Tua vivit imago - volume 1

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 140 145 Nec me animi fallit Graiorum obscura reperta difficile inlustrare Latinis versibus esse, multa novis verbis praesertim cum sit agendum propter egestatem linguae et rerum novitatem; sed tua me virtus tamen et sperata voluptas suavis amicitiae quemvis efferre laborem suadet et inducit noctes vigilare serenas quaerentem dictis quibus et quo carmine demum clara tuae possim praepandere lumina menti, res quibus occultas penitus convisere possis. 136-139. Nec rerum novitatem Si fa qui riferimento speci camente alla povertà del lessico loso co latino (egestatem linguae). Sia Lucrezio che Cicerone, quando si impegnano, nella prima parte del I secolo a.C., nella produzione di opere loso che scritte in latino, devono superare dif coltà terminologiche di base e ricorrere a un gran numero di prestiti e calchi dal greco. Inoltre, la decisione di scrivere versi loso ci pone a Lucrezio problemi supplementari: la poesia latina era priva di opere simili (l Epicharmus di Ennio era di dimensioni assai ridotte, e comunque non in esametri), e Lucrezio deve creare per primo una serie di formule e convenzioni strutturali che la poesia didascalica a lui successiva eredita. Si tenga presente l insistenza di Lucrezio sulla novità stessa dei contenuti (Graiorum obscura reperta; rerum novitatem) che si accinge a trattare: certo mancava in latino il corredo tecnico necessario a spiegare una visione epicurea del mondo. animi: genitivo di relazione, di uso arcaico. 140-145. sed convisere possis vo- luptas amicitiae: l amicizia è una delle virtù cardinali del saggio epicureo, che si deve astenere dalla passione erotica e dal matrimonio, e rifugiarsi in una vita di studi loso ci trascorsa con amici dati. noctes... serenas: accusativo di tempo continuato ( durante le notti serene ). quaerentem: cercando , concorda con me e regge l interrogativa indiretta dictis quibus et quo carmine possim. tuae praepandere menti: lett. diffondere dinanzi alla tua mente . Analisi del testo L osservazione delle leggi naturali Il lettore scosso dalla terribile descrizione del sacri cio di I genìa ( T5) trova in questi versi una spiegazione limpida ed estremamente ef cace del progetto lucreziano, che individua nel terrore religioso diffuso dai terriloqua dicta vatum (vv. 102-103) il principale ostacolo a una serena vita contemplativa. Lucrezio analizza il meccanismo che collega ineluttabilmente l ignoranza delle leggi naturali al terrore della morte e alla paura religiosa: il ricatto dei vates, i quali minacciano una vita ultraterrena di punizione eterna per chi ignori i precetti della religio, può infatti essere facilmente ridicolizzato da chi ha indagato le leggi di natura e compreso che non esiste vita dopo la morte. La speculazione loso ca propugnata da Epicuro diviene così, a un tempo, lo scopo principale del discepolo di Lucrezio e il primo terreno di scontro con i terribili detti dei vati , che tale indagine vorrebbero impedire. Scoprire i meccanismi della natura signi ca sottrarsi al volere arbitrario degli dèi e liberarsi dal terrore dell oltretomba. Forse la caratteristica più intrinseca- 488 mente lucreziana di questo passo, e in fondo dell impianto ideologico dell intero poema, consiste proprio nel costante attacco rivolto contro la preconcetta superstizione, che, insieme alle minacce dei vati che ne sono espressione (religionibus atque minis... vatum, v. 109), possono sconvolgere le norme della vita (vitae rationes vertere, v. 105) e turbare ogni benessere con il timore (fortunas... omnis turbare timore, v. 106). L investitura poetica Non sorprende, quindi, che il primo argomento menzionato da Lucrezio sia la natura dell anima, soprattutto la sua mortalità, un tema centrale del terzo libro. Il riferimento polemico alla teoria della metempsicosi (o trasmigrazione delle anime) permette a Lucrezio di alludere (e al contempo di prendere le distanze, su un piano loso co) al famoso proemio degli Annales enniani, che sembrerebbe far riferimento alla teoria della sopravvivenza delle anime nell oltretomba. Ennio racconta infatti di aver sognato Omero, il quale gli avrebbe rivelato di

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Età arcaica e repubblicana