Lo Pseudŏlus

L autore Plauto Lo Pseudo lus T13 Il servo poeta tratto da Pseudo lus, vv. 394-414 (atto I, scena IV) LATINO ITALIANO Uno dei capolavori del teatro plautino è lo Pseudo lus, la commedia per eccellenza del servus call dus, che con la sua abilità e la sua astuzia riesce a risolvere una situazione intricata. Il nome del protagonista è un nome parlante, perché deriva dal verbo greco psèudomai, che signi ca ngo , inganno , ma anche invento , con riferimento in particolare all invenzione poetica: come vedremo, lo stesso Psèudolo si paragona, in effetti, proprio a un poeta. La trama della commedia è incentrata sull amore ostacolato fra due giovani: Calidòro è innamorato della cortigiana Fenicia, ma quest ultima è stata ceduta dal lenone Ballione a un soldato macedone, che ha già pagato una parte del riscatto e si è impegnato a inviare un suo servo con il resto della cifra pattuita e una lettera, per farsi consegnare la ragazza. A questo punto Psèudolo, lo schiavo di Calidòro, promette al suo giovane padrone che troverà il modo di riscattare lui la ragazza al posto del soldato. Rimasto solo sulla scena, lo schiavo confessa al pubblico il senso di solitudine che lo assale di fronte alla necessità di trovare un modo, che apparentemente non esiste, per tener fede alla sua promessa. Ma ecco la straordinaria invenzione plautina: il servo farà come il poeta, che trova ciò che in nessun luogo esiste e dà apparenza di verità alla menzogna. Metro: senari giambici 395 400 PSEUDO LUS Postquam illic hinc abiit, tu astas solus, Pseudo le. Quid nunc acturu s, postquam er li filio largitu s dictis daps lis? Ubi sunt ea? Quoi neque paratast gutta certi consili, neque adeo argenti neque nunc quid faciam scio. Neque exordiri primum unde occipias habes, neque ad detexundam telam certos terminos. PS UDOLO Se n è andato. Adesso resti solo, Psèudolo, e cosa farai, dopo le promesse prodigate con larghezza al figlio del tuo padrone? Su che si fondano? Non hai niente di pronto, neppure l ombra d un piano definito, e tanto meno d argento né... né so cosa fare, adesso. Non hai un bandolo da dove cominciare né un termine fisso dove concludere la tela. 394-398. Postquam scio Postquam: introduce una temporale con l indicativo. illic: non è l avverbio di luogo ( lì ), ma il pronome dimostrativo illic, illaec, illuc, quello lì . abiit: Psèudolo si riferisce a Calidòro, appena uscito di scena. astas: equivale a adstas. acturu s: equivale ad acturus es per aferesi (costruzione perifrastica attiva). Nota anche il fenomeno della -s cadùca, tipico della lingua arcaica. er li filio: al glio del padrone , al padroncino . largitu s: largitus es, sempre per aferesi. daps lis: è un grecismo (greco dapsilès) e signi ca propriamente prodigo . ea: si riferisce a dictis. Quoi: forma arcaica di cui. certi consili: si tratta di un genitivo partitivo, come poi argenti (v. 398). quid faciam scio: Psèudolo varia il suo monologo, passando dalla seconda persona (astas, acturu s, largitu s e poi al v. 399 occipias habes) alla prima, scelta che poi manterrà nei vv. 404-414. Nota però che il v. 398 è considerato spurio (cioè non autentico) dalla maggioranza degli studiosi. 399-400. Neque certos terminos Nota l anafora* di neque, a sottolineare il fatto che Psèudolo non sa né da dove cominciare, né dove andare a parare. detexundam: forma arcaica per detexendam, gerundivo del verbo detexo. 185

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana