La Divina Commedia

626 Canto X 43-45 Per quanto io mi avvalga di intelletto, abilità tecnica (arte) ed esperienza (uso), non potrei mai descriverlo in modo da farlo immaginare; ma si può credere (per fede), e desiderar di vedere (dopo la morte). 46-51 E se le nostre capacità immaginative (fantasie) sono insufficienti di fronte a tanta magnificenza, non è motivo di stupore; perché non vi fu mai occhio umano che ebbe esperienza (andasse) di una luminosità superiore a quella del sole. Così luminoso (tal) era qui il quarto gruppo dei familiari (i beati) di Dio, il quale ne soddisfa la fame di conoscenza celeste mostrando come effonde lo Spirito e come genera (figlia) eternamente il Figlio. 52-63 Beatrice cominciò: «Ringrazia, ringrazia Dio (Sol de li angeli) che ti ha innalzato a questo sole sensibile per mezzo della sua Grazia . Cuore umano non fu mai così disponibile (digesto) alla devozione e così pronto (presto) a donarsi a Dio con la pienezza della sua gratitudine, come io diventai a quelle parole; e tanto riposi in lui tutto il mio amore da dimenticare Beatrice, che venne oscurata come un astro durante l eclissi. Non le dispiacque, anzi ne sorrise in modo così luminoso che lo splendore dei suoi occhi ridenti divise la mia mente, prima tutta intenta a Dio, rivolgendola a due oggetti (il beato riso e l amore divino). 64-81 Io vidi luci più vive e intense dello splendore del sole formare una corona che aveva in noi il suo centro, più dolci nel canto che abbaglianti alla vista: allo stesso modo vediamo talvolta la luna (la figlia di Latona, Diana), quando l aria è densa di vapori tanto da trattenere i raggi (il fil) a formarle intorno una corona (zona). Nella corte celeste, dalla quale sono reduce, si trovano molte gemme preziose (care) e belle, così tanto che non si possono portare fuori dal regno, e il canto di quelle splendenti anime beate era tra esse; chi non mette le ali (s impenna) per volare fin lassù, si aspetti di riceverne notizie da un muto. Dopo che, cantando a quel modo, quei soli ardenti ebbero ruotato intorno a noi tre volte, come stelle che girano più vicine all immobilità dei poli, mi sembrarono come danzatrici (donne), ancora raccolte nella figura del ballo, ma che si fermano silenziose, intente all ascolto, finché non colgono il nuovo ritmo. (vv. 82-148) San Tommaso e gli altri sapienti 82-96 E dall interno di una di quelle luci beate sentii provenire una voce: «Giacché il raggio della Grazia divina, per il quale si accende nell uomo l amore del bene (verace amore), che poi aumenta con l amare stesso, risplende così copiosamente in te, che ti guida su per quella scala celeste dove nessuno scende senza poi risalirvi; chiunque ti negasse il vino della sua ampolla (fiala) per appagare la tua sete, non sarebbe libero, come acqua che non scende verso il mare. Tu desideri sapere di quali spiriti si adorna questa ghirlanda che, ruotandole intorno, contempla la bella donna che ti dà la forza (t avvalora) per salire al cielo. Io fui uno degli agnelli (agni) del gregge santo che Domenico conduce per il cammino dove ci si nutre abbondantemente (ben Perch io lo ngegno e l arte e l uso chiami, sì nol direi che mai s imaginasse; 45 ma creder puossi e di veder si brami. E se le fantasie nostre son basse a tanta altezza, non è maraviglia; 48 ché sopra l sol non fu occhio ch andasse. Tal era quivi la quarta famiglia de l alto Padre, che sempre la sazia, 51 mostrando come spira e come figlia. E B atrice cominciò: «Ringrazia, ringrazia il Sol de li angeli, ch a questo 54 sensibil t ha levato per sua grazia . Cor di mortal non fu mai sì digesto a divozione e a rendersi a Dio 57 con tutto l suo gradir cotanto presto, come a quelle parole mi fec io; e sì tutto l mio amore in lui si mise, 60 che B atrice eclissò ne l oblio. Non le dispiacque; ma sì se ne rise, che lo splendor de li occhi suoi ridenti 63 mia mente unita in più cose divise. Io vidi più folg r vivi e vincenti far di noi centro e di sé far corona, 66 più dolci in voce che in vista lucenti: così cinger la figlia di Latona vedem talvolta, quando l aere è pregno, 69 sì che ritenga il fil che fa la zona. Ne la corte del cielo, ond io rivegno, si trovan molte gioie care e belle 72 tanto che non si posson trar del regno; e l canto di quei lumi era di quelle; chi non s impenna sì che là sù voli, 75 dal muto aspetti quindi le novelle. Poi, sì cantando, quelli ardenti soli si fuor girati intorno a noi tre volte, 78 come stelle vicine a fermi poli, donne mi parver, non da ballo sciolte, ma che s arrestin tacite, ascoltando 81 fin che le nove note hanno ricolte. E dentro a l un senti cominciar: «Quando lo raggio de la grazia, onde s accende 84 verace amore e che poi cresce amando, multiplicato in te tanto resplende, che ti conduce su per quella scala 87 u sanza risalir nessun discende; qual ti negasse il vin de la sua fiala per la tua sete, in libertà non fora 90 se non com acqua ch al mar non si cala. Tu vuo saper di quai piante s infiora questa ghirlanda che ntorno vagheggia 93 la bella donna ch al ciel t avvalora. Io fui de li agni de la santa greggia che Domenico mena per cammino

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato