PLUS - Il senatus consultum ultimum

L autore Cicerone Il senatus consultum ultimum Il senatus consultum ultimum era un decreto senatorio con cui, in caso di eccezionale pericolo per le istituzioni repubblicane, si conferivano poteri dittatoriali ai consoli mediante la formula consules rem publicam defendant operamque dent, ne quid res publica detrimenti capiat, «i consoli tutelino lo Stato e provvedano che esso non subisca alcun danno . Durante lo stato di assedio si instaurava la legge marziale e venivano soppresse l intercessio, il diritto di veto dei tribuni della plebe, e la provocatio ad populum, il diritto di appellarsi al popolo. Tale provvedimento fu impiegato contro i tentativi di violente sollevazioni democratiche (nel 121 a.C. fu adottato contro Gaio Sempronio Gracco). Analisi del testo Il contesto dell orazione Nella notte tra il 6 e il 7 novembre del 63 a.C., nonostante si trovi in custodia cautelare, Catilina si reca a casa del senatore Marco Porcio Leca, dove ha radunato i suoi più fedeli seguaci (cfr. Catilinariae I, 8-10). In quest incontro si decide che all assassinio di Cicerone, previsto per la mattina del 7 a opera di Gaio Cornelio e Lucio Vargunteio, seguiranno disordini in vari quartieri. Tuttavia Cicerone, avvisato da Fulvia, amica di Terenzia e amante del congiurato Quinto Curio Rufo, scampa all attentato e convoca il Senato per la sera dell 8 novembre nel tempio di Giove Statore, sulla via Sacra ai piedi del Palatino, ritenendo questo luogo più sicuro della Curia Hostilia, sita nel Foro, in cui ordinariamente avvengono le adunanze del Senato. Fa inoltre presidiare il luogo da un drappello di soldati per prevenire un colpo di mano dei congiurati e sparge per tutta la città pattuglie armate (urbis vigiliae, r. 3), a capo delle quali pone magistrati di grado inferiore. La gura di Catilina Pronunciando un orazione deliberativa Cicerone avrebbe dovuto rivolgersi subito ai senatori, ma tali sono lo stupore e lo sdegno che prova alla vista di Catilina in Senato, che gli si scaglia subito contro. L esordio, espresso in forma diretta ed ex abrupto, è caratterizzato da un tono veemente, che lascia trasparire l agitazione dell oratore. Catilina è n da subito presentato come un folle (furor iste tuus, rr. 1-2; istius furorem, r. 12), spregiudicato no al punto di prendersi gioco dei rivali politici (nos elu det, r. 2) e di non lasciarsi minimamente condizionare dalle misure preventive attuate dai consoli né dal panico del popolo. Lo stile oratorio L uso di diverse persone verbali (ora Cicerone si rivolge direttamente a Catilina, ora ne parla in terza persona) consente di seguire l actio concitata dell oratore. All inizio, ricorrendo alla gura dell interrogatio, Cicerone rivolge un apostrofe* a Catilina, lo incalza con una serie di interrogative dirette, lo accusa di essere temerario, sfrontato, senza controllo (effrenata audacia, r. 2), determinato nel contrastare i garanti dell ordine pubblico (console, senatori, cittadini onesti). Poi, tramite l esclamazione di indignazione O tempora! o mores! (r. 9), con cui sottolinea il degrado della situazione storica, dei costumi e della condotta morale, l oratore si rivolge ai senatori e parla di Catilina in terza persona, dipingendolo come un genio del male, tracotante al punto di presentarsi in Senato anche quando i suoi piani sovversivi sono ormai noti e di partecipare indisturbato alle discussioni dell assemblea ( t publici consilii part ceps, r. 10). Anche in Senato Catilina non cessa di essere pericoloso e di ordire trame a danno dei cittadini e dello Stato, scegliendo e indicando con lo sguardo i suoi più accaniti nemici da eliminare. Cicerone ssa per un attimo negli occhi Catilina, lamentando di non averlo mandato a morte, sebbene nella seduta del Senato del 21 ottobre si fosse proclamato lo stato d assedio e gli fossero stati conferiti pieni poteri con un senatus consultum ultimum (rr. 19-21); probabilmente non aveva voluto perseguitare un aristocratico, membro dell ordine senatorio, in mancanza di prove concrete della colpevolezza del rivale; ora quindi spera che, una volta smascherato, Catilina compia un passo falso. Più avanti nell orazione Cicerone si discolperà dalle accuse rivoltegli da una parte del Senato, spiegando che la sua scelta di non condannare a morte Catilina rientrava in una strategia politica: 1) dimostrare l effettiva esistenza della congiura; 2) eliminare non il solo capo della congiura ma tutti i catilinari; 3) liberare Roma della sua 581

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana