Percorsi di educazione civica

DONNE E DIRITTI NELLA STORIA tavano il meretricio fuori dei locali autorizzati , norma che verrà abrogata nel 1947. Si dovette aspettare ancora un anno perché alle donne fosse riconosciuta anche l eleggibilità, sancita dal decreto n. 74 del 10 marzo 1946. Le donne italiane votarono per la prima volta per le elezioni amministrative del marzo-aprile 1946, in cui circa duemila candidate vennero elette nei consigli comunali. Il 2 giugno del 1946 le donne votarono sia per il referendum istituzionale, che sancì la vittoria della repubblica sulla monarchia con il 54,3%, sia per eleggere l Assemblea costituente, l organo rappresentativo cui sarebbe spettato il compito di redigere la Costituzione della nuova Repubblica. Nonostante i timori e i pregiudizi dei diversi partiti che credevano in una scarsa partecipazione femminile al voto, l affluenza fu altissima: l 81% alle consultazioni amministrative e oltre l 89% alle politiche. LE CONQUISTE DELLE MADRI COSTITUENTI Per la prima volta le donne entrarono in una istituzione rappresentativa dello Stato italiano. L Assemblea costituente contò infatti, su 556 deputati, 21 donne di diversa appartenenza politica (nove per il Partito comunista una era Teresa , nove per la Democrazia cristiana, due per il Partito socialista italiano di unità proletaria e una per il partito dell Uomo Qualunque). Si trattava di donne che, oltre ad avere alle spalle un esperienza di militanza politica, possedevano anche un buon livello di istruzione (tredici di loro erano laureate). Per molte era stata fondamentale la partecipazione alla Resistenza e alla lotta clandestina contro il nazifascismo. Queste Madri costituenti, al di là della diversa appartenenza politica, riuscirono a fare fronte comune e a mettere in atto una collaborazione trasversale quando vennero affrontati i temi dell emancipazione femminile. Il loro contributo fu fondamentale per la stesura di alcuni articoli del nostro ordinamento. In primo luogo, a loro si deve la specifica della parità di genere inserita all art. 3 che sancì per le donne il loro essere cittadine, soggetti 52 autonomi, al pari degli uomini (> p. 69). Quando Lina Merlin propose e ottenne l aggiunta della parola «sesso , precisando che l uguaglianza doveva tenere in conto anche le donne, molti colleghi obiettarono che l emendamento non era necessario perché con l espressione «tutti i cittadini si indicavano già uomini e donne, ma era chiaro che così non era. Altro risultato importante sempre su questo articolo fu la proposta di Mattei di inserire le parole «di fatto accanto a «parità : si sottolineava così che la sola enunciazione teorica della parità non era sufficiente, ma era necessario che a essa si affiancassero azioni in grado di renderla concreta. Le costituenti riuscirono poi a far approvare articoli importanti in materia di infanzia, famiglia e lavoro. Si veda per esempio quanto previsto dall art. 29 sul matrimonio, ordinato sull uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con una potestà genitoriale condivisa (> p. 72). A queste donne va dunque il merito di avere contribuito a scardinare la struttura patriarcale della famiglia Le madri costituenti in un quotidiano dell epoca. Questi i nomi: Adele Bei, Nadia Gallico Spanò, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi (Pci); Maria Agamben Federici, Laura Bianchini, Angela Cingolani Guidi, Elsa Conci, Maria de Unterrichter, Filomena delli Castelli, Angela Gotelli, Maria Nicotra Fiorini, Vittoria Titomanlio (Dc); Bianca Bianchi, Lina Merlin (Psiup); Ottavia Penna (Uq).

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Storia Triennio