La Divina Commedia

Il canto XVI, il secondo del trittico dedicato a Cacciaguida, si apre sul tema della nobiltà della famiglia di Dante e da qui prende spunto per una rassegna storica delle più nobili e antiche famiglie delle città, quelle che si trovarono a vivere accanto al trisavolo o subito dopo. Ma prima di cominciare la rassegna Dante precisa che la dignità di stirpe (già respinta nel Convivio) ha bisogno, per mantenersi, di discendenti virtuosi, non può infatti essere solo nobiltà di sangue, ereditaria (Ben se tu manto che tosto raccorce: / sì che, se non s appon di dì in die, / lo tempo va dintorno con le force. vv. 7-9). L inurbamento della gente originaria del contado (già indicata come causa di decadenza nel canto XVI dell Inferno) e il mescolamento tra i Fiorentini di antica stirpe e i nuovi arrivati O poca nostra nobiltà di sangue, se glor ar di te la gente fai 3 qua giù dove l affetto nostro langue, mirabil cosa non mi sarà mai: ché là dove appetito non si torce, 6 dico nel cielo, io me ne gloriai. Ben se tu manto che tosto raccorce: sì che, se non s appon di dì in die, 9 lo tempo va dintorno con le force. Dal voi che prima a Roma s offerie, in che la sua famiglia men persevra, 12 ricominciaron le parole mie; onde Beatrice, ch era un poco scevra, ridendo, parve quella che tossio 15 al primo fallo scritto di Ginevra. Io cominciai: «Voi siete il padre mio; voi mi date a parlar tutta baldezza; 18 voi mi levate sì, ch i son più ch io. Per tanti rivi s empie d allegrezza la mente mia, che di sé fa letizia 21 perché può sostener che non si spezza. Ditemi dunque, cara mia primizia, quai fuor li vostri antichi e quai fuor li anni 24 che si segnaro in vostra p erizia; ditemi de l ovil di San Giovanni quanto era allora, e chi eran le genti 27 tra esso degne di più alti scanni . Come s avviva a lo spirar d i venti carbone in fiamma, così vid io quella 30 luce risplendere a miei blandimenti; e come a li occhi miei si fé più bella, così con voce più dolce e soave, 33 ma non con questa moderna favella, dissemi: «Da quel dì che fu detto Ave al parto in che mia madre, ch è or santa, 36 s allev ò di me ond era grave, al suo Leon cinquecento cinquanta e trenta fiate venne questo foco 39 a rinfiammarsi sotto la sua pianta. ha innescato un processo di corruzione delle tradizioni che è divenuto inarrestabile per i destini della città. Cacciaguida indica precise responsabilità nell istituzione della Curia romana, la quale ha ostacolato l esercizio dell autorità imperiale determinando una situazione di insicurezza nelle campagne e l afflusso in città dei contadini. Il canto contiene una lunga rassegna delle antiche famiglie fiorentine e non raggiunge la tensione drammatica e la solennità di ispirazione del canto XV, anche se trova accenti toccanti nella considerazione finale di Cacciaguida sull alterno andamento delle sorti umane: E come l volger del ciel de la luna / cuopre e discuopre i liti senza posa, / così fa di Fiorenza la Fortuna (vv. 82-84). (vv. 1-27) Nobili origini di Dante: quattro domande a Cacciaguida 1-9 O nostra nobiltà di stirpe, che sei ben poca cosa, se induci gli uomini a gloriarsi di te qui giù sulla Terra, dove i nostri desideri (affetto) sono deboli (langue), non sarà mai oggetto di meraviglia: perché là dove i desideri non si sviano, intendo nel cielo, io me ne gloriai. Ma tu sei un mantello che in breve si accorcia: così che, se non si aggiunge altra stoffa di giorno in giorno, il tempo con le forbici (force) lo riduce (va dintorno). 10-15 Io ripresi il mio discorso usando il voi che Roma per prima permise (s offerie), uso che la gente romana conserva meno degli altri; perciò Beatrice, che era un poco discosta (scevra) da me, sorrise, e così parve fare come la dama di Malehaut, che tossì alla prima dichiarazione che si narra di Ginevra (nei confronti di Lancillotto Inferno V, 137). 16-21 Io cominciai: «Voi siete il mio antenato; voi mi date piena baldanza a parlare; mi sollevate in una tale atmosfera di dignità che mi sento superiore a me stesso. Per vari motivi (rivi) si riempie di gioia il mio animo, che si rallegra con se stesso perché può sostenerla senza essere sopraffatto. 22-27 Ditemi dunque, mio capostipite, chi furono i vostri antenati (antichi) e quali furono gli anni che si registrarono (negli atti) nella vostra infanzia; ditemi del gregge di san Giovanni Battista (cioè Firenze), quanto era grande a quei tempi e chi erano in esso le famiglie (genti) degne dei più grandi onori (scanni) . (vv. 28-48) Risposta di Cacciaguida 28-39 Come il carbone ardente (in fiamma) si ravviva per lo spirare del vento, così vidi la luce di Cacciaguida risplendere più intensamente alle mie parole affettuose; e come essa si fece più bella ai miei occhi, così con voce più dolce e soave, ma non nella lingua che usiamo ora, mi disse: «Dal giorno dell Annunciazione, in cui l arcangelo disse Ave , al giorno in cui mia madre, che ora è beata, si sgravò di me di cui era incinta, questo pianeta (foco) ritornò cinquecentottanta volte alla costellazione del Leone per riscaldarsi sotto la sua zampa (pianta). Paradiso La Firenze antica 671

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato