Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione Cerbero e il contrappasso La figura canina di Cerbero è posta a guardia del terzo cerchio dell Inferno, dove sono puniti i golosi. Tutti i particolari di questo mostro alludono alla colpa (l ingordigia e l avidità) dei peccatori di gola: ha tre teste (gole), le facce lorde, la barba sudicia (mangiando avidamente è inevitabile insudiciarsi), gli occhi rossi di ira, le mani artigliate, in un corpo di cane dalla pancia grossa. Cerbero è strumento della punizione divina; infatti la regola della corrispondenza tra pena e colpa agisce non solo nel senso che i peccatori sono flagellati dalla pioggia e accecati dalla sporcizia, ma anche per la funzione assolta dal mostro: egli assorda i dannati con i latrati (e i golosi urlano come cani), li graffia, li scuoia, li squarta (e i golosi in vita avevano squartato i cibi). I tratti realistici di Cerbero sono anche l allegoria di tutto il canto VI: le sue tre teste rappresentano superbia, invidia e avarizia, i tre mali che scatenano la ferocia delle fazioni in lotta a Firenze. Firenze e la politica Dante tra i golosi incontra il concittadino Ciacco ma non lo riconosce, anche perché la fisionomia del dannato è stravolta dalla sofferenza. Ciacco apostrofa il viandante parlando della sua città, Firenze, dove l odio e la gelosia hanno ormai hanno raggiunto il limite ed esprime tenera nostalgia per la vita terrena (vita serena). Dante gli rivolge tre domande sul futuro di Firenze, sulla possibile esistenza di qualche fiorentino giusto e sulla causa delle discordie che lacerano la città. Ciacco profetizza le alterne vicende delle fazioni, la rissa fra guelfi Bianchi e Neri (il 1 maggio del 1300, in Piazza Santa Trinità, alcuni giovani sostenitori dei Donati, nel corso di una zuffa, tagliarono il naso a Ricoverino de Cerchi, della fazione dei Bianchi. I Bianchi, la parte selvaggia (in quanto originaria del contado), cacceranno i Neri, ma prima che passino tre anni (infra tre soli) i Neri riconquisteranno Gustave Doré, Dante e Virgilio incontrano Ciacco, 1857-1861, incisione. Per approfondire I canti politici il potere grazie all appoggio del papa Bonifacio VIII (tal che testé piaggia) che chiamerà Carlo di Valois, fratello del re di Francia (novembre 1301). I Neri si vendicheranno condannando i Bianchi all esilio e, tra questi, anche Dante verrà esiliato nel gennaio 1302. La corruzione e il disordine cittadino I giusti a Firenze sono pochissimi, e non vengono ascoltati; le scintille che hanno infiammato i cuori e generato le discordie sono la superbia degli aristocratici, l invidia dei popolani e l avidità dei borghesi. La politica si interessa solo degli obiettivi materiali e ha perso di vista gli aspetti più spirituali del vivere civile. L atteggiamento del papa non aiuta, perché anche lui si è ormai volto a consolidare i possedimenti materiali della Chiesa e il suo potere temporale. Dante chiede informazioni su alcuni suoi concittadini illustri (Farinata, Tegghiaio, Iacopo Rusticucci, Arrigo, Mosca) e Ciacco gli rivela che sono all Inferno perché le virtù civili non sono sufficienti a garantire la salvezza eterna se non sono temperate dai valori spirituali e religiosi. Dante affida a Ciacco il proprio giudizio morale di netta condanna sugli eventi politici e gli fa esprimere la sua nostalgia per il passato, quando i valori condivisi facevano fiorire la concordia delle parti. Lo stile «comico Il poeta nel corso della Commedia adopera un volgare multiforme, capace di rendere l umano nella sua corposa materialità e il divino nella sua sublime essenza, con stili (illustre, mediocre, umile) e toni (tragico, comico, elegiaco) corrispondenti ai temi, ai personaggi e alle circostanze. Nel canto V dell Inferno abbiamo notato suoni duri e ritmi martellanti per connotare la situazione infernale, ma anche la diffusa presenza di termini della tradizione cortese-stilnovista, adatti al racconto di Francesca e del suo amore per Paolo. In questo canto compaiono rime dure unite a termini propri dello stile comico: per esempio canne (v. 27) al posto di gole è tipico dello stile basso. Il ritmo e i suoni dei versi che descrivono il cadere della pioggia e il ruolo di Cerbero accentuano la connotazione negativa: la cadenza degli accenti nel v. 8 evoca l effetto martellante e tormentoso della pioggia (ettérna, maladétta, frédda e gréve); le rime dure e aspre latra atra isquatra sottolineano a fine verso (vv. 12, 16, 18) l orrore del contrappasso; l avverbio canìnaménte con due accenti sulla seconda e sulla quarta sillaba prolunga nella lettura la durata e l effetto del latrato (v. 14); la rima imperfetta agogna/pugna (vv. 28, 31) sottolinea in Cerbero la personificazione dello spaventoso regno infernale e ripropone la vocale -a di altri termini tratti dal linguaggio colloquiale e di stile comico (barba unta [...] atra, / largo / [...] unghiate le mani / graffia [...] iscoia [...] isquatra, / cani / sanne / spanne / canne). 91 Inferno Ciacco

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato