La Divina Commedia

O somma luce che tanto ti levi da concetti mortali, a la mia mente 69 ripresta un poco di quel che parevi, e fa la lingua mia tanto possente, ch una favilla sol de la tua gloria 72 possa lasciare a la futura gente; ché, per tornare alquanto a mia memoria e per sonare un poco in questi versi, 75 più si conceperà di tua vittoria. Io credo, per l acume ch io soffersi del vivo raggio, ch i sarei smarrito, 78 se li occhi miei da lui fossero aversi. E mi ricorda ch io fui più ardito per questo a sostener, tanto ch i giunsi 81 l aspetto mio col valore infinito. Oh abbondante grazia ond io presunsi ficcar lo viso per la luce etterna, 84 tanto che la veduta vi consunsi! Nel suo profondo vidi che s interna legato con amore in un volume, 87 ciò che per l universo si squaderna: sustanze e accidenti e lor costume, quasi conflati insieme, per tal modo 90 che ciò ch i dico è un semplice lume. La forma universal di questo nodo credo ch i vidi, perché più di largo, 93 dicendo questo, mi sento ch i godo. Un punto solo m è maggior letargo che venticinque secoli a la mpresa, 96 che fé Nettuno ammirar l ombra d Argo. 70-72. e fa ... gente: Dante chiede a Dio la Grazia di accrescere l efficacia della sua parola poetica per tramandare ai posteri anche solo una piccola scintilla della luce divina. 76-78. Io credo ... aversi: il concetto è opposto a quello finora espresso sulla luce del sole e sullo splendore di Beatrice, che l avrebbero abbagliato, se egli li avesse fissati: ora Dante sostiene che l intensità dello splendore divino era tale che egli sarebbe rimasto accecato, se avesse distolto i suoi occhi da quella visione. La luce di Dio rafforza, dunque, la sua vista: solo Dio è vera luce, al di fuori di Lui vi è la cecità del peccato (per esempio l Inferno è definito cieco carcere Inferno X, 58-59). Acume significa letteralmente «acutezza ; aversi (dal latino avertere), «allontanati , «distolti . 81. Aspetto: Parole in chiaro. 82. Oh abbondante grazia: la Grazia divina è sovrabbondante rispetto ai meriti del poeta. L esclamazione oh vuole esprimere il tentativo di ancorarsi all intelletto, per non annullarsi nella visione sublime. 83. ficcar lo viso: il verbo ficcare significa propriamente «infiggere , «penetrare in- 67-75 O somma luce divina, che tanto ti elevi dalla comprensione umana, dai ancora alla mia memoria un po di quello che mostravi e rendi il mio linguaggio tanto efficace da essere in grado di lasciare agli uomini che verranno almeno una scintilla della tua (splendente) gloria, perché, se potrò ricordare per registrarne (almeno) un poco in questi versi, si capirà meglio tra gli uomini il Tuo sommo valore. 76-81 Io credo che mi sarei perduto, se i miei occhi si fossero distolti da quella visione. Mi ricordo anche che per questo fui più coraggioso a sostenerne la vista, tanto che io compenetrai il mio sguardo con l infinita essenza divina. 82-84 O grazia generosa, per cui ebbi la possibilità di rivolgere lo sguardo nell eterna luce di Dio, tanto che in essa adoperai interamente la mia facoltà visiva! 85-90 Nella profondità dell essenza divina, vidi che è contenuto tutto ciò che nell universo è diviso, tenuto insieme da un amoroso legame (di unità), sostanze, modalità di essere e le loro relazioni, quasi compenetrati insieme, in modo tale che ciò che io dico è una modesta immagine (del vero). 91-96 Credo di aver veduto il principio essenziale di questa unione, perché, dicendo questo, sento che si allarga maggiormente la mia gioia. Un attimo solo mi è di maggior ostacolo, così come venticinque secoli prima dell impresa (degli Argonauti), l ombra della nave di Argo fece stupire Nettuno. ternamente ; viso deriva dal latino visus, «vista , sguardo . 84. tanto che ... vi consunsi!: la facoltà visiva (veduta) di Dante si consuma nell immensità della visione divina. Il verbo consunsi, «consumai , non ha il significato negativo di «distruggere, annullare , bensì quello di adoperare interamente, fino al limite estremo, la potenza visiva posseduta dal poeta (N. Sapegno). 85-86. Nel suo ... si squaderna: s interna significa che «è contenuto nella profondità della visione divina tutto ciò che nell universo appare slegato, come i fascicoli (quaderni) di un unico volume tenuto insieme dall amore di Dio. 88. sustanze ... accidenti ... costume: sono tre termini della trattatistica filosofica dell epoca medievale ( Parole in chiaro). 89. quasi conflati insieme: conflati è un latinismo (da flatum, soffiato: quindi significa «soffiati insieme ) che accentua il valore dei concetti espressi. Il soffio ricorda il soffio con cui Dio nella Genesi infonde lo spirito vitale nell uomo formato dalla terra. 91. La forma universal: forma nel linguag- gio della Scolastica ( nota al v. 88) indica l essenza di ogni cosa, il principio primo e universale; tutte le forme dell universo si ritrovano unite in Dio. 94-99. Un punto ... accesa: Dante si rifà al mito degli Argonauti: i cinquanta più famosi eroi dell Ellade, guidati da Giasone (che Dante colloca nel canto XVIII dell Inferno, nella bolgia dei seduttori), presero il mare con la nave Argo («veloce ), per conquistare il vello d oro di un ariete che si trovava in un bosco della Colchide, nel Mar Nero (Ovidio, Metamorfosi VII, 1-424). Fu quella la prima volta che l uomo tentò le vie del mare. Come Nettuno fu meravigliato dall ombra della nave degli Argonauti, che per prima solcò il mare, e tuttora, dopo tanti secoli, ha conservato tale stupore, così la mente di Dante, «tutta sospesa, immobile e attenta (vv. 98-99), è meravigliata davanti al mistero della visione di Dio. La similitudine fra la meraviglia (ammirar, v. 96) di Nettuno e la contemplazione (mirar, v. 99) assorta di Dante è sottolineata da tre aggettivi: fisso con lo sguardo, immobile col corpo, attento con la mente. Paradiso La visione di Dio 769

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato