Dai fatti alla Storia - volume 2

Le trasformazioni del Settecento e l Illuminismo | CAPITOLO 5 guenza, la percentuale di popolazione dedita all agricoltura diminuì notevolmente nel corso del Settecento. Il disegno di un aratro raffigurato nell Encyclopédie di Denis Diderot e Jean d Alembert, volume 18, 1762. Il Settecento fu il secolo della patata: il tubero era già arrivato in Europa dall America nel Cinquecento ma la diffidenza nei suoi confronti non aveva consentito la sua coltivazione. Uno dei promotori della patata in Europa fu Antoine Parmentier, un farmacista francese, che nel corso della Guerra dei Sette anni scoprì le potenzialità del tubero che veniva dato ai carcerati. NUOVE ABITUDINI ALIMENTARI I mutamenti nell agricoltura cambiarono anche molte abitudini alimentari. infatti a partire dal XVII secolo che divennero abituali in Europa alcuni prodotti d importati dalle Americhe, come il peperone, laa zucchina o il fagiolo. Parimenti provenienti dal Nuovo Mondo erano anche due colture che, più di qualsiasi altra, ebbero un forte impatto sulla dieta delle popolazioni europee: il mais e la patata. Il mais, o granturco, si diffuse dalla Spagna in Provenza, e poi in Italia settentrionale, Slovenia e Ungheria. Rispetto al grano, il mais aveva il vantaggio di costare meno e di essere molto più produttivo: la resa per seme, ovvero il rapporto tra la quantità seminata e quella raccolta, era di 1 a 5 per il grano e di 1 a 25 per il mais. La nuova coltura si diffuse largamente nel nord della penisola italiana, mostran- do una grande capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali. Il pane di mais e la polenta divennero elementi base della dieta dei contadini, mentre il grano rimase il cereale più richiesto dalle fasce alte della popolazione. Assai più lenta fu invece l introduzione in Europa della patata. Anche in questo caso, si tratta di un alimento molto più produttivo del grano e, in aggiunta, molto più calorico. Tuttavia, fino alla seconda metà del Settecento, la patata rimase una curiosità per botanici ed erboristi, un alimento dal quale si temeva di contrarre malattie e che veniva impiegato unicamente come cibo per gli animali. Solo una serie di cattivi raccolti obbligò le popolazioni del Nord Europa a cominciare a nutrirsi di questo tubero, che ebbe immediato successo nei Paesi Bassi, in Irlanda, in Inghilterra e nel nord della Germania, mentre nel resto del continente si impose solo a partire dall Ottocento. Altri prodotti furono certamente meno importanti nella dieta di tutti i giorni delle popolazioni europee, ma conobbero comunque una larga diffusione. il caso del tabacco (masticato o fumato), del cacao e di bevande come caffè e tè. Se questi ultimi prodotti, tuttavia, venivano prevalentemente consumati dalle fasce sociali più agiate, crebbe la varietà e il consumo di alcolici tra gli strati più umili: rum (distillato della canna da zucchero), gin, brandy, vodka (distillato del frumento) e soprattutto birra, ottenuta mediante la fermentazione alcolica di orzo, luppolo e altri cereali. INDUSTRIA DOMESTICA, ARTIGIANALE E ACCENTRATA Oltre alla produzione agricola, nella seconda metà del Seicento si registrarono importanti cambiamenti anche nel settore della produzione manifatturiera. A tal proposito, gli studiosi hanno individuato tre diverse tipologie di industria , dovendosi intendere con questo termine non il moderno sistema industriale delle fabbriche, ma tutto il complesso di attività destinate alla produzione di beni materiali. Si tratta di tre tipologie nate in momenti differenti e che, nei secoli dell età moderna, convissero, almeno sino a metà del Settecento. L industria domestica era la forma di produzione rivolta all autoconsumo familiare: nei momenti di pausa dal lavoro nei campi, ci si dedicava in casa alla rea- 121

Dai fatti alla Storia - volume 2
Dai fatti alla Storia - volume 2
Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento