Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione Per approfondire L Empireo nell immaginario medievale L Empireo e il tema del «vedere L ideale politico e religioso L Empireo, regno di Dio e della sua corte (gli angeli, intermediari della Grazia e uniti, nella beatitudine, ai beati), ha una natura profondamente diversa da tutti i precedenti nove Cieli che racchiude: è immobile, è collocato al di là del tempo e dello spazio, è pura luce, emanazione di Dio che è puro intelletto (luce intellett al, v. 40). Nell Empireo sono raccolte tutte le anime che Dante ha incontrato nei vari cieli mobili, distribuite in categorie, in base alla gerarchia dei loro meriti. Dopo la visione del trionfo di Cristo e di Maria nel Cielo delle Stelle fisse (canto XXIII), gli ultimi quattro canti del Paradiso conducono il poeta sempre più addentro nella visione diretta di Dio. Beatrice gli spiega le caratteristiche straordinarie del regno celeste dove c è la perfetta gioia, sintesi di luce spirituale, di amore del vero bene, di beatitudine al di là di ogni dolcezza terrena (luce, amore, letizia, dolzore, vv. 39-42). Il poeta, in sintonia con la mentalità medievale, ritiene che la storia umana sia compresa tra il peccato originale (la cacciata dall Eden di Adamo ed Eva) e la fine del mondo non lontana (il Giudizio Universale). E le ultime parole che fa pronunciare a Beatrice nella Commedia conducono dalla visione infinita dell Empireo alla politica e alla storia del Trecento: Vedi nostra città quant ella gira; / vedi li nostri scanni sì ripieni, / che poca gente più ci si disira (vv. 130-132). Solamente pochi beati mancano, dunque, per completare i seggi ancora vuoti della rosa eterna, ma fra gli spiriti beati c è attesa per l alto Arrigo: la corona posta sul seggio dell imperatore davanti a Dio testimonia la concezione dantesca del carattere divino dell Impero. Alla sacra atmosfera si accompagna la profezia del castigo che colpirà il papa Clemente V, principale nemico di Arrigo, e destinato all abisso infernale. Il percorso conoscitivo della visione La fede ha con- L immagine dell Empireo e la tradizione letteraria dotto il poeta all Empireo: allo spegnersi delle luci angeliche, un lampo abbagliante potenzia gradualmente il suo naturale organo della vista e gli permette di vedere, in momenti successivi, la gloria del Paradiso. I beati si presentano come un fiume di luce tra due sponde fiorite, poi come un lago luminoso circondato da gradini sempre più ampi ad anfiteatro, quindi come splendenti petali di rosa nella piena perfezione del loro aspetto umano. La beatitudine consiste, prima che nello slancio emotivo del sentimento, nella gioia intellettiva del «vedere , nella conoscenza. L estrema lode a Beatrice e l ineffabile Ora che Dante è in grado di vedere la condizione della perfetta gioia spirituale, Beatrice ha esaurito il suo ruolo di dolce guida e cara (Paradiso XXIII, 34), di intermediaria tra umano e divino. Il distacco tra i due è imminente e questo è l ultimo canto in cui la donna parla; prenderà poi il suo posto tra i beati e nel XXXI rivolgerà uno sguardo sorridente al poeta, che la prega da lontano. Dante le dedica nei vv. 16-36 l estrema, appassionata lode, iniziata nella Vita Nuova, il racconto della «vita rinnovata dall amore , da cui hanno preso le mosse (dal primo giorno ch i vidi il suo viso / in questa vita) il suo percorso artistico e la sua ascesa spirituale. Egli ora si dichiara vinto dalla bellezza di lei, all apice della ineffabilità, donna concreta e, al tempo stesso, figura allegorica della Teologia, depositaria e rivelatrice dell Empireo. Non è possibile parlare di Beatrice nei termini umani della poesia: Dio creatore è l unico in grado di cogliere in pieno la bellezza di lei (che solo il suo fattor tutta la goda), che supera tutto quanto è umano (si trasmoda), e di gioirne. Le immagini della rosa (vv. 117, 124) e della città (v. 130) riprendono temi della letteratura medievale, profana e mistica. L allegoria della rosa La rosa nel simbolismo cristiano rappresenta sovente la Vergine (Paradiso XXIII, 73-75). Dante riprende l immagine terrena del fiore e la attribuisce al quadro celeste dell Empireo. Suo modello di riferimento è il maggior poema allegorico del Medioevo francese, il Roman de la rose (Romanzo della rosa iniziato da Guillaume di Lorris nel 1230 e completato da Jean di Meung nel 1270), che descrive il processo dell amore secondo la tradizione cortese (l Amante deve cogliere il Fiore la donna amata in uno splendido giardino, abitato da altre figure allegoriche che impersonano i valori della società coeva). Un filo ideale unisce il giardino del piacere con il giardino di Dio, nel senso che era stato proprio l amore terreno per Beatrice a far fiorire in Dante la «rosa della passione divina. L allegoria della città L immagine del Paradiso come città è presente nell Apocalisse e nel poemetto La Gerusalemme celeste (De Jerusalem celesti) del frate Giacomino da Verona, vissuto nella prima metà del Duecento, che descrive le gioie dei beati e le meraviglie del Paradiso (splendori di oro e di diamante, fiumi di miele, eterne primavere). Anche il frate Bonvesin de la Riva (Libro delle tre scritture, 1250 ca.-1315 ca.) raffigura il Paradiso con immagini preziose (palazzi d oro e strade di cristallo), che ricordano le metafore dei rubini e dei topazi nei versi danteschi (gli angeli sono le gemme degli anelli dorati dei beati, vv. 63-66). Altra fonte di ispirazione è sant Agostino, che contrappone alla città terrena, il mondo, la Città di Dio (De civitate Dei, 413-426), dove si raggiunge dopo la morte la visione beatificante del Signore. Paradiso La rosa dei beati 755

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato