Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione Il trittico della cantica Il legame dei canti centrali del Paradiso (XV-XVI-XVII) è dato dalla figura di Cacciaguida, il trisavolo di Dante, che affronta i temi essenziali del poema: la nostalgica rievocazione della Firenze del secolo XII, allorché la città viveva in pace e nell osservanza delle leggi morali, in contrasto con la corruzione attuale (canto XV); la rassegna delle famiglie nobili in decadenza (canto XVI); l esilio che colpirà Dante e la funzione provvidenziale della Commedia (canto XVII). La missione morale di Dante Il dialogo con il trisavolo è preparato da una attesa trepidante. I beati del Cielo di Marte interrompono la danza e il canto di lode: nella pausa di silenzio, Dante vede una delle luci che costellano la croce scendere ai piedi di quella e rivolgersi a lui con tono particolarmente affettuoso, come da padre a figlio (vv. 13-30). Parallelo Enea-Anchise e Dante-Cacciaguida. Sorge così con naturalezza il richiamo ai Campi Elisi dove Anchise predice a Enea le sofferenze da affrontare prima di porre le fondamenta di quella che diventerà Roma. Il parallelo tra il poema virgiliano e il poema dantesco assume lo stesso significato di rivelare una missione: Enea ascolta dal padre la profezia sul futuro e Dante riceve dal proprio capostipite la sanzione del destino assegnatogli da Dio. Anche l espressione latina (sanguis meus) ripete quella rivolta da Anchise a Enea e conferisce ai versi la tonalità epico-sacra caratteristica del canto. La domanda retorica di Cacciaguida, che ricorda al proprio discendente il privilegio di vedersi aprire due volte la porta del cielo (sicut tibi cui / bis unquam celi ian a reclusa?), riprende in positivo il dubbio espresso da Dante nel canto II dell Inferno. Il poeta aveva obiettato a Virgilio, che lo esortava al viaggio nel mondo ultraterreno, di non essere né san Paolo né Enea, i quali ebbero tale privilegio per realizzare i disegni della Provvidenza (l uno per ricevere forza nella sua opera di diffusione della fede, l altro per contemplare la Roma futura). In questo canto Dante è veramente come loro: attinge la certezza del suo futuro e la conferma della missione di un rinnovamento morale del mondo affidatogli dalla Provvidenza. Il modello storico della Firenze «sobria e pudica Ma per questo compito occorre un esempio storico che diventi modello per gli uomini: è il passato di Firenze dentro la cerchia delle antiche mura, città fondata sulla pace, l onestà, l austerità, l eroismo, valori che investono il ruolo della famiglia e della donna, la vita civile, politica, economica (vv. 97-129). L idealizzazione della Firenze in pace, sobria e pudica (v. 99), società perfetta, ordinata e Per approfondire Albero genealogico degli Alighieri concorde, si accompagna al contromodello della Firenze trecentesca, simbolo della corruzione del mondo e desolata immagine di decadimento e rovina (Non era vinto ancora Montemalo / dal vostro Uccellatoio, che, com è vinto / nel montar sù, così sarà nel calo, vv. 109-111). Passato, presente e futuro. La condanna del presente e l esaltazione dell antico, come modello rinnovato per un futuro di pace, testimoniano la visione della storia di Dante, che collega la decadenza morale a quella politica, la pace e la tranquillità alla modestia e alla pudicizia. Secondo il poeta la smania mercantile di guadagno maturata nel corso del Duecento ha corrotto i costumi, la civiltà comunale e l opposizione del papa al potere imperiale hanno distrutto l unità politica. Il discorso sui mali politici verrà approfondito nel canto successivo, il XVI, dove Cacciaguida individua la responsabilità della Chiesa nell indebolimento della nobiltà del contado e del conseguente inurbamento della popolazione e scoppio delle lotte intestine tra guelfi e ghibellini. Questi mali non solo pongono fine al viver lieto di Firenze, ma riguardano il destino dell umanità intera. Di qui la necessità di una riforma morale e politica per ancorare la società ai valori eterni dell uomo. L ansia profetica attinge così a una purezza originaria il mondo fiorentino in pace in cui il pessimismo di Dante sulla tragedia della storia ritrova le ragioni della sua speranza in un futuro migliore. Il male del mondo e la missione di Dante. «Nel Pa- radiso Dante raggiunge la piena coscienza del male del mondo, della radicalità in esso di Firenze, della ragione e del prezzo della propria missione. Con questo torniamo al valore centrale dei canti di Cacciaguida e al senso del posto preminente che vi ha, con Dante, Firenze: quella dantesca e quella cacciaguidiana. Come la prima è il centro del potere diabolico in terra, oggi, così quella, ieri, fu l esempio di perfetta città terrena cristiana inserita nell ordine provvidenziale imperiale. Nella invenzione di Dante quel che più vale è la nascita di Cacciaguida nel riposato e bello viver di cittadini, nel dolce ostello che era Firenze ai suoi tempi; sì che è necessaria, come punto focale del canto, l immagine di quella Firenze, città perfetta secondo l ideale politico e la dottrina del poeta, remedium contra infirmitatem peccati [rimedio contro il male del peccato]; e, come contrappunto, l immagine della Firenze pianta del demonio. Non dunque in questi versi il sospiro nostalgico dell esule deluso risonante nella nostalgia del trisavolo per quella vita tramontata, l autobiografia, insomma, pervasa da un sentimento di idillio cittadino. La nota dominante è tragica: c è la tragedia della storia, evidente se, come si deve, si congiunge questo passo non solo agli altri due canti del trittico cacciaguidiano, ma a tutto il poema; cioè lo si colloca nell unità del mondo intellettuale dantesco (R. Ramat). Paradiso Cacciaguida 667

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato