5 I LUMI IN ITALIA

Le trasformazioni del Settecento e l Illuminismo | CAPITOLO 5 5 Un numero della rivista «Il Caffè . I LUMI IN ITALIA MARIA TERESA, I FRATELLI VERRI E CESARE BECCARIA L Illuminismo ebbe dunque il suo centro più attivo in Francia, ma si manifestò anche in altre realtà dell Europa del Settecento. Per quanto riguarda la penisola italiana, il principale centro di irradiazione della cultura illuminista fu certamente Milano. Ormai da inizio secolo in mano agli austriaci (> C3.5), durante il regno di Maria Teresa d Asburgo la città lombarda fu sede di un vero e proprio circolo, che dava vita alla rivista «Il Caffè (un periodico edito tra il giugno 1764 e il giugno 1766) e che ruotava attorno ai fratelli Pietro e Alessandro Verri. Tuttavia, la figura centrale del gruppo fu certamente Cesare Beccaria, autore dell opera più diffusa e più nota a livello internazionale dell Illuminismo italiano: Dei delitti e delle pene (1764, > F ). Ben presto tradotto in varie lingue, il breve LA FONTE Dei delitti e delle pene Oltre a essere l opera italiana più celebre del periodo illuminista, Dei delitti e delle pene è anche una fonte di straordinaria importanza per chi vuole studiare non solo la storia dell Illuminismo in Italia, ma anche la storia della giustizia nel mondo occidentale. dentale. Questa inutile prodigalità di supplicii, che non ha mai resi migliori gli uomini, mi ha spinto a esaminare se la morte sia veramente utile e giusta in un governo bene organizzato. Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro simili? Non certamente quello da cui risulta la sovranità e le leggi. Esse non sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno; esse rappresentano la volontà generale, che è l aggregato delle particolari. Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l arbitrio di ucciderlo? Come mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere quello del massimo tra tutti i beni, la vita? E se ciò fu fatto, come si accorda un tal principio coll altro, che l uomo non è padrone di uccidersi, e doveva esserlo se ha potuto dare altrui questo diritto o alla società intera? Non è dunque la pena di morte un diritto, mentre ho dimostrato che tale essere non può, ma è una guerra della nazione con un cittadino, perché giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere. Ma se dimostrerò non essere la morte né utile, né necessaria, avrò vinto la causa dell umanità. Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, edizione a cura di R. Fabietti, Einaudi, Torino 1973, cap. 28, Della pena di morte, p. 69 I supplizi di cui l autore ha parlato nei capitoli precedenti. Dall uso di questo termine possiamo comprendere l influenza che il pensiero di Jean-Jacques Rousseau ebbe su Beccaria. Beccaria pone una serie di domande al lettore, per portarlo a comprendere il suo ragionamento. A qualcun altro. La pena di morte non è un diritto, ma una guerra che un intera nazione muove a un singolo cittadino. Che tale non può essere. Quella che Beccaria si propone di vincere è una battaglia di civiltà per l intera umanità. INTERROGHIAMO LA FONTE 1 Che cosa rappresentano le leggi e la sovranità per Cesare Beccaria? 2 Per quale motivo per l autore il diritto di uccidere un altra persona non può provenire dalle leggi o dall autorità? 129

Dai fatti alla Storia - volume 2
Dai fatti alla Storia - volume 2
Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento