La Divina Commedia

Dante ascende al primo dei cieli più alti, dove non c è più traccia delle pur lievi debolezze terrene che ancora permanevano nei tre cieli sottostanti: gli spiriti che compariranno da qui in poi, infatti, si rivolsero in vita interamente a Dio. Il passaggio spirituale è poeticamente segnalato dall invito che Dante-autore rivolge al lettore affinché contempli la perfezione celeste (leva, dunque, lettore, a l alte rote / meco la vista, vv. 8-9) e l armonioso equilibrio cosmico che si realizza con l equinozio di primavera. Alla ripresa della narrazione, Dante è abbagliato da una corona fulgente di spiriti che danzano e cantano: sono le anime beate dei sapienti, che in vita si dedicarono allo studio e alla ricerca della verità, pur se in modi Guardando nel suo Figlio con l Amore che l uno e l altro etternalmente spira, 3 lo primo e ineffabile Valore quanto per mente e per loco si gira con tant ordine fé, ch esser non puote 6 sanza gustar di lui chi ciò rimira. Leva dunque, lettore, a l alte rote meco la vista, dritto a quella parte 9 dove l un moto e l altro si percuote; e lì comincia a vagheggiar ne l arte di quel maestro che dentro a sé l ama, 12 tanto che mai da lei l occhio non parte. Vedi come da indi si dirama l oblico cerchio che i pianeti porta, 15 per sodisfare al mondo che li chiama. Che se la strada lor non fosse torta, molta virtù nel ciel sarebbe in vano, 18 e quasi ogne potenza qua giù morta; e se dal dritto più o men lontano fosse l partire, assai sarebbe manco 21 e giù e sù de l ordine mondano. Or ti riman, lettor, sovra l tuo banco, dietro pensando a ciò che si preliba, 24 s esser vuoi lieto assai prima che stanco. Messo t ho innanzi: omai per te ti ciba; ché a sé torce tutta la mia cura 27 quella materia ond io son fatto scriba. Lo ministro maggior de la natura, che del valor del ciel lo mondo imprenta 30 e col suo lume il tempo ne misura, con quella parte che sù si rammenta congiunto, si girava per le spire 33 in che più tosto ognora s appresenta; e io era con lui; ma del salire non m accors io, se non com uom s accorge, 36 anzi l primo pensier, del suo venire. B atrice quella che sì scorge di bene in meglio, sì subitamente 39 che l atto suo per tempo non si sporge. Quant esser convenia da sé lucente quel ch era dentro al sol dov io entra mi, 42 non per color, ma per lume parvente! e per vie diverse. Tali differenze vengono ora ricomposte armoniosamente: l autore ci mostra come i diversi orientamenti che in Terra caratterizzarono i sapienti siano ora superati e fusi in un unico, splendente coro di sapienza. Significativo in questo senso è il positivo rilievo dato da san Tommaso, interlocutore di Dante, a Sigieri di Brabante, filosofo averroista del quale in vita fu fiero avversario. L armonia prodotta dalla diversità si traduce nel sublime accordo di movimenti e suoni su cui si chiude il canto: la gloriosa rota dei sapienti si allontana, girando su se stessa come un perfetto meccanismo di orologio che richiami alla preghiera tin tin sonando con sì dolce nota (v. 143). (vv. 1-27) La perfezione dell ordine celeste 1-6 La Potenza primaria e indicibile (Dio), guardando suo Figlio (Cristo) con l Amore (Spirito Santo) che l uno e l altro effondono eternamente, creò i moti celesti nelle Intelligenze motrici (per mente) e negli spazi (per loco) con ordine così perfetto (tant ordine fé) che chiunque contempli tale ordine non può non assaporare qualcosa dell immagine divina. 7-12 Lettore, solleva dunque insieme a me lo sguardo verso le sfere celesti, in quel punto dove si scontrano (percuote) i due opposti moti circolari del cielo; e guardando quel punto (lì) comincia a contemplare con rapita ammirazione (vagheggiare) l opera d arte di quel maestro che la ama, includendola nella sua stessa essenza, tanto da non distoglierne mai lo sguardo. 13-21 Guarda come da quel punto (indi) diverge (si dirama) la fascia zodiacale (oblico cerchio) che porta con sé le orbite dei pianeti, per poter assecondare le necessità del mondo che la invoca (chiama). Perché se la sua traiettoria non fosse obliqua (torta, rispetto all equatore), molta della virtù celeste (potenza) sarebbe inefficace, e quasi ogni potenzialità posta nella natura rimarrebbe inerte; e se il divergere (partire) dall equatore (dritto) fosse più o meno accentuato (lontano), l equilibrio terrestre risulterebbe menomato (manco) nell uno e nell altro emisfero (giù e sù). 22-27 Ora rimani, lettore, al tuo tavolo di studio, continuando a riflettere su quanto è stato appena pregustato, se vuoi provare tanto piacere da non sentire la fatica. Ti ho servito in tavola (messo): ormai nutriti da solo; perché quella materia celeste della quale sono stato reso scrivano (scriba) richiama con forza (torce) a sé tutto il mio impegno. (vv. 28-81) Ascesa al Cielo del Sole 28-39 Il sole, il più importante esecutore (ministro) della natura, che imprime nel mondo la virtù celeste e con la sua luce ci dà la misura dello scorrere del tempo, in congiunzione con il punto sopra ricordato, percorreva quel tratto di cammino (girava per le spire) durante il quale sorge ogni giorno un po prima; e io ero con lui; ma non mi accorsi della salita, come non ci si accorge dell arrivo di un pensiero, prima del suo effettivo insorgere nella mente. Beatrice colei che guida da un Cielo a uno più alto (di bene in meglio), così istantaneamente che la sua azione non si estende (sporge) nel tempo. 40-42 Quanto doveva essere lucente di luce propria (da sé) ciò (il gruppo di anime beate) che si trovava all interno del sole, dove io entrai, se era visibile ai miei occhi (parvente) non per diversità di colore ma per intensità di luce! Paradiso La corona degli spiriti sapienti 625

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato