La Divina Commedia

segna il passaggio dal rosso Cielo di Marte, do ve gliIl canto spiriti si mostrano in forma di croce greca, a quello di Giove, nel quale appare agli occhi stupefatti del pellegrino un nuovo, grande segno allegorico: un aquila luminosa, istoriata come un arabesco d oro nel chiarore argenteo del pianeta, simbolo della giustizia divina che discende dal Cielo di Giove. Il tema della giustizia, anticipato dalla profezia di Cacciaguida ( Paradiso XVII) che nella prima parte del canto si congeda da Dante, dopo avergli indicato le anime dei grandi combattenti per la fede si sviluppa nella seconda parte attraverso una figurazione in cui la parola scritta assurge a segno celeste: in uno sfavillare di luci e suoni le anime beate Già si godeva solo del suo verbo quello specchio beato, e io gustava 3 lo mio, temprando col dolce l acerbo; e quella donna ch a Dio mi menava disse: «Muta pensier; pensa ch i sono 6 presso a colui ch ogne torto disgrava . Io mi rivolsi a l amoroso suono del mio conforto; e qual io allor vidi 9 ne li occhi santi amor, qui l abbandono: non perch io pur del mio parlar diffidi, ma per la mente che non può redire 12 sovra sé tanto, s altri non la guidi. Tanto poss io di quel punto ridire, che, rimirando lei, lo mio affetto 15 libero fu da ogne altro disire, fin che l piacere etterno, che diretto raggiava in B atrice, dal bel viso 18 mi contentava col secondo aspetto. Vincendo me col lume d un sorriso, ella mi disse: «Volgiti e ascolta; 21 ché non pur ne miei occhi è paradiso . Come si vede qui alcuna volta l affetto ne la vista, s elli è tanto, 24 che da lui sia tutta l anima tolta, così nel fiammeggiar del folg r santo, a ch io mi volsi, conobbi la voglia 27 in lui di ragionarmi ancora alquanto. El cominciò: «In questa quinta soglia de l albero che vive de la cima 30 e frutta sempre e mai non perde foglia, spiriti son beati, che giù, prima che venissero al ciel, fuor di gran voce, 33 sì ch ogne musa ne sarebbe opima. Però mira ne corni de la croce: quello ch io nomerò, lì farà l atto 36 che fa in nube il suo foco veloce . Io vidi per la croce un lume tratto dal nomar Iosuè, com el si feo; 39 né mi fu noto il dir prima che l fatto. compongono i versetti biblici Diligite iustitiam e Qui iudicatis terram (Amate la giustizia, voi che giudicate la Terra); la M di terram, che è anche l iniziale di «monarchia , si trasforma poi in un aquila che inscrive nella propria stessa forma la missione di giustizia dell Impero nel mondo. Da questa visione nasce la preghiera appassionata a Dio e ai santi dei versi finali, culminante nell apostrofe conclusiva contro la Curia, che intorbida la giustizia perché intenta al comperare e vender dentro al templo (v. 122): preciso riferimento a un altra figura di pontefice corrotto, Giovanni XXII, che anziché essere vero seguace di quel Giovanni Battista da cui ha preso il nome è fedele solo all immagine del santo impressa sul rovescio del fiorino d oro. (vv. 1-18) Dante e il futuro esilio 1-12 Quel beato specchio (del pensiero divino: Cacciaguida) era già assorto nel godimento esclusivo del concetto formulato dalla sua mente (verbo), e io assaporavo il mio, attenuando l amarezza (della profezia di esilio) con la dolcezza (della futura gloria); e quella donna che mi guidava verso Dio disse: «Abbandona il pensiero (in cui sei immerso); pensa che io vivo vicino a colui che allevia il peso (disgrava) di ogni ingiustizia patita . Io mi rivolsi alla voce colma di amore di Beatrice (mio conforto); e ora rinuncio a descrivere (abbandono) l intensità (qual) dell amore che vidi rifulgere nei santi occhi: non perché diffido del mio talento di poeta (mio parlar), ma perché la memoria (mente) non può tornare su se stessa (redire) così in profondità (tanto), senza la guida di Dio (s altri non la guidi). 13-18 Questo soltanto (tanto) posso raccontare di quel momento: contemplando lei, la mia volontà (affetto) fu liberata da ogni altro desiderio, finché la bellezza divina (piacere etterno) che risplendeva direttamente in Beatrice, mi appagava (giungendo a me) indirettamente (col secondo aspetto) tramite il bel volto. (vv. 19-51) Congedo di Cacciaguida 19-36 Abbagliandomi con la luce del suo sorriso, ella mi disse: «Voltati e ascolta, perché la beatitudine del Paradiso non è solo nei miei occhi . Come talvolta qui sulla Terra il moto interiore (affetto) si manifesta visibilmente nel volto, quando è tanto (intenso) da assorbire completamente l anima, allo stesso modo riconobbi, dal vivo splendore della luce santa, verso cui mi volsi, il desiderio di parlare ancora un poco con me. Egli cominciò: «In questo quinto Cielo (soglia) dell albero (il Paradiso) che trae la vita dalla sua sommità, fruttifica sempre e non perde mai le sue foglie, vi sono spiriti beati che giù sulla Terra, prima di ascendere al cielo, ebbero grande fama (gran voce), tanto che ogni genere di poesia (musa) ne trarrebbe abbondante materia di canto. Perciò fissa i bracci della croce: lo spirito che nominerò, risplenderà e li attraverserà (velocemente) come fa il fulmine (foco veloce) nella nube . 37-39 Io vidi un bagliore percorrere la croce al solo nominare Giosuè, contemporaneamente all atto di pronunciarne il nome (com el si feo); e non percepii le parole prima della visione. Paradiso L aquila della giustizia 691

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato