Tua vivit imago - volume 1

L autore Lucrezio 120 125 130 135 Ennius ut noster cecinit, qui primus amoeno detulit ex Helicone perenni fronde coronam, per gentis Italas hominum quae clara clueret; etsi praeterea tamen esse Acherusia templa Ennius aeternis expo nit versibus edens, quo neque permaneant animae neque corpora nostra, sed quaedam simulacra modis pallentia miris; unde sibi exortam semper florentis Homeri commemo rat speciem lacrimas effundere salsas coepisse et rerum naturam expandere dictis. Quapropter bene cum superis de rebus habenda nobis est ratio, solis lunaeque meatus qua fiant ratione, et qua vi quaeque gerantur in terris, tunc cum primis ratione sagaci unde anima atque animi constet natura videndum, et quae res nobis vigilantibus obvia mentis terrificet morbo adfectis somnoque sepultis, cernere uti videamur eos audireque coram, morte ob ta quorum tellus amplectitur ossa. 117-119. Ennius clara clueret Ennio (239-169 a.C.), il padre dell epica latina, racconta nel proemio degli Annales che gli è apparsa in sogno l immagine di Omero, e che proprio l anima del sommo poeta greco si è reincarnata in lui ( p. 100). Al tema della metempsicosi Ennio ha anche dedicato un opera speci ca, l Epicharmus, dal nome del losofo siciliano del V secolo a.C. Epicarmo. noster: Ennio è de nito come il poeta romano per eccellenza. Helicone: Elicona, monte della Beozia sacro alle Muse, dove Ennio racconta sia avvenuto il suo incontro con Omero. per gentis Italas hominum: ipallage* ( per le genti italiche di uomini , dunque per le genti degli Italici ). quae: è riferito a coronam; regge il congiuntivo caratterizzante clueret. 120-126. etsi praeterea dictis etsi edens: costruisci: etsi praeterea tamen Ennius expo nit edens ( dichiarandolo ) aeternis versibus Acherusia ( dell Acheronte , uno dei umi infernali) templa esse. Templum è parola del lessico religioso-augurale, derivata dalla radice tem- di tagliare , quindi in origine porzione di terra ritagliata, recintata o porzione di cielo o di altro, come qui (poi anche tempio in senso concreto). Nell espressione aeternis versibus, come in tutto il passo, è evidente che Lucrezio tiene distinto un giudizio molto positivo sul valore artistico di Ennio dalle critiche che gli rivolge sul piano loso co. simulacra: termine frequente in Lucrezio, indica le immagini emesse dagli oggetti, che sono causa della visione. Secondo Ennio nell oltretomba non arrivano né il corpo né l anima, bensì dei simulacra, quindi le immagini dei defunti, mentre l anima va in cielo. unde sibi exortam dictis: costrusci: unde commemo rat sibi exortam speciem semper orentis Homeri coepisse effundere salsas lacrimas et expandere naturam rerum dictis. In questi versi Lucrezio riassume brevemente il contenuto del proemio degli Annales, nel quale Ennio racconta che gli è apparsa in sogno l immagine di Omero che gli riferisce come la sua anima, dopo varie trasmigrazioni, sia trasmigrata in quella del poeta latino. 127-129. Quapropter gerantur Dal v. 127 al v. 135 Lucrezio espone in maniera sintetica quelli che saranno i contenuti di natura loso ca dei libri successivi del suo poema. Quapropter ratione: costruisci: Quapropter cum bene nobis est habenda ratio de rebus superis, qua ratione ant meatus solis lunaeque. L avverbio Quapropter ha valore pregnante: la necessità di una ratio che spieghi i fenomeni della natura, sia celesti che terreni, è confermata ! repetita iuvant p. 489 dal fatto che anche un poeta dotto come Ennio dava credito a false teorie. Cum di v. 127 è in correlazione con il successivo tunc (v. 130): non solo... ma anche (più usato è cum... tum). Meatus puoi tradurlo con moti . 130-131. in terris natura videndum anima animi: la distinzione tra animus e anima (rispettivamente intelletto e forza vitale ) è ampiamente discussa nel terzo libro. L animo, collocato nel petto, è la sostanza coordinatrice delle funzioni psichiche di un individuo, mentre l anima è una sostanza sparsa per tutto il corpo e obbedisce all animo. 132-135. et qua res ossa Costruisci: quae res obvia nobis vigilantibus morbo adfectis somnoque sepultis terri cet mentis, uti videamur cernere audireque coram eos, quorum ossa. La possibilità di sognare i defunti (eos morte ob ta quorum tellus amplectitur ossa) sembra contraddire la teoria epicurea, che nega l esistenza dell aldilà. Lucrezio sostiene che tali sogni sono creazioni della nostra mente, e non vengono determinati dalla presenza dei defunti stessi. obvia: regge il dativo nobis ( incontro a noi ). uti: forma arcaica per ut; regge videamur. morte ob ta: metafora* tratta dal lessico legale ( incontrare la morte ), qui usata all ablativo assoluto. 487

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana