La Divina Commedia

E io: «O creatura che ti mondi per tornar bella a colui che ti fece, 33 maraviglia udirai, se mi secondi . «Io ti seguiterò quanto mi lece , rispuose; «e se veder fummo non lascia, 36 l udir ci terrà giunti in quella vece . Allora incominciai: «Con quella fascia che la morte dissolve men vo suso, 39 e venni qui per l infernale ambascia. E se Dio m ha in sua grazia rinchiuso, tanto che vuol ch i veggia la sua corte 42 per modo tutto fuor del moderno uso, non mi celar chi fosti anzi la morte, ma dilmi, e dimmi s i vo bene al varco; 45 e tue parole fier le nostre scorte . «Lombardo fui, e fu chiamato Marco; del mondo seppi, e quel valore amai 48 al quale ha or ciascun disteso l arco. Per montar sù dirittamente vai . Così rispuose, e soggiunse: «I ti prego 51 che per me prieghi quando sù sarai . E io a lui: «Per fede mi ti lego di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio 54 dentro ad un dubbio, s io non me ne spiego. Prima era scempio, e ora è fatto doppio ne la sentenza tua, che mi fa certo 57 qui, e altrove, quello ov io l accoppio. gio rimane invisibile, nell oscurità del fumo, e tale rimarrà per tutta la conversazione che, in modo del tutto singolare, si svolgerà tra voci. La voce ha notato che Dante è vivo perché attraversa il fumo in modo diverso dagli altri, ragiona e si atteggia come chi considera le cose scandite dal tempo terreno e non nell ottica dell eternità. Si notino i latinismi partissi da partiri, dividere, e calendi da calendae (le calende erano il primo giorno del mese nel calendario romano; calendario deriva appunto dal termine latino). 28. Così ... fue: così fu detto da una voce (complemento d agente). La forma impersonale si addice all atmosfera dell episodio perché la voce non è attribuibile a un soggetto specifico. 29-30. onde ... sùe: lucido, efficace e sollecito, come deve essere una guida e simbolicamente la ragione, Virgilio invita Dante a farsi protagonista del colloquio, che verterà su cose terrene, da cui egli si sente lontano, e ad approfittare per chiedere la strada, perché non si deve perdere mai di vista il fine ultimo del viaggio. Si noti quinci, in questa direzione, dal latino hince, di qui. 33. se mi secondi: «seguire , «accompagnarsi a oppure «assecondare , nel senso di seguirlo nel cammino o di «essere disponibile all attenzione , «compiacere . Il termine compare quando Virgilio e Dante scrutano l arrivo di Gerione dall abisso (che l maestro con l occhio sì seconda, Inf. XVI, 117). 31-33 E io: «O creatura che ti purifichi per ritornare pura a Dio che ti creò, udrai cose che ti meraviglieranno, se mi segui . 34-36 «Io ti verrò dietro finché mi è consentito, rispose, e se il fumo non permette di vederci, al suo posto ci terrà uniti l udito . 37-45 Allora cominciai (a dire): «Sto salendo verso la cima del monte con quel corpo che la morte distrugge, e sono arrivato qui attraversando le sofferenze tormentose dell Inferno. E se è vero che Dio mi ha accolto nella sua grazia, tanto da volere che io contempli la corte celeste, in un modo del tutto insolito per i tempi recenti, non nascondermi chi fosti prima di morire, ma dimmelo, e dimmi se procedo nella giusta direzione verso il passaggio (del perdono); e le tue parole saranno le nostre guide . 46-51 «Fui lombardo e fui chiamato Marco; fui esperto delle cose del mondo e amai quelle virtù alle quali ora nessuno tende più (il suo arco). Per salire su, sei sulla giusta strada . Così rispose e poi aggiunse: «Io ti prego di pregare per me quando sarai in Cielo . (vv. 52-114) Il libero arbitrio e la confusione dei poteri 52-57 Ed io gli risposi: «Ti giuro che farò quello che tu mi domandi, ma io scoppio se non riesco a liberarmi da un dubbio che mi assilla. Prima il mio dubbio era semplice, ma ora si è raddoppiato per le tue parole, che mi confermano in questa cornice e nell altra (quella degli invidiosi) quel fatto a cui le associo. 34. quanto mi lece: le anime possono solo spostarsi all interno della cortina di fumo che le avvolge e non possono uscirne, come verrà chiarito ai vv. 141-144. Il latinismo lece deriva da licet, è lecito, è permesso. 37-38. Con quella fascia ... dissolve: metafora per indicare il corpo, che è mortale. 39. per l infernale ambascia: alla definizione del luogo si sostituisce l effetto psicologico-emotivo del viaggio: l angoscia è la sensazione che Dante-personaggio si porta dietro dal percorso infernale dove ha visto sofferenze e pene superiori a quelle del Purgatorio. 41. la sua corte: nell immaginario medievale Dio viene spesso rappresentato come l imperatore che governa sulla sua corte: il Paradiso. La metafora si addice al motivo tematico del canto, alla corruzione degli uomini e alla perdita delle virtù cavalleresche che trovano ideale attuazione nella corte. 42. per modo ... moderno uso: Dante per grazia di Dio visiterà il Paradiso prima della sua morte, privilegio inconsueto per i tempi moderni che, come denuncerà Marco Lombardo, sono tempi di degrado morale e corruzione in un mondo fatto reo, come dirà al v. 104. 46-51. Lombardo ... sarai: la risposta di Marco Lombardo ( Personaggi) è costruita secondo i canoni della retorica, che conferiscono alle sue parole un registro linguistico eloquente, conforme al personaggio e all ar- gomento che tratterà: comincia con un chiasmo (fui... fu chiamato), si snoda attraverso la costruzione simmetrica del v. 47 (nome seguito dal verbo nel primo e nel secondo emistichio) e la metafora dell arco disteso, per concludersi con una replicazione di termini priego ... prieghi. -disteso l arco: la metafora dell arco teso è usata per indicare il tendere verso qualcosa, la volontà di conseguire uno scopo, quella dell arco disteso, allentato, segnala che nessuno punta più le frecce verso l obiettivo della virtù. Nel corso della Commedia i personaggi hanno usato il tempo passato, per indicare gli aspetti della loro esistenza terrena, e il presente per il nome di battesimo (per esempio, Io fui di Montefeltro, io son Bonconte, Purg. V, 88), Marco Lombardo, invece, usa solo il passato. Il passato remoto (quattro volte in due versi) sottolinea il suo amaro distacco da quella terra in cui non vengono più praticate quelle virtù cavalleresche, preludio alla felicità eterna. 52-53. Per fede ... chiedi: Dante, adeguandosi al personaggio e al suo linguaggio, risponde con la formula solenne con cui il vassallo giurava fedeltà al proprio signore. 57. qui ... accoppio: Dante ha ora la conferma della corruzione del mondo (quello) di cui parla qui, nella quarta cornice, Marco Lombardo, e di cui ha sentito parlare altrove, nella seconda cornice degli invidiosi, da Guido del Duca (Purgatorio XIV, 37-66). Purgatorio Marco Lombardo 423

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato