 3. Qual / Qual’ / Quali è il tuo colore preferito? 4. Oggi ho studiato tutto il dì / di / di’, perciò sono stanchissimo! 5. Per favore, di’ / dì / di qualcosa: questo silenzio mi fa’ / fà / fa soltanto innervosire! 6. Se non hai capito questa nuova parola, a pie’ / pie / piè di pagina trovi il significato. 7. Che bel / bell’ / bel’ amico che sei! Ti avevo chiesto di non dire a nessuno della festa a sorpresa per Tiziana. 8. Non mi va’ / và / va di uscire.
8 Trova gli errori ortografici e correggili nel quaderno.
Qual’alimenti ti aiutano a crescere? Perchè alcuni alimenti ci piacciono più di altri? E, soprattutto, da dove nasce davvero l’impulso a mangiare? Tutti conosciamo la fame, che non è altro che un segnale d’allarme dell’organismo: quando calano gli zuccheri nel sangue, arriva un’impulso al cervello. Ecco, così, che lo stomaco e pronto a ricevere alimenti, la salivazione aumenta e tutto lo apparato digerente si prepara a mettersi in moto. Ma perché alcuni cibi ci piacciono e altri un pò meno o per nulla? Il gusto in parte è innato. Poi, naturalmente, viene condizionato d’una serie di fattori esterni, come l’abitudini alimentari del Paese in cui viviamo, quelle della nostra famiglia, le nostr’esperienze personali ecc. Il gusto, inoltre, puo’ anche essere “educato”: se una cosa proprio non ci piace, abituandoci a mangiarla pian piano la troveremo sempre meno disgustosa.
(Adattato da focusjunior.it)
9 Per ciascuna coppia di parole scrivi una frase che le contenga entrambe.
1. da – da’
2. di – dì
3. fa – fa’
4. da – dà
L’USO DELLE MAIUSCOLE
10 Associa a ogni breve testo la funzione che le maiuscole hanno al suo interno.
Testi |
Funzioni delle maiuscole |
1. Gentile professoressa Anselmi, Le scrivo per informarLa che mio figlio sarà assente nei prossimi giorni per motivi di salute. |
a. Distinguere due significati diversi della stessa parola. |
2. Tutti dovrebbero leggere la costituzione della Repubblica. La repubblica è una forma di governo in cui la sovranità appartiene al popolo. |
b. Caratterizzare le singole lettere di una sigla. |
3. Il Verismo tenta di rappresentare la vita reale senza giudizi da parte dell’autore. |
c. Segnalare l’inizio di un discorso diretto. |
4. Mia cugina mi ha detto: “Vieni in pizzeria sabato?”. |
d. Indicare un processo storico o una corrente artistica o letteraria. |
5. L’UE, che ha assunto la sua attuale denominazione nel 2007, conta 27 membri. |
e. Esprimere rispetto. |
11 Scrivi delle frasi con queste parole, usandole sia con la maiuscola sia con la minuscola. Attenzione, la variazione comporta anche un cambiamento di significato.
1. Terra – terra
2. Paese – paese
3. Via – via
4. Greci – greci
5. Luna – luna
6. Borsa – borsa
7. Camera – camera
8. Consiglio – consiglio
12 Ricopia nel quaderno il testo inserendo le iniziali maiuscole dove necessario.
nelle vetrine dei negozi di giocattoli di manhattan luccicano, accanto agli addobbi con santa claus, le nove braccia delle menorah per l’hanukkah, la festa ebraica delle luci. tradizionalmente celebrati dal 25 kislev al 2 tevet del calendario ebraico, gli otto giorni di festività cadono in un periodo particolarmente sentito dalla società americana e definito con il termine di holiday season. a partire dal giorno del ringraziamento (26 novembre) il calendario statunitense è infatti costellato di ricorrenze che, almeno dal punto di vista simbolico, hanno assunto lo scopo di rappresentare lo spirito di coesione, tolleranza e convivenza all’interno della composita realtà americana. le origini dell’hanukkah sono fatte risalire alla rivolta di giuda maccabeo (167 a.c.) il quale, dopo aver riconquistato gerusalemme, riconsacrò il grande tempio profanato dal sovrano seleucide antioco iv epifane. a commemorazione dell’evento che sancì una nuova libertà si accendono le luci dei candelabri dissipando le tenebre che cingono la stagione invernale; riuniti a tavola si consumano cibi tradizionali, come i sufganiyot, sorta di krapfen alla marmellata, e si cucinano preferibilmente pietanze fritte in allusione alla valenza miracolosa che l’olio ebbe nel racconto dell’istituzione di hanukkah.ome i sufganiyot, sorta di krapfen alla marmellata, e si cucinano preferibilmente pietanze fritte in allusione alla valenza miracolosa che l’olio ebbe nel racconto dell’istituzione di hanukkah.
(Adattato da treccani.it)
giochi di PAROLE L’insegnante divide la classe in gruppi di tre studenti e detta un brano diviso in tre parti, ciascuna delle quali verrà trascritta da uno dei componenti di ciascun gruppo. Dopo che l’insegnante avrà finito di dettare, ogni squadra avrà tre minuti di tempo per riguardare il testo trascritto a più mani e correggere eventuali errori. Vince la squadra che alla fine consegnerà il testo con meno errori.
La Grammatica Treccani - volume A
Morfologia, sintassi, lessico, fonologia, ortografia