Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione Origini metafisiche del terremoto Il cardine del canto è rappresentato dall incontro dei due pellegrini con il poeta latino Stazio, uno degli autori più amati da Dante e che lo accompagnerà fino alla fine del suo viaggio nel Purgatorio. Si tratta infatti di un anima che, terminata l espiazione dopo cinquecento anni in questa cornice, è sul punto di salire al Regno dei Cieli. Dante-autore affida anzitutto a Stazio un ruolo didascalico sulle cause del terremoto che di recente si è verificato nel sacro monte: il sisma non è dovuto a leggi fisiche naturali, ma è un fatto soprannaturale che si verifica tutte le volte che un anima è divenuta degna di salire alla gloria celeste (vv. 40-72). La spiegazione affonda le radici nella Scolastica medievale di san Tommaso che univa la metafisica alla fisica, le verità religiose a quelle scientifiche. Ma Dante, con una soluzione poetica e concettuale di grande novità, mette l accento su una libertà avvertita interiormente dai penitenti, dopo che il loro animo li ha portati a sostare dovunque una cornice corrispondesse a una loro inclinazione peccaminosa, fino a sentirsi purificati da ogni scoria terrena. La prova della purificazione è la volontà assoluta di elevazione che l anima purgante avverte dentro di sé nel momento in cui si separa dal corpo, è il suo desiderio, libero da qualsiasi ostacolo, di volare in Paradiso. A questa volontà assoluta (volere) si contrappone la volontà che san Tommaso definiva relativa (talento), cioè la volontà condizionata dal desiderio di espiare il peccato commesso. Dunque per queste anime il peccato commesso in vita diventa «contrappasso come accettazione volontaria della pena (Prima vuol ben, ma non lascia il talento / che divina giustizia, contra voglia, / come fu al peccar, pone al tormento, vv. 64-66). Quando le due volontà coincidono perfettamente l anima raggiunge la beatitudine (pur mo sentii / libera volontà di miglior soglia, vv. 68-69). La lode di Virgilio e il topos del riconoscimento Dopo questa spiegazione dottrinale, Stazio svela la propria identità di poeta, titolo che sulla Terra assicura prestigio e immortalità a chi lo onora (nome che più dura e più onora, v. 85); la sua fama infatti è ancora viva nel mondo. La sua devota esaltazione di Virgilio unita al rimpianto di non averlo mai incontrato in vita costruisce uno dei momenti più alti della Cantica, in un contrappunto lirico-affettivo di sguardi, reticenze e sorrisi fino alla rivelazione, da parte di Dante, dell identità dell ombra che Stazio ha davanti. Si sviluppa così quella celebrazione della poesia che vede accomunati i tre protagonisti del canto: a questo fine, Dante costruisce con finezza psicologica e vivace realismo una sorta di rappresentazione teatrale degli equivoci, basata sul topos dell agnizione e sulla rivelazione dell identità della guida. Stazio loda con entusiasmo Virgilio ed esprime il suo desiderio di conoscerlo, senza sapere che gli sta di fronte Per approfondire Fisica e metafisica nel Purgatorio (vv. 94-102). Segue una scena fatta solo di gesti che lascia emergere la modestia di Virgilio, il quale vorrebbe conservare l incognito (vv. 103-111). Dante tace ma vorrebbe svelargli la verità e la sua espressione un lampeggiar di riso lo tradisce; Stazio coglie quel gesto esitante e ne chiede il motivo (vv. 112-114). Al sospiro di Dante, più eloquente di qualsiasi parola, segue l autorizzazione del maestro a parlare per togliere il discepolo dall imbarazzo. Nell epilogo, Stazio si getta ai piedi di Virgilio per compiere un atto di omaggio e testimoniargli la propria devozione ma Virgilio lo distoglie ricordandogli la vanità fisica delle anime, ombre inconsistenti, e da quella condizione affratellate (Già s inchinava ad abbracciar li piedi / al mio dottor, ma el li disse: «Frate, / non far, ché tu se ombra e ombra vedi , vv. 130-132). Stazio e Dante allievi di Virgilio Gli appellativi lume, maestro, autore, dottore, guida, duca dedicati da Dante alla figura virgiliana, compaiono fin dal primo canto dell Inferno. In questo canto viene ribadita da Stazio sia la lode di Virgilio come maestro sia la celebrazione dell Eneide come modello per tutti i poeti successivi (de l Ene da dico, la qual mamma / fummi e fummi nutrice poetando, vv. 97-98). Stazio, collocato al culmine della spiritualità latina avviata da Virgilio, significa la classicità che prefigura il cristianesimo, il simbolo della ragione illuminata dalla fede che sorregge la semplice conoscenza razionale dell uomo: «la stessa sapienza pagana, interpretata da un punto di vista figurale-cristiano, può benissimo armonizzarsi e illuminare quella cristiana della sua luce razionale (G. Giacalone). Le relazioni letterarie ed esistenziali tra Virgilio e Stazio investono anche le relazioni tra classicità e cristianesimo, perché se è vero che entrambe sono anime, irrevocabilmente diversa è la sorte dei due poeti latini: Virgilio è maestro, ispiratore di divina fiamma, ma resta relegato nel Limbo al di qua della salvezza; Stazio è suo allievo, ma si salverà. Dante messaggero della fede cristiana: primo su tutti In questa prospettiva si coglie anche il ruolo di Dante continuatore della poesia classica rinnovata dalla spiritualità cristiana: egli ascolta riverente i discorsi dei due poeti antichi e, autore-protagonista di un superiore itinerario in Dio, può ambire a diventare il primo su tutti: la Commedia, esemplata sulla Bibbia, narra un viaggio di redenzione, di cui la storia dell Occidente non conosce altri esempi, viaggio voluto da Dio per condurre gli uomini dallo stato di infelicità alla beatitudine eterna. Alle soglie del Paradiso Terrestre, anche Stazio esaurirà il suo compito e Virgilio dovrà affidare il discepolo a Beatrice, simbolo di Grazia divina, esperienza trascendente che conduce alla salvezza. Purgatorio Stazio 463

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato