Dai fatti alla Storia - volume 2

Le trasformazioni del Settecento e l Illuminismo | CAPITOLO 5 coltivati in tre parti e di lasciarne riposare, a rotazione, un terzo ogni anno. L Europa mediterranea fu esportatrice di cereali e olive, unicamente grazie all estensione delle terre coltivate e alla ridotta domanda interna. La situazione generale appena descritta rendeva inoltre difficile sia la compravendita della terra, sia l introduzione di migliorie tecniche per aumentare la produttività. Il quadro era già parzialmente diverso se ci si spostava, però, un po più a nord: in Catalogna e nell Italia centro-settentrionale, la maggiore disponibilità di acqua favorì la costruzione di canali e un miglior sfruttamento del terreno. Un agricoltura di tipo intensivo consiste proprio nell attuazione di una serie di misure volte ad aumentare la produttività del singolo pezzo di terra, senza bisogno di ampliare la superficie coltivata. Per ottenere tale risultato si ricorrereva all utilizzo di tecniche agronomiche spesso di origine medievale, all investimento di denaro per introdurre varie migliorie (per esempio l impianto di alberi da frutto, vigneti e nuove colture, come il mais), o anche alla rotazione continua dei terreni e all integrazione fra agricoltura e allevamento. Una fattoria in Olanda nella quale convivono agricoltura e allevamento in un dipinto del 1700 ca. UN EUROPA A DUE VELOCIT : IL NORD DEL CONTINENTE Anche nel resto d Europa la situazione era molto variegata, diversa da zona a zona. La Russia, per esempio, rimase assai arretrata in quanto a tecniche di coltura, almeno fino all Ottocento: la cerealicoltura estensiva e il latifondo rappresentavano la norma, colonne di un sistema che si basava essenzialmente sullo sfruttamento dei servi della gleba, contadini legati alla terra che coltivavano e ai quali veniva negata qualsiasi possibilità di cambiamento sociale. Nell area germanica, forme di coltura tradizionale si mescolarono a varie innovazioni, in un quadro in cui rimase a lungo la pratica del maggese ma vennero anche introdotte nuove colture, come la patata e le piante foraggere (erba medica, trifoglio o rapa, per citare alcuni esempi), utili anche per dar da mangiare al bestiame. Tale quadro si modificava radicalmente in un altra regione d Europa: le Province Unite. In un territorio ricco d acqua e che presentava un ramificato sistema di dighe e canali, la pratica del maggese era stata abbandonata già nel Cinquecento. Per far riposare il terreno e combatterne l impoverimento di sali minerali dovuto alla coltivazione intensiva, si introdussero nel corso del Seicento le piante foraggere, per un duplice scopo. Il primo, già noto in altre parti d Europa, era legato alla necessità di alimentare una quantità sempre crescente di bestiame, perché lo sterco era l unico concime allora conosciuto e quanti più animali si possedevano, più si poteva concimare il terreno. La seconda ragione dietro l utilizzo delle piante foraggere è però la più importante: tali piante erano dotate delle proprietà chimiche utili a rigenerare la fertilità del terreno e a ripristinarne, dunque, la capacità produttiva. Grazie quindi alle piante foraggere si avevano terreni più fertili e cibo per più animali, da utilizzare per il lavoro nei campi e dai quali ricavare non solo carne, ma anche latticini. Nonostante tali innovazioni, tuttavia, le Province Unite non raggiunsero mai il livello di produttività agricola toccato da un altra protagonista dell Europa dell epoca: l Inghilterra. 119

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Dai fatti alla Storia - volume 2
Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento