Percorsi di educazione civica

DONNE E DIRITTI NELLA STORIA Riguardo all istruzione, le donne raramente ne ricevevano. Spesso solo le nobili o le monache avevano la possibilità di imparare almeno i rudimenti della lettura e della scrittura, così come il fare di conto, soprattutto se questo era necessario per i compiti che erano tenute a svolgere. Nel Medioevo perciò l autorità, il potere e la stessa cultura erano prerogative maschili. Rare furono le donne che riuscirono a conquistarsi il diritto alla parola e alla scrittura. Tra queste le mistiche, donne che vantavano, ottenendo spesso credibilità, un rapporto diretto con Dio attraverso visioni ed estasi. Fu il caso di Caterina da Siena (1347-80), terziaria domenicana, che da analfabeta dettò al confessore le sue esperienze mistiche e numerose lettere nelle quali, con autorevolezza, ammoniva ed esortava alla conversione anche papi e regnanti. Non mancarono donne scrittrici neppure in ambito laico, come nel caso delle regine Eleonora di Aquitania (1122-1204) e Maria di Francia (XII secolo), entrambe autrici di poesie che scrivevano per loro diletto. All interno di questo panorama, tra quante furono in grado di reinventare il proprio destino superando i limiti imposti al proprio sesso va annoverata anche Christine, che, grazie all istruzione ricevuta e alle opportunità dell ambiente di corte, scrisse tantissimo: scrisse per vivere, scrisse su questioni laiche, scrisse del mondo e degli uomini e a un certo punto iniziò a scrivere anche delle donne. SCRIVERE IN DIFESA DELLE DONNE Nella produzione letteraria di Christine divenne infatti centrale la condizione della donna nella società del suo tempo, e in particolare i molti pregiudizi di cui era vittima. L occasione le fu offerta da un dibattito letterario su un classico della letteratura francese medievale, intitolato Romanzo della rosa (1280), un poema a tema amoroso dove nella seconda parte redatta da Jean de Meun, poeta allora molto famoso si riproponevano maldicenze e luoghi comuni sull inferiorità femminile: non saper mantenere un segreto, essere infedeli, incostanti, vanesie. Christine partecipò a questo dibattito confrontandosi con intellettuali e accademici dell università, senza lasciarsi intimorire e criticando aspramente tale rappresentazione negativa della donna. Grazie a questa disputa si affermò a Parigi come un intellettuale degna di essere ascoltata, sebbene donna. Christine decise che era necessario replicare anche per scritto e lo fece tra il 1404 e il 1405 con Il libro della Città delle dame, nel quale difese la dignità delle donne e cercò di mettere in discussione pregiudizi e 32 luoghi comuni su di loro. La narrazione prendeva avvio con la visita all autrice di tre dame , che rappresentavano la Rettitudine, la Giustizia e la Ragione, giunte per spronarla a confutare le opinioni errate sulle donne. Christine lo fece riferendo casi concreti di donne diventate celebri per la loro virtù e il loro valore. La sua argomentazione aveva radici nella storia ma anche nella mitologia, ed era in continuità con il suo presente. Tra le figure femminili presentate c era Semiramide, regina e fondatrice di Babilonia, che governò e combatté con audacia contro i nemici, ma anche la contemporanea Novella, figlia di un noto giurista bolognese, tanto colta da poter sostituire il padre nell insegnamento all università. La vicenda di Lucrezia, virtuosa donna di epoca romana che, dopo essere stata violentata, si uccise, offrì l occasione di trattare anche il tema della violenza sessuale e di rispondere a quanti sostenevano che le donne provassero piacere nell essere violentate. Christine affermò che questa esperienza era in realtà di grande sofferenza per le vittime e che la condanna a morte per gli stupratori era a suo parere una «pena legittima, giusta e santa . Christine si chiese anche perché in ogni epoca le donne colte fossero pochissime e concluse che se alle bambine venisse data la possibilità di studiare, esse potrebbero avere gli stessi successi dei maschi, avendo le medesime facoltà. Christine ribadì in questo modo che la ragione della disparità tra uomini e donne risiedeva nella cultura e nell educazione piuttosto che nella natura. Man mano che il racconto procedeva, elencando uno stuolo di donne virtuose, prendeva forma anche lo spazio fisico dove esse avrebbero potuto trovare rifugio dagli attacchi dei maldicenti: la città delle dame , appunto. Il compito di Christine era stato dunque quello di decostruire la tradizione misogina maschile e costruire una nuova cultura al femminile, offrendo uno sguardo differente sul mondo. La metafora architettonica è una presenza costante nel libro: lei stessa viene ritratta in una miniatura mentre con cazzuola e mattoni pone mano all opera. Una volta costruita la sua città, Christine poteva dunque rivolgersi ai molti detrattori misogini ammonendoli con queste parole: «Che tacciano d ora in avanti [ ] e vadano a cuccia [ ] abbassino gli occhi per la vergogna di avere osato mentire [ ], la verità va contro le loro affermazioni . La città da lei costruita era la verità, la dimostrazione concreta del valore e della dignità delle donne. Christine trattò questo tema anche in un altra opera redatta sempre nel 1405, intitolata Libro delle tre virtù o Il tesoro della Città delle dame, dove oltre a continuare il percorso intrapreso di riabilitazione della dignità

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Storia Triennio