Dante maestro di retorica – L’enjambement: spezzare il verso

460 Canto XXI 112-114 e disse: «Possa tu condurre a felice esito questa ardua fatica (del viaggio), ma perché la tua faccia mi ha mostrato un sorriso fugace come un lampo? . 115-120 Ora sono incalzato da due parti contrastanti: l una mi impone di tacere, l altra mi scongiura di parlare; per cui sospiro, e vengo compreso dal mio maestro, che mi dice: «Non aver paura di parlare e digli quello che egli ti chiede con tanto desiderio . 121-129 Perciò io dissi: «Forse ti sei meravigliato, o antico spirito, del sorriso che prima è balenato sul mio viso; ma desidero che ti colga un ammirazione ancora maggiore. Costui, che guida i miei occhi verso l alto, è quel Virgilio dal quale tu hai tratto la forza poetica per cantare gli uomini e gli dèi. Se hai creduto che altra fosse la causa del mio sorriso, ritienila come non vera, e credi invece che quelle parole (di lode) che hai detto di lui sono la vera causa . 130-136 Già Stazio si inchinava per abbracciare i piedi del mio maestro, ma egli gli disse: «Fratello, non farlo, perché tu sei un ombra e vedi davanti a te un altra ombra . Ed egli rialzandosi: «Ora puoi comprendere quanto sia grande l amore che mi infiamma per te, dal momento che io dimentico la nostra inconsistenza corporea, trattando la nostra inconsistenza (vanitate) come se fossero corpi solidi . 112. Se tanto labore...: il termine labor in latino indica qualunque attività richieda fatica; qui rafforzato dal tanto, che sempre nel significato latino, si deve rendere con «tanto grande , «tanto impegnativo , riferito all impresa dantesca del viaggio fino alla visione di Dio. Se ha con valore augurale: possa tu, ti sia concesso. 113. Testeso: testé, poco fa. Il termine è formato dall avverbio testé e il suffisso so, usato specialmente in prosa. 125-126. quel Virgilio de li uomini e d i dèi: l Eneide di Virgilio è stata modello per la e «Se tanto labore in bene assommi , disse, «perché la tua faccia testeso 114 un lampeggiar di riso dimostrommi? . Or son io d una parte e d altra preso: l una mi fa tacer, l altra scongiura 117 ch io dica; ond io sospiro, e sono inteso dal mio maestro, e «Non aver paura , mi dice, «di parlar; ma parla e digli 120 quel ch e dimanda con cotanta cura . Ond io: «Forse che tu ti maravigli, antico spirto, del rider ch io fei; 123 ma più d ammirazion vo che ti pigli. Questi che guida in alto li occhi miei, è quel Virgilio dal qual tu togliesti 126 forza a cantar de li uomini e d i dèi. Se cagion altra al mio rider credesti, lasciala per non vera, ed esser credi 129 quelle parole che di lui dicesti . Già s inchinava ad abbracciar li piedi al mio dottor, ma el li disse: «Frate, 132 non far, ché tu se ombra e ombra vedi . Ed ei surgendo: «Or puoi la quantitate comprender de l amor ch a te mi scalda, quand io dismento nostra vanitate, 136 trattando l ombre come cosa salda . poesia epica di Stazio, che canta, appunto, le gesta degli eroi e degli dèi. 130. Già s inchinava... piedi: Stazio manifesta tutta la sua gratitudine e la sua reverenza per Virgilio con un gesto di omaggio: si getta ai suoi piedi. 131-132. «Frate ... vedi : Virgilio invita Stazio a non compiere quel gesto, perché essi sono ombre, segno di inconsistenza ma anche di fratellanza e uguaglianza. Pur nella diversità delle situazioni narrative, è stato osservato che l episodio richiama sia quello del musico Casella (Purgatorio II, 76-87), dove l ab- braccio tra Dante e l amico risulta vano, sia quello di Sordello (Purgatorio VI, 75), dove i due poeti mantovani manifestano il comune amore per la patria con un abbraccio descritto con potente realismo. 133-136. Ed ei surgendo ... salda: Stazio ha potuto dimostrare a Virgilio la sua gratitudine e la sua ammirazione, vissute con tale intensità da dimenticare che essi sono ombre vane, e comportandosi come se avessero ancora il corpo. Il termine dismento, dimentico, è neologismo dantesco, con significato opposto a «rammento . Dante maestro di retorica L enjambement: spezzare il verso una figura retorica che consiste nello spezzare l unità sintattica (frase o gruppo sintattico che sia) tra la fine di un verso e l inizio del verso successivo. Per questa ragione l enjambement è anche chiamato spezzatura (o inarcatura). I poeti lo utilizzano con differenti finalità, ad esempio per accrescere il pathos o la suspence, o per rallentare il ritmo e sospendere l azione, o ancora per isolare una parola conferendole particolare rilievo. Esso serve anche a conferire ritmo a una poesia. Solitamente l enjambement separa due parti del discorso che sono fortemente connesse, come nome e aggettivo, soggetto e predicato, predicato e complementi. Ai vv. 31-32 del canto XXI del Purgatorio leggiamo: «fuor de l ampia gola/ d inferno [ ] e a i vv. 40-41 «sanza/ordine .

La Divina Commedia
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