La Divina Commedia

370 Canto VII Dopo l invettiva sull Italia con cui si è concluso il canto precedente, il racconto riprende ora con tono tranquillo. La prima parte del canto VII è occupata dal colloquio tra Sordello e Virgilio: il primo celebra l eccellenza del poeta latino, mentre il secondo esprime dolore nel ricordare che la sua dimora eterna, il Limbo, è priva di sofferenza ma anche di speranza. (vv. 1-63) Virgilio e Sordello 1-9 Dopo che i festosi saluti (tra Virgilio e Sordello, VI, 75) furono ripetuti più volte, Sordello si ricompose e chiese: «Chi siete voi? . «Prima che le anime benedette fossero indirizzate a questa montagna le mie ossa furono sepolte per ordine di Ottaviano Augusto (cioè, io sono vissuto prima del sacrificio di Cristo, che aprì ai beati le porte del cielo). Io sono Virgilio, e ho perduto la salvezza (il cielo) per nessun altra colpa che per non aver avuto fede . Così rispose allora la mia guida. 10-19 Come colui che si meraviglia per un improvvisa (sùbita) apparizione, e non sa se credere a se stesso, dicendo «è vero... non è vero... , così parve Sordello (colui); poi chinò lo sguardo, e umilmente si avvicinò a Virgilio, e lo abbracciò nel modo in cui suole farlo chi è inferiore per dignità (là ve l minor s appiglia). «Oh gloria di noi tutti Latini , disse, «grazie alla quale la nostra lingua dimostrò la propria potenza espressiva, o vanto eterno della mia città natale (Mantova), quale mio merito o quale grazia divina mi concede di vederti? 20-39 Se io sono degno di ascoltare le tue parole, dimmi se vieni dall Inferno, e da quale cerchio . «Sono giunto qui , gli rispose Virgilio, «dopo aver attraversato tutti i cerchi del regno doloroso; la virtù divina mi ha guidato, e mi accompagna. Non per quello che ho fatto, ma per quello che non ho fatto (cioè, per non aver avuto fede) ho perduto la salvezza cui tu aspiri, e che io conosciuto troppo tardi (dopo la morte). Laggiù vi è un luogo (il Limbo) non oppresso dai tormenti ma solo dall oscurità (cioè, dall assenza della Grazia divina), dove i lamenti non sono grida di dolore ma sospiri. Qui io risiedo con i bambini innocenti, che furono presi dal morso della morte prima che fossero purificati (essenti) dal peccato originale (cioè, prima che venissero battezzati); qui io dimoro con coloro che non praticarono le tre virtù sante (fede, speranza e carità), e che senza alcun peccato conobbero e seguirono le altre (quelle morali e intellettuali). Ma se tu sai e ti è permesso, dacci qualche indicazione su come trovare la via più breve per la porta del Purgatorio . 40-48 Sordello rispose: «Non ci è stata assegnata una sede fissa, quindi mi è concesso muovermi; fin dove posso avanzare (non oltre, cioè, la soglia del Purgatorio), mi accompagno a te. Nella seconda parte vi è una ripresa del tema politico, svolto attraverso la rassegna dei sovrani europei della generazione precedente a Dante. Attraverso le parole di Sordello (autore, in vita, di un Compianto contenente duri rimproveri a re e signori del tempo), Dante-autore denuncia le misere condizioni dei regni cristiani, simbolicamente rappresentate dall amarezza con cui i sovrani deplorano l inettitudine dei loro discendenti. Poscia che l accoglienze oneste e liete furo iterate tre e quattro volte, 3 Sordel si trasse, e disse: «Voi, chi siete? . «Anzi che a questo monte fosser volte l anime degne di salire a Dio, 6 fur l ossa mie per Ottavian sepolte. Io son Virgilio; e per null altro rio lo ciel perdei che per non aver fé . 9 Così rispuose allora il duca mio. Qual è colui che cosa innanzi sé sùbita vede ond e si maraviglia, 12 che crede e non, dicendo «Ella è non è , tal parve quelli; e poi chinò le ciglia, e umilmente ritornò ver lui, 15 e abbracciòl là ve l minor s appiglia. «O gloria di Latin , disse, «per cui mostrò ciò che potea la lingua nostra, 18 o pregio etterno del loco ond io fui, qual merito o qual grazia mi ti mostra? S io son d udir le tue parole degno, 21 dimmi se vien d inferno, e di qual chiostra . «Per tutt i cerchi del dolente regno , rispuose lui, «son io di qua venuto; 24 virtù del ciel mi mosse, e con lei vegno. Non per far, ma per non fare ho perduto a veder l alto Sol che tu disiri 27 e che fu tardi per me conosciuto. Luogo è là giù non tristo di martìri, ma di tenebre solo, ove i lamenti 30 non suonan come guai, ma son sospiri. Quivi sto io coi pargoli innocenti dai denti morsi de la morte avante 33 che fosser da l umana colpa essenti; quivi sto io con quei che le tre sante virtù non si vestiro, e sanza vizio 36 conobber l altre e seguir tutte quante. Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio dà noi per che venir possiam più tosto 39 là dove purgatorio ha dritto inizio . Rispuose: «Loco certo non c è posto; licito m è andar suso e intorno; 42 per quanto ir posso, a guida mi t accosto.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato