La Divina Commedia

e tirandosi me dietro sen giva 96 sovresso l acqua lieve come scola. Quando fui presso a la beata riva, Asperges me sì dolcemente udissi, 99 che nol so rimembrar, non ch io lo scriva. La bella donna ne le braccia aprissi; abbracciommi la testa e mi sommerse 102 ove convenne ch io l acqua inghiottissi. Indi mi tolse, e bagnato m offerse dentro a la danza de le quattro belle; 105 e ciascuna del braccio mi coperse. «Noi siam qui ninfe e nel ciel siamo stelle; pria che Beatrice discendesse al mondo, 108 fummo ordinate a lei per sue ancelle. Merrenti a li occhi suoi; ma nel giocondo lume ch è dentro aguzzeranno i tuoi 111 le tre di là, che miran più profondo . Così cantando cominciaro; e poi al petto del grifon seco menarmi, 114 ove Beatrice stava volta a noi. Disser: «Fa che le viste non risparmi; posto t avem dinanzi a li smeraldi 117 ond Amor già ti trasse le sue armi . Mille disiri più che fiamma caldi strinsermi li occhi a li occhi rilucenti, 120 che pur sopra l grifone stavan saldi. Come in lo specchio il sol, non altrimenti la doppia fiera dentro vi raggiava, 123 or con altri, or con altri reggimenti. Pensa, lettor, s io mi maravigliava, quando vedea la cosa in sé star queta, 126 e ne l idolo suo si trasmutava. Mentre che piena di stupore e lieta l anima mia gustava di quel cibo 129 che, saziando di sé, di sé asseta, sé dimostrando di più alto tribo ne li atti, l altre tre si fero avanti, 132 danzando al loro angelico caribo. «Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi , era la sua canzone, «al tuo fedele 135 che, per vederti, ha mossi passi tanti! Per grazia fa noi grazia che disvele a lui la bocca tua, sì che discerna 138 la seconda bellezza che tu cele . O isplendor di viva luce etterna, chi palido si fece sotto l ombra 141 sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna, che non paresse aver la mente ingombra, tentando a render te qual tu paresti là dove armonizzando il ciel t adombra, 145 quando ne l aere aperto ti solvesti? riportandole alla vita), vidi sopra di me la donna che avevo trovato sola (nella foresta: Matelda), e diceva: «Aggrappati a me, aggrappati a me! . Mi aveva trasportato nel fiume e (immerso) sino alla gola, e trascinandomi vagava sopra l acqua lieve come una gondola (scola). Quando fui vicino alla riva beata (il Lete), udii (gli angeli) cantare Asperges me ( Mi aspergerai ), così dolcemente che non so ricordarlo, tanto meno saprei scriverlo. La bella donna aprì le braccia; mi cinse la testa e mi immerse per cui fui obbligato (convenne ch io) a bere. 103-117 Poi mi trasse fuori dall acqua, e bagnato mi introdusse (m offerse dentro) nella danza delle quattro belle (le quattro virtù cardinali Purgatorio XXIX); e ciascuna protese il braccio sopra di me. «Qui noi siamo ninfe e in cielo siamo stelle (le quattro luci scorte in cielo da Dante al suo arrivo sulla spiaggia del Purgatorio Purgatorio I); prima che Beatrice comparisse sulla Terra fummo ordinate al suo servizio come ancelle (allegoricamente, le virtù cardinali, propriamente umane, predispongono l umanità a ricevere la Rivelazione). Ti condurremo (merrenti) davanti ai suoi occhi, ma alla luce di letizia che vi brilla in fondo (ch è dentro) aguzzeranno i tuoi le tre dall altra parte del carro (di là, le virtù teologali infuse da Dio), che hanno vista più penetrante . Così cominciarono cantando; poi mi condussero con loro davanti al grifone, dove Beatrice stava rivolta verso di noi. Dissero: «Guarda intensamente (le viste non risparmi), ti abbiamo condotto davanti agli smeraldi (gli occhi di Beatrice brillano come pietre preziose) dai quali (ond ) un tempo (già) Amore scoccò le sue frecce verso di te (ti trasse le sue armi) . 118-132 Mille desideri più ardenti del fuoco legarono i miei occhi (strinsermi li occhi) a quelli splendenti, che continuavano a rimanere fissi sul grifone. Come il sole in uno specchio, così (non altrimenti) la fiera dalla duplice natura si rifletteva, ora con un aspetto, ora con l altro (altri... altri reggimenti: il grifone riflesso negli occhi di Beatrice appare alternativamente aquila e leone). Pensa, lettore, se io mi meravigliavo, quando vedevo la cosa (il grifone) rimanere identica a se stessa, mentre l immagine riflessa (idolo) si trasformava (mostrando appunto e l una e l altra natura). Mentre la mia anima stupefatta e lieta gustava quel cibo (la sapienza divina nel suo inesauribile rivelarsi) che più sazia, più accresce la sete di sé, manifestandosi alle movenze (ne li atti) più nobili (di più alto tribo, riferito alla danza delle quattro donne-virtù cardinali), le altre tre (le virtù teologali) si fecero avanti, danzando al ritmo del loro angelico canto (caribo). 133-145 «Volgi, Beatrice, volgi i santi occhi , erano le parole del canto, «al tuo fedele che per vederti ha affrontato un così lungo e penoso cammino (passi tanti)! Per tua grazia, consentici di svelargli la tua bocca, così che distingua (discerna) la seconda bellezza (quella della bocca, essendo la prima quella degli occhi) che tu nascondi . O splendore di luce viva ed eterna, quale (poeta) si affaticò all ombra del Parnaso, o bevve alla sua fonte (cisterna) tanto da non cadere in confusione (aver la mente ingombra) cercando di descrivere come tu apparisti là dove il cielo, in perfetta armonia con te (armonizzando), contorna la tua figura (t adombra), quando ti rivelasti (in tutta la tua divina bellezza) nell aria aperta? Purgatorio I rimproveri di Beatrice: il Lete 547

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato