La Divina Commedia

792 Glossario e bibliografia Metonimia: dal greco met , «invece , nyma, «nome : «scambio di nome . Figura retorica che consiste nel sostituire un termine con un altro che ha col primo un rapporto di contiguità logico o materiale. La sostituzione, per esempio, può avvenire fra effetto-causa (la paura ch uscia di sua vista, cioè la minaccia che sprigionava dal suo aspetto, Inferno I, v. 53); astratto-concreto (perdei la speranza de l altezza, cioè di raggiungere la cima del colle, Inferno I, v. 54). Metrica: dal greco metréin, «misurare , cioè «arte della misura . la disciplina che studia le tecniche che regolano la composizione dei versi (la lunghezza del verso, gli accenti, la rima, le strofe, i diversi tipi di componimento). Metro: misura del verso o sistema delle rime di un componimento poetico. Mitologia: è l insieme dei miti di un popolo, cioè dei leggendari racconti relativi alle sue origini, ai suoi dèi ed eroi. N Narratore: voce con funzione esclusivamente narrativa, a cui l autore affida il racconto. Il narratore è esterno quando la storia è raccontata da qualcuno che non vi ha partecipato; è interno quando la storia è raccontata dal protagonista (Dante-personaggio) o da un altro personaggio che ha partecipato alla vicenda. Se la narrazione è affidata a più voci, può presentare una gerarchia di narratori: il narratore di primo grado cede la parola al narratore di secondo grado (terzo grado ecc.) che narra un secondo racconto (terzo ecc.). Es.: Francesca nel canto V dell Inferno, Giustiniano nel VI del Paradiso. Nominale: si dice dello stile, per indicare frasi in cui i sostantivi e gli aggettivi prevalgono sui verbi, usato specialmente nelle titolazioni. O Onomatopea: è basata su una parola o un gruppo di parole in genere prive di un significato proprio e che riproducono o suggeriscono suoni o rumori naturali (dindi, Purgatorio XI, v. 105). L onomatopea può essere anche costituita da parole (nomi, verbi) dotate di un significato proprio e che imitano nel suono un rumore (cigola, Inferno XIII, v. 42). Ossìmoro: dal greco ox y moros, «acuto e sciocco . Figura retorica consistente nell accostare nella stessa espressione termini (un sostantivo e un aggettivo) antitetici dal punto di vista concettuale, tali da costituire un paradosso. Es.: disdegnoso gusto (Inferno XIII, v. 70). P Panegirico: dal greco panégyris, «adunanza di tutti ; è un compimento oratorio a scopo celebrativo e di lode. Parafrasi: dal greco par phrasis, «frase accanto . Riscrittura di una frase o di un testo mediante sinonimi o altre parole più chiare. Parodia: imitazione a scopo caricaturale o dissacratorio di un testo o di una situazione da cui l autore vuole prendere le distanze. Paronomasia: dal greco par , «presso , e onomas a, «denominazione . Accostamento di due parole dal suono simile ma diverse per significato. Es.: ch i fui per ritornar più volte vòlto (Inferno I, v. 36); perché fur negletti / li nostri voti, e voti in alcun canto (Paradiso III, vv. 56-57). Pleonasmo: espressione non necessaria e ridondante. Poema: ampio componimento in versi diviso in parti dette canti, di solito con contenuto narrativo. Può essere cavalleresco, eroico, epico, didascalico. Polisindeto: dal greco polysyndeton, «che ha molte congiunzioni . Consiste nella ripetizione della congiunzione di coordinazione tra parole o frasi dando omogeneità e pienezza di significato al testo. Es.: E mangia e bee e dorme e veste panni (Inferno XXXIII, v. 141). Proemio: parte introduttiva di un poema. Protasi: dal greco pr tasis, «tensione avanti . Indica l introduzione a un poema. R Reticenza: dal latino reticere, «tacere , «passare sotto silenzio . Figura retorica che consiste nell interruzione voluta di un enunciato, affidando al lettore il compito di immaginarne la conclusione. Graficamente la reticenza è evidenziata dai puntini di sospensione, che sostituiscono la parte mancante dell enunciato, tuttavia il messaggio risulta estremamente comprensibile. Questa figura è usata per indicare dubbio, perplessità, esitazione. Es.: (come io sono morta) salsi colui che nnanellata pria / disposando m avea con la sua gemma (Purgatorio V, vv. 135-136). Retorica: nacque nell antica Grecia e si diffuse a Roma come arte del discorso pubblico nei tribunali e nelle assemblee politiche. In seguito i suoi princìpi e concetti furono applicati anche alla composizione dei testi letterari, nei quali ha trovato largo sviluppo lo studio degli artifici usati per abbellire la forma linguistica del testo, detti «figure retoriche . Il termine retorico impiegato in senso dispregiativo indica un espressione che risulta troppo artificiosa. Rima: è il procedimento tipico della poesia in cui c è identità del suono finale di due versi. Nella Commedia la rima è incatenata: il primo verso rima con il terzo, il secondo con il quarto e il sesto, il quinto con il settimo e così via, secondo lo schema ABA BCB. Ritmo: dal greco rythm s, «successione . In poesia indica l andamento imposto al verso dalla posizione degli accenti delle parole che lo formano, dalle cesure, dalle rime, dalle strofe. S Similitudine: dal latino similitudo, «somiglianza . Figura retorica che istituisce un paragone tra oggetti, immagini, persone e situazioni, attraverso avverbi di paragone o locuzioni avverbiali (così come; tale... quale; a somiglianza di).

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