Tua vivit imago - volume 1

DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO 150 155 ANFITRIONE Senti un po , dimmi: se porto qui dalla nave quel Naucrate, tuo parente, che ha fatto il viaggio imbarcato con me, e se smentisce la tua versione dei fatti? Cosa ti meriteresti allora? Lasceresti che ti punissi col divorzio? ALCMENA Non avrei motivo di oppormi, se avessi mancato. ANFITRIONE D accordo. Tu, Sosia, fa entrare in casa quella gente (accenna al seguito coi bagagli sul fondo). Io vado a prendere Naucrate dalla nave. (Esce da destra) SOSIA (ad Alcmena) Ora che finalmente siamo soli, dimmi sul serio la verità: c è un altro Sosia in casa, che mi assomigli? ALCMENA Via di qui, indietro, degno schiavo del tuo padrone. SOSIA Vado via, se lo comandi. (Entra in casa coi servi) ALCMENA Strana davvero la voglia di mio marito d accusarmi in questo modo, falsamente, di una colpa così brutta! Comunque presto saprò tutto da Naucrate, mio parente. (Entra in casa) (trad. C. Carena, con adattamenti) Analisi del testo Commedia e paratragedia Il canticum* di Alcmena con cui si apre il passo è il secondo della commedia; in esso, prima la donna affronta il tema della mutevolezza del destino, uno dei più dibattuti nella tragedia greca (rr. 2-5), poi racconta sue vicende personali (rr. 5-11) e in ne intona un inno alla virtus secondo i valori tipicamente romani (rr. 12-24). Il tono del brano è molto sostenuto, ricco di sententiae (cioè di massime) che richiamano i tratti tipici dei monologhi tragici. Alcmena infatti, dolendosi per l assenza del marito, ricalca le lamentationes dell amante abbandonata o della donna sola, che geme per il suo destino di solitudine e, più in generale, per la crudezza e le dif coltà della vita: come nel lamento di Euclione nell Aulularia ( T9), siamo dunque di fronte a un esempio di paratragedia. La parodia del linguaggio tragico torna, comunque, ad affacciarsi, sebbene in modo meno evidente, anche verso la ne del dialogo (vv. 809-860, rr. 103 ss.), in alcune delle espressioni usate da An trione (per esempio al v. 809: Haec me modo ad mortem dedit, «Costei poco fa mi ha ammazzato , ma letteralmente mi ha consegnato alla morte ). Proprio in questo ambito si rivela la maestria del commediografo: Plauto è capace di ammantare i suoi personaggi di una tragica gravità, smentita però dal ridicolo andamento dei fatti. Due realtà differenti La scena dell incontro tra Alcmena e il vero An trione è uno dei momenti più comi- ci dell intero dramma, dal momento che è in questo punto che vengono portate a compimento tutte le premesse della commedia. Alcmena, in buona fede, crede di aver trascorso la notte con il suo vero marito, mentre in realtà si trattava dell astuto e disinvolto Giove. La donna è dunque sorpresa dal ritorno repentino del marito: poco prima (vv. 499-550), quello che lei credeva essere An trione (e che era, in realtà, Giove tramutato) si era congedato da lei, accampando come scusa un improvviso impegno e dando luogo a un accorato addio. Alcmena non riesce, quindi, a spiegarsi il ritorno inaspettato del marito (che questa volta è il vero An trione): la comicità della scena deriva proprio da questa sfasatura tra i due personaggi, stimolata anche da Sosia, che interviene con commenti ironici e sarcastici (rr. 90-92). Alla ne del dialogo (vv. 810-860, rr. 103 ss.) An trione prorompe in uno sfogo di dolore, comprendendo che il suo onore è stato macchiato da un altro uomo. A nulla valgono i giuramenti di Alcmena, che ripete di essersi unita proprio con lui: arrivato al culmine della disperazione, An trione afferma, al v. 844, «Mi ha stregato al punto che non so più chi sono (r. 140), riallacciandosi, così, indirettamente al tema della crisi d identità che percorre l intera commedia. Allo stesso tempo, però, egli appare deciso (come già Sosia prima di lui T11) a trovare una spiegazione razionale degli eventi: «questa faccenda io sono deciso a non lasciarla cadere senza averla chiarita (rr. 144-145). Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 184

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Età arcaica e repubblicana