Tua vivit imago - volume 1

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 25 bunum virtutem consularem crudelissime vexatam esse meminisset? Oppressisset omnia, posside ret, tene ret: lege nova, quae est inventa apud eum cum rel quis legibus Clodianis, servos nostros libertos suos fecisset: postremo, nisi eum di immortales in eam mentem impulissent, ut homo effeminatus fortissimum virum conaretur occidere, hodie rem publicam nullam haberetis. era stata crudelmente perseguitata la virtù di un uomo consolare? Tutto avrebbe calpestato, tutto sarebbe in suo saldo possesso; con una nuova legge, scoperta in casa sua con le altre leggi clodiane, avrebbe reso suoi liberti i nostri schiavi. In conclusione, se gli dèi immortali non avessero indotto quell effeminato a tentar d uccidere un uomo di grandissimo coraggio, oggi non avreste più uno Stato. (trad. P. Fedeli) virtutem consularem: è il soggetto dell in nitiva con il verbo al passivo (vexatam esse); l oratore si riferisce a sé stesso: nel 58 a.C. Clodio, da tribuno della plebe, si era adoperato per mandare in esilio Cicerone che cinque anni prima, nel 63 a.C., era stato console. Oppressisset tene ret: apodosi di un periodo ipotetico dell irrealtà la cui protasi ( se Clodio fosse divenuto pretore ) è sottintesa; nota il passaggio dal piuccheperfetto del primo verbo (Oppressisset) all imper- fetto degli altri due (posside ret e tene ret), che sono conseguenza del primo. servos nostros libertos suos fecisset: ancora un riferimento, questa volta più esplicito (i servi nostri, i nostri schiavi , di r. 23, diventano ora liberti sui, i suoi liberti ), al tentativo di Clodio di fare dei liberti un importante forza politica, controllata da lui stesso. nisi eum impulissent, ut: se gli dèi immortali non lo (eum) avessero indotto alla decisione di (eam mentem è prolettico della proposizione completiva introdotta da ut). homo effeminatus: de nire Clodio un uomo effeminato è un espediente con cui Cicerone vuole ridicolizzare l aggressore ponendolo in contrapposizione al vir Milone. Nel paragrafo 55 dell orazione Cicerone aveva affermato allo stesso modo che Clodio, benché pronto ad aggredire Milone cogliendolo alla sprovvista, si era imbattuto come una donna in uomini veri (mulier inciderat in viros). impulissent haberetis: periodo ipotetico dell irrealtà. Analisi del testo I crimini di Clodio Tramite l espediente della distributio ( enumerazione ), Cicerone elenca le angherie commesse da Clodio (rr. 2-8), a iniziare dalla violazione dei riti della Bona Dea, che questi aveva perpetrato nel dicembre del 62 a.C., e dall assoluzione nel processo seguito allo scandalo, ottenuta corrompendo i giudici. L oratore si sofferma poi sui fatti del 58-56 a.C.: da tribuno Clodio aveva perseguitato il Senato per far approvare la legge che condannava Cicerone all esilio e, dopo la condanna, aveva rovinato tutta l opera svolta dal console, aveva distrutto la sua casa sul Palatino e raso al suolo le ville di Formia e di Tuscolo. La persecuzione fu esercitata anche a danno dei familiari di Cicerone (rr. 5-6): Terenzia insieme con i gli era stata costretta a rifugiarsi a casa di sua sorella Fabia per evitare i pubblici insulti dei clodiani. Clodio inoltre, forse sobillato da Cesare, aveva esercitato una decisa opposizione nei riguardi di Pompeo e dei suoi uomini (Cn. Pompeio nefarium bellum indixerat, rr. 6-7); in ne, in Etruria, dove possedeva dei fondi, si era comportato dispoticamente 594 verso gli abitanti dei luoghi circostanti i suoi territori, aveva compiuto spesso delle devastazioni e si era appropriato con la violenza di beni immobili altrui (vastarat Etruriam, multos sedibus ac fortunis eiecerat, r. 8). Questa lunga sequenza di misfatti e scelleratezze serve a Cicerone per dimostrare ai giudici che Clodio ha fatto continuamente ricorso alla violenza durante la sua carriera politica, aspetto che l oratore considera un ulteriore prova della sua versione dei fatti, cioè che Milone ha ucciso per legittima difesa. Clodio pensava che, eliminato Milone, nessuno lo avrebbe ostacolato durante la sua pretura e più volte aveva dichiarato l intenzione di uccidere il rivale politico; numerosi elementi dimostrano che Clodio è stato l aggressore e Milone l aggredito. Del resto, secondo il difensore, se anche Milone avesse ucciso Clodio con premeditazione, dovrebbe essere assolto, gli si dovrebbe mostrare riconoscenza e tributare lode, perché Clodio era un pericolo costante per tutti, un vero e proprio agello (pestis, r. 16):

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Età arcaica e repubblicana