APPROFONDIAMO - LUOGHI ED EVENTI - Arcipelago gulag

SEZIONE B | TOTALITARISMI E CRISI DELLE DEMOCRAZIE In queste condizioni la morte sopraggiungeva molto frequentemente per debilitazione, fame, malattie. Le sofferenze fisiche, ma anche psichiche, degli internati e le brutalità cui vennero sottoposti furono una costante. Il numero di campi era amplissimo, al punto che si è parlato di arcipelago per indicarne e sottolinearne la capillare diffusione, una sorta di sistema funzionale all esercizio totalitario e omicida del potere (> A ). Ci furono circa 3 milioni di prigionieri fino agli anni delle purghe e, se si sommano questi morti a tutti gli altri provocati dalla politica di Stalin (quindi dai kulaki fino alle epurazioni), si arriva, secondo alcune stime, a circa 9 milioni di vittime, anche se occorre dire che le cifre sono incerte. IL MITO STALINIANO E IL CULTO DELLA PERSONALIT Per realizzare un piano tanto radicale di ristrutturazione della società sovietica, Stalin ebbe bisogno di un potere vastissimo e incontrollato. In verità, le basi di un regime dittatoriale erano state poste da Lenin negli anni della guerra civile: in quel periodo si assistette a un profondo accentramento della vita politica nelle mani del partito e del suo capo, e all esclusione di ogni forma di dissenso, con il ricorso a pratiche repressive e autoritarie. APPROFONDIAMO LUOGHI ED EVENTI ARCIPELAGO GULAG Il regime sovietico guidato da Stalin realizzò centinaia di gulag, un sistema diffuso di campi in cui venivano inviati inizialmente gli oppositori politici, sottoposti al lavoro forzato con l intento di rieducarli e correggerli. Collocati in regioni particolarmente difficili dal punto di vista ambientale (Siberia, Estremo Oriente russo), i gulag ospitarono prigionieri dediti all estrazione di risorse minerarie e alle attività forestali per la realizzazione di grandiose opere (canali, sistemi ferroviari, dighe). Negli anni Trenta i gulag raggiunsero una capacità di assorbimento di oltre 1 milione di prigionieri all anno. Tale cifra raddoppiò nel corso dei primi anni Cinquanta, raggiungendo anche un picco di 2 800 00 persone. Solo dopo la morte di Stalin nel 1953 si giunse a una revisione degli scopi dei campi e quindi a un amnistia per i detenuti. A far conoscere la realtà tragica e violenta dei gulag fu il romanzo g a ¤¬ a a d¬ . a e ¬ ¬ (1962), dello scrittore russo e a d ] e ¬c , in cui si racconta appunto una giornata-tipo di un detenuto in ca ¬be ¬a . ] e ¬c a e a £a confluire in quest opera la sua esperienza di condannato a otto anni di prigionia per aver criticato l operato di Stalin. In seguito, l autore cominciò a scrivere una lunga opera che intendeva dar conto, in forma narrativa, dell intero sistema o arcipelago dei 264 campi di repressione sovietici. Dopo numerosi ostacoli opposti dal regime sovietico alla pubblicazione dell opera, essa vide la luce in Occidente nel 1973, ottenendo un grande successo. Un altra drammatica testimonianza si ebbe nel 1989 quando lo scrittore Varlam alamov pubblicò I racconti di Kolyma, in cui raccontò i suoi vent anni di detenzione in uno dei più famigerati campi di lavoro, nella regione siberiana d e c e ¬ £¬ e ; a, e ¬ c ¬ de c ¬ etro paesaggio di morte e di disumanità. Lavori forzati dei detenuti di un gulag.

Dai fatti alla Storia - volume 3
Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi