Dai fatti alla Storia - volume 3

Indizi di una guerra annunciata | CAPITOLO 1 Futurismo Movimento culturale e artistico d avanguardia, nato agli inizi del Novecento che si poneva in contrasto con i canoni e i principi culturali delle precedenti epoche. Mare nostrum Espressione latina, mare nostro , con cui i romani indicavano il Mar Mediterraneo, in quanto tutte le coste che lo delimitavano erano sotto il controllo di Roma. Il futurista Filippo Tommaso Marinetti (primo a sinistra) ed Enrico Corradini (a cavallo) furono tra i corrispondenti al seguito dell esercito italiano durante la guerra italo-ottomana in Libia nel 1911. QUANDO 1911-12 Guerra italoottomana fronti delle forze e delle istituzioni politiche, ritenute responsabili del ruolo marginale ricoperto dall Italia sul piano internazionale: Giolitti, il parlamento e il socialismo. I nazionalisti erano favorevoli a instaurare un governo autoritario, pur di realizzare la loro aspirazione di fare del paese una potenza europea. Per conquistare il maggior numero di consensi, il linguaggio e la retorica usata dal movimento erano un insieme di termini provenienti da culture politiche differenti: dai termini marxisti adoperati per conquistare la classe operaia e contadina, agli slogan imperialisti per compiacere coloro che vedevano nella politica coloniale la soluzione ai problemi del paese. I vecchi ideali nazionali di tipo ottocentesco, in linea con quanto stava avvenendo in tutta Europa, avevano ormai subìto anche in Italia una mutazione netta a favore di un nazionalismo aggressivo; al posto degli ideali di amor di patria, indipendenza e libertà dei popoli, si stavano facendo largo quelli di orgoglio nazionale, volontà di potenza, dominio fra i popoli. La convinzione dei nazionalisti si fondava su un idea vitalistica che li spingeva all azione. Contro quella che consideravano la mediocrità della classe politica italiana, senza nerbo e senza risolutezza, intendevano creare una élite di uomini capace di instaurare un nuovo ordine, fondato sull autorità dei più forti: l Italia, secondo questa visione, era chiamata ad assolvere una specifica missione storica. Attraverso l abile uso di forme propagandistiche, un certo numero di intellettuali e letterati, molti dei quali appartenenti al gruppo dei futuristi, aggregarono intorno a loro nuclei sempre più ampi di piccola borghesia e ceti medi disposti all avventura imperialista. LA CONQUISTA DELLA LIBIA Giolitti, nel 1911, per arginare la spinta della nuova destra nazionalista e preoccupato per l estendersi delle critiche al suo sistema di potere, tentò la carta dell impresa coloniale, forte anche del permesso derivante dagli accordi presi con la Francia. L operazione si connotò, quindi, di una significativa valenza interna, nel senso che servì a Giolitti per riassorbire l opposizione politica. L obiettivo dell operazione coloniale italiana fu la Libia, che si trovava sotto il controllo sempre più debole di un Impero ottomano ormai sulla via del tracollo. In quella zona già da tempo intratteneva attività economiche il Banco di Roma, istituto di credito fondato nel 1880 e legato anche alla finanza del Vaticano, che vedeva di buon occhio l operazione di conquista: attorno a esso si coagularono gli interessi di imprenditori e gruppi industriali. L impresa libica ottenne anche il sostegno degli organi di stampa, in particolare del Corriere della Sera e della stampa cattolica, che propose il conflitto come una crociata contro i musulmani. In un contesto euforico, che trovò grande adesione nella popolazione, sembrarono ormai maturi i tempi per far valere la forza italiana nel Mediterraneo, il mare nostrum degli antichi romani. Il 29 settembre 1911 l Italia dichiarò guerra all Impero ottomano, occupò la Tripolitania e la Cirenaica e, tra non poche difficoltà, sconfisse l esercito turco, costringendo il governo ottomano a cedere la Libia e le isole del 29

Dai fatti alla Storia - volume 3
Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi