La Divina Commedia

col nome che più dura e più onora era io di là , rispuose quello spirto, 87 «famoso assai, ma non con fede ancora. Tanto fu dolce mio vocale spirto, che, tolosano, a sé mi trasse Roma, 90 dove mertai le tempie ornar di mirto. Stazio la gente ancor di là mi noma: cantai di Tebe, e poi del grande Achille; 93 ma caddi in via con la seconda soma. Al mio ardor fuor seme le faville, che mi scaldar, de la divina fiamma 96 onde sono allumati più di mille; de l Ene da dico, la qual mamma fummi e fummi nutrice poetando: 99 sanz essa non fermai peso di dramma. E per esser vivuto di là quando visse Virgilio, assentirei un sole 102 più che non deggio al mio uscir di bando . Volser Virgilio a me queste parole con viso che, tacendo, disse Taci ; 105 ma non può tutto la virtù che vuole; ché riso e pianto son tanto seguaci a la passion di che ciascun si spicca, 108 che men seguon voler ne più veraci. Io pur sorrisi come l uom ch ammicca; per che l ombra si tacque, e riguardommi 111 ne li occhi ove l sembiante più si ficca; compito di distruggere Gerusalemme e punire (vendicò) gli Ebrei per aver condannato a morte Cristo. L aggettivo buon è lo stesso che designa Augusto (Inferno I, 71), con il significato di «valoroso , «valente ; Tito per la sua generosità e clemenza era stato definito dagli storici romani deliciae humani generis, «delizia del genere umano . 84. Giuda: Giuda Iscariota è l apostolo che per trenta denari tradì Gesù consegnandolo ai Romani, come si legge in Matteo (XXXVI, 14-15). Non resse poi al peso del suo tradimento e si impiccò. Dante lo colloca tra i traditori dei benefattori nell ultima zona del IX cerchio dell Inferno, maciullato per l eternità in una delle bocche di Lucifero (Inferno XXXIV, 61-63). 85-87. col nome ... con fede ancora: prima di presentarsi come persona, Stazio si presenta come poeta, perché la fama e l onore conseguiti attraverso la poesia, alta e nobile creazione umana, danno all uomo dignità e immortalità. Egli fu tra i più conosciuti e apprezzati poeti della classicità fino a tutto il Medioevo ( Dante maestro di retorica, p. 464). Stazio parla della sua conversione nel canto XXII (vv. 55-93) ed è probabile che Dante abbia attinto a qualche biografia medievale di personaggi della classicità, rientranti nel processo di cristianizzazione. giustamente le ferite da cui uscì il sangue venduto da Giuda, io ero là sulla Terra (di là) col nome che è più duraturo ed onorato, quello di poeta, molto famoso, ma ancora senza la fede cristiana. Il mio canto poetico (vocale spirto) fu così dolce che, pur essendo di Tolosa, fui attirato da Roma, dove meritai di avere il capo ornato con la corona (poetica) di mirto. Sulla Terra la gente ancora oggi mi chiama Stazio: cantai (le vicende) di Tebe e poi (le imprese) del grande Achille; ma morii mentre stavo portando a termine la mia seconda opera (soma). 94-102 Al mio ardore poetico diedero origine (seme) le scintille, che sempre mi riscaldarono, di quella divina fiamma dalla quale (onde) sono accesi e illuminati moltissimi altri poeti; mi riferisco all Eneide, la quale mi è stata madre e nutrice nell arte della poesia: senza di essa non avrei composto nulla che avesse alcun valore. E se avessi potuto vivere nel mondo quando visse Virgilio, accetterei di restare un altro ciclo solare (un anno) oltre il tempo dovuto per uscire da questo esilio purgatoriale . 103-111 Queste parole fecero rivolgere Virgilio verso di me con un espressione (viso) che, pur senza parlare, mi diceva di tacere; ma la facoltà volitiva non può tutto, perché il riso ed il pianto seguono con tanta immediatezza il sentimento che li provoca, che i più sinceri assecondano meno la facoltà di reprimerle. Io sorrisi appena (pur) come chi fa un cenno di intesa; per cui Stazio tacque e mi guardò attentamente negli occhi, dove maggiormente si imprime il sentimento; 89. tolosano: Stazio è nato a Napoli e non a Tolosa. Dante lo confonde con il retore Lucio Papirio Stazio ( Personaggi). 90. dove ... mirto: l espressione indica genericamente la consacrazione poetica. 93. ma caddi ... soma: Stazio non portò a termine la sua seconda opera, l Achilleide, interrotta dalla sua morte a metà del secondo libro. Il termine soma indica carico, peso, impegno gravoso. 94-99. Al mio ardor ... dramma: la lode che Stazio fa di Virgilio attraverso la metafora della fiamma che alimentò il suo entusiasmo poetico richiama quella fatta da Dante attraverso la metafora della fonte e del fiume (Inferno I, 84-87), infatti per entrambi il poeta dell Eneide è luce di poesia (lume in Inferno I, 82; qui, al v. 96 allumati). Ene da è termine modellato sull accusativo latino, che mantiene la desinenza in -a della declinazione greca. 97-98. la qual mamma ... fummi nutrice: la poesia di Virgilio è stata madre (il termine mamma è più dolce e familiare), perché ha ispirato quella di moltissimi altri poeti (mille, con valore generico); nutrice, in quanto li ha educati nell arte poetica, ponendosi come modello di stile ( Inferno I, 85). 99. sanz essa peso di dramma: Stazio arriva enfaticamente ad affermare che, senza l esempio dell Eneide, non sarebbe stato in grado di produrre nulla di poeticamente valido. Il termine dramma, dracma, moneta greca, equivale all ottava parte dell oncia, cioè a circa quattro grammi. 100-102. E per esser... bando: l espressione di iperbolica venerazione prospetta un evento impossibile: Stazio baratterebbe un anno di beatitudine se avesse potuto conoscere di persona Virgilio (nato nel 70 a.C. e morto nel 19 d.C.). 103-104. Volser... Taci : la modestia e la riservatezza di Virgilio si manifestano in questa richiesta di silenzio espressa attraverso la mimica del volto, con cui invita Dante a non rivelare la sua identità, rafforzata dalla replicazione del verbo tacere. 105-108. ma non può... veraci: Dante vorrebbe accogliere il suggerimento di Virgilio, ma la volontà, osserva, non sempre può reprimere il manifestarsi dei sentimenti, soprattutto in persone che non sanno fingere, e così gli sfugge un sorriso( Parole in chiaro). 109-111. Io pur ... ficca: la comunicazione tra Dante e Virgilio avviene solo attraverso la mimica degli occhi e del volto, più espressiva delle parole; e non sfugge a Stazio, il quale cerca di capire il perché degli ammiccamenti tra maestro e discepolo, di quel sorriso di complicità balenato sulle labbra di Dante. Purgatorio Stazio 459

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato