Tua vivit imago - volume 1

L autore Cicerone Analisi del testo Le tre nalità e i tre stili dell oratoria L oratore nei processi e nelle cause civili deve probare, delectare, ecte re. Di questi tre scopi Cicerone aveva già parlato nel De oratore (II, 115): Ita omnis ratio dicendi tribus ad persuadendum rebus est nixa: ut probemus vera esse, quae defendimus; ut conciliemus eos nobis, qui audiunt; ut animos eorum, ad quemcumque causa postulabit motum, vocemus, «Tutta l arte del dire poggia su questi tre mezzi di persuasione: dimostrare la veridicità della propria tesi, accattivarsi gli ascoltatori e provocare nel loro animo qualsiasi emozione richiesta dalla causa (trad. M. Martina). A questi tre ni dell oratore corrispondono altrettanti stili (i genera dicendi, le cui caratteristiche sono esposte in Orator 20-21), rispettivamente l umile (o tenue), il medio e il sublime (o grave), qui detti subtile, modicum e vehe mens (rr. 4-5). Il perfetto oratore Quella del ecte re è l arma più potente per riscuotere successo: id unum ex omnibus ad obtinendas causas potest plurimum (rr. 3-4). L oratore ideale dunque non si limita a specializzarsi in un solo stile: egli maneggia e regola armoniosamente i tre stili (è la tripertita varie tas, r. 7), proprio come Demostene, del quale «non c è mai stato un oratore più solenne né più ne né più equilibrato (Orator 23); è capace cioè di contemperare il sublime, l umile e il medio. Il perfetto oratore è inoltre dotato di una grande capacità di discernimento e di attuazione delle scelte, che gli consente di accordare lo stile necessario a ogni circostanza e a ogni causa (rr. 6-8). Un ruolo fondamentale è però svolto dalla sapientia, cioè il deco rum, grazie al quale si riesce a comprendere cosa conviene e si evita di cadere in errore, nella vita come nella scrittura (rr. 10-13). L oratore ideale è ricercato sulla base del valore che Marco Antonio attribuiva al titolo di elo quens; nel Libellus de ratione dicendi egli infatti afferma «di aver visto molti uomini facondi, ma nessuno eloquente (Orator 18), cioè abili parlatori ma non oratori sorretti dalla conoscenza teorica dell eloquenza, dalla cultura e dalla morale. Nel De oratore (II, 128-129) Cicerone chiarisce le tre rationes di Antonio: «guadagnare la simpatia degli ascoltatori, informarli, coinvolgerli emotivamente. Di questi tre obiettivi, il primo esige dolcezza nel parlare, il secondo acume, il terzo energia: perché il giudice decida la causa in nostro favore infatti è necessario che o sia ben disposto verso di noi per inclinazione spontanea o venga persuaso dalle nostre argomentazioni o indotto dalle sue emozioni (trad. M. Martina). Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. Elenca i fini dell eloquenza, poi indica per ognuno di essi qual è il motivo che spinge l oratore a servirsene e qual è lo stile più adatto per ciascuno. 2. Perché più di ogni cosa è importante ecte re? ! repetita iuvant IL GENITIVO DI PERTINENZA Il genitivo di pertinenza indica la persona o la categoria di persone a cui qualcosa conviene o si addice; può però riferirsi anche a un concetto astratto. unito al verbo esse, che può essere sottinteso, e lo si può trovare da solo (Probare necessitatis est, delectare suavitatis, ecte re victoriae, rr. 2-3), oppure accompagnato da aggettivi o sostantivi come proprium, munus, of cium. Svolgi&Veri ca Esercizi interattivi 1. Inquadra il QRCode: individua il genitivo di pertinenza nelle frasi proposte. ANALISI 3. Nel tradurre un passo di un trattato tecnico, particolare rilievo assumono le scelte lessicali. Indica lo specifico significato che assumono nel testo i seguenti termini: elo quens, dice re, probare, delectare, ecte re, genera dicendi, subtile, modicum, vehe mens, deco rum. 607

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Età arcaica e repubblicana