La Divina Commedia

518 Canto XXVIII una donna solitaria, che se ne andava cantando e scegliendo un fiore dall altro (tra quelli) dei cui colori era cosparso tutto il suo cammino. 43-51 «Oh bella donna, dissi io a lei che ti riscaldi ai raggi dell amore (divino), se devo credere al tuo aspetto esteriore che di solito testimonia i sentimenti del cuore, non ti dispiaccia avvicinarti a questo fiume, perché io possa comprendere ciò che canti. Tu mi fai ricordare il luogo e l aspetto di Proserpina al momento in cui la madre perse lei, e lei perse per sempre la primavera . 52-60 Come volteggia una donna mentre danza con i piedi a terra e tenendoli uniti, e lentamente mette un piede davanti all altro, ella si volse verso di me sui fiori rossi e gialli, come una fanciulla che abbassi gli occhi pudichi; e soddisfece le mie preghiere, avvicinandosi tanto che il suo dolce canto arrivava a me nel pieno significato delle sue parole. 61-75 Appena arrivò là dove le erbe sono già bagnate dalle acque del bel fiume, mi fece il dono di alzare il suo sguardo (verso di me). Credo che non splendesse una luce così luminosa negli occhi di Venere, trafitta in modo del tutto insolito da una freccia del figlio. La fanciulla, bene eretta, rideva dall altra riva intrecciando con le sue mani (fiori di) più colori, che la cima del Purgatorio produce senza bisogno di semi. Il fiume ci teneva distanti tre passi, ma l Ellesponto, là dove passò Serse che ancora oggi serve da monito per l orgoglio umano, non fu odiato di più da Leandro per le sue onde impetuose tra Sesto e Abido, di quanto (fu odiato) da me quel fiume perché non mi lasciava passare. (vv. 76-148) Dubbi di Dante 76-84 La donna cominciò: «Voi siete nuovi di questo luogo, e forse vi meraviglia e vi suscita qualche 40. donna soletta: è Matelda, unica abitante permanente del Paradiso Terrestre ( Personaggi); conosceremo il suo nome quando sarà pronunciato da Beatrice alla fine della Cantica del Purgatorio (Priega Matelda che l ti dica, XXXIII, v. 119). 43-45. Deh, bella donna core: in questa terzina il linguaggio stilnovistico (bella don na, raggi d amore, core) e l immagine del sem biante come specchio dell anima ricordano la Vita Nuova (lo viso mostra lo color del core, XV, 5) e il Convivio (Li occhi e l dolce riso per la bella similitudine si possono appellare balco ni de la bella donna che ne l edificio del corpo abita, cioè l anima, III, 8). 49-51. Tu mi fai rimembrar ... primavera: la figura di Matelda e le caratteristiche del luogo richiamano alla mente di Dante il mi- una donna soletta che si gia e cantando e scegliendo fior da fiore 42 ond era pinta tutta la sua via. «Deh, bella donna, che a raggi d amore ti scaldi, s i vo credere a sembianti 45 che soglion esser testimon del core, vegnati in voglia di trarreti avanti , diss io a lei, «verso questa rivera, 48 tanto ch io possa intender che tu canti. Tu mi fai rimembrar dove e qual era Proserpina nel tempo che perdette 51 la madre lei, ed ella primavera . Come si volge, con le piante strette a terra e intra sé, donna che balli, 54 e piede innanzi piede a pena mette, volsesi in su i vermigli e in su i gialli fioretti verso me, non altrimenti 57 che vergine che li occhi onesti avvalli; e fece i prieghi miei esser contenti, sì appressando sé, che l dolce suono 60 veniva a me co suoi intendimenti. Tosto che fu là dove l erbe sono bagnate già da l onde del bel fiume, 63 di levar li occhi suoi mi fece dono. Non credo che splendesse tanto lume sotto le ciglia a Venere, trafitta 66 dal figlio fuor di tutto suo costume. Ella ridea da l altra riva dritta, trattando più color con le sue mani, 69 che l alta terra sanza seme gitta. Tre passi ci facea il fiume lontani; ma Elesponto, là ve passò Serse, 72 ancora freno a tutti orgogli umani, più odio da Leandro non sofferse per mareggiare intra Sesto e Abido, 75 che quel da me perch allor non s aperse. «Voi siete nuovi, e forse perch io rido , to di Proserpina-Primavera ( Personaggi). Il significato allegorico è evidente: il dolore della madre Cerere per la perdita di Proserpina è il rimpianto dell umanità per aver perso l originario stato di felicità. 63-66. di levar li occhi ... costume: lo splendore degli occhi di Matelda sollevatisi per guardare Dante suggerisce la similitudine con gli occhi di Venere. Il mito di Ovidio racconta che mentre Cupido abbracciava la madre Venere, una freccia della sua faretra punse al seno la dea della bellezza, che subito si innamorò del bellissimo giovinetto Adone (pha retratus dum dat puer oscula matri / inscius exstanti destrinxit harundine pectus, «mentre il fanciullo con la faretra baciava la madre / inconsapevole trafisse con la freccia il petto di lei che gli stava davanti , Metamorfosi X, 525-526). Il v. 66 coincide con quello ovidiano e sottolinea la casualità dell evento (inscius, «inconsapevole ): di solito Cupido lanciava le sue frecce deliberatamente. 70-75. Tre passi ... aperse: pochi passi separano Dante da Matelda, le acque del fiume sono basse, ma il poeta non può attraversarlo, perciò egli odia questo corso d acqua, come Leandro odiò l Ellesponto, attraversato orgogliosamente da Serse, ricacciato poi dai Greci oltre lo Stretto dei Dardanelli ( Personaggi). Il poeta fonde nelle similitudini storia e mito, per spiegare la funzione allegorica di Matelda che condurrà Dante-personaggio dal naturale al soprannaturale secondo la volontà di Dio. 76-80. Voi ... Delectasti: Matelda spiega a Dante, Virgilio e Stazio di non meravigliarsi del suo sorriso felice in quel luogo destinato

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato