Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione Per approfondire Il canto della gentilezza L atmosfera del movimento La dolcezza di Pia Motivo dominante del Purgatorio è il desiderio delle anime di essere aiutate dalle preghiere dei vivi nel loro cammino penitenziale. Nella parte iniziale del canto, due similitudini fuse in una (hanno in comune il soggetto vapori, il verbo fender e il complemento di tempo d agosto, vv. 37-40) comunicano l idea della rapidità dei messaggeri ritornati nella schiera a riferire della presenza di un vivo, il cui corpo è visibile nella luce naturale del Purgatorio. I verbi di movimento in rapida successione (tornasser, giunti, dier volta, vv. 40-41) evidenziano la sorpresa delle anime, la loro ansia di essere ricordate e di sollecitare suffragi (venian gridando, v. 48). Gridare non è consueto in questa Cantica, dove si parla con pacatezza o si sorride; anche la richiesta di essere riconosciute e ascoltate (Guarda s alcun di noi unqua vedesti, / sì che di lui di là novella porti: / deh, perché vai? deh, perché non t arresti?, vv. 49-51), più accentuata che in altre schiere del Purgatorio, anticipa l atmosfera drammatica e violenta (la morte improvvisa, il pentimento dell ultima ora di cui nulla si sa tra i vivi, la violazione del corpo). Pia non conosce il motivo della propria uccisione, lo evidenzia velatamente (salsi), ma non accusa né condanna il marito. una donna tenera e fragile, i cui silenzi esprimono più delle parole, il tutto condensato in sette versi che creano la figura femminile più dolce e soave della Commedia. «Pia risulta; piuttosto che costruita sulla cronaca, modulata su uno spartito musicale sin dal suo apparire, nelle cadenze suggestive del Deh quando e del ricorditi. Nell autopresentazione i nudi dati anagrafici cadono con lo stesso strano ritmo di canto, stemperandosi poeticamente in allusivo suggerimento: la voce evoca, non narra . (Pasquini-Quaglio) Il tema del distacco violento dal corpo In questi spiriti negligenti, confortati dalla misericordia divina nei confronti del loro pentimento tardivo, ma sincero, si accentua il desiderio della unità tra corpo e anima. Il corpo, non solo involucro esteriore, ma elemento essenziale dell unità della persona nell attesa cristiana della resurrezione, diventa protagonista del racconto di un uomo politico, di un guerriero e di una giovane donna. La frequenza del pronome di prima persona, del nome proprio e dei luoghi sottolinea la concreta esistenza di questi tre personaggi, vittime della violenza nella società comunale e signorile del Duecento. Jacopo rievoca gli ultimi istanti della sua vita, l ansia della fuga attraverso il canneto, diventato una trappola (s io fosse fuggito in ver la Mira), i particolari cruenti delle ferite sul proprio corpo. Buonconte ricorda il momento della morte (caddi, e rimase la mia carne sola), la contesa tra l angelo e il diavolo, la tempesta scatenata dalle forze demoniache (inutile vendetta per il pentimento estremo che ha sancito la salvezza della sua anima), il corpo trascinato e straziato dal fiume. Pia avanza una delicata richiesta di preghiere (ricorditi di me) che abbrevieranno il suo tempo di attesa nell Antipurgatorio e generosamente, prima di chiedere, si preoccupa che il pellegrino Dante, tornato nel mondo, si riposi per la stanchezza del lungo viaggio (e riposato de la lunga via); poi ricorda senza risentimento, non il marito omicida, ma la dolcezza del fidanzamento e del matrimonio. Alternanza di registri linguistici e ritmo narrativo Il tono medio nasce dall alternanza dei registri linguistici e del ritmo narrativo. Nel racconto di Jacopo accanto al lessico cortese-cavalleresco (che tu mi sie di tuoi prieghi cortese, v. 70) compare il tono crudo e popolaresco (a li Antenori, quel da Esti, la Mira, Or aco, l braco, le cannucce). Il ritmo della terzina (vv. 82-84), spezzato dall enjambement (la frase inizia in un verso e continua nel successivo), suggerisce l affanno della corsa; il ripetersi della -e prepara l immagine del sangue che scorre via con la vita stessa. Al ritmo epico-drammatico dell episodio di Buonconte (Quivi perdei la vista e la parola; / nel nome di Maria fini ) segue il tono malinconico di Pia e del suo desiderio di purificazione (ricorditi di me, che son la Pia). Le indicazioni geografiche aprono e chiudono l endecasillabo (Siena... Maremma, v. 134) e i due emistichi del verso hanno una particolare costruzione a chiasmo: agli estremi Siena (la nascita) e Maremma (la morte), che i due verbi mi fé, disfecemi accostano e allontanano nello stesso tempo. Il lessico prezioso e raro ( nnanellata, disposando, gemma) addolcisce anche il pungente salsi colui, «lo sa bene colui . Miniatura di La Filosofia che tiene in mano le sfere celesti, dal De civitate Dei di Sant Agostino, ultima metà del 15mo secolo. Purgatorio Pia de Tolomei 351

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato